venerdì 27 gennaio 2012

Recensione: Ghost Hound

GHOST HOUND
Titolo originale: Shinreigari
Regia: Ryutaro Nakamura
Soggetto: Masamune Shirow
Sceneggiatura: Chiaki J. Konaka
Character Design: Masamune Shirow (originale), Mariko Oka
Musiche: TENG
Studio: Production I.G
Formato: serie televisiva di 22 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 2007 - 2008

 
Rapito quand’era bambino, Taro, ormai in piena adolescenza, porta ancora addosso i segni di quei terribili momenti: sopravvissuto per miracolo ai giorni di prigionia, non riesce infatti a dimenticare la sorte toccata invece alla sorella, morta di stenti accanto a lui, e gli incubi lo tormentano ogni notte. Quando prova a registrarli su nastro, si rende conto che può proiettare la propria mente in un mondo spirituale sovrapposto al nostro, nel quale è libero di volare e mutare forma. Anche due suoi compagni di classe, l’esuberante Masayuki e l’introverso Makoto, scoprono di possedere tale potere, e insieme inizieranno a esplorare questo universo, non sapendo cosa stia per accadere su entrambe le realtà.

Potrebbe sembrare strano che, con una simile sinossi, il soggetto sia opera del cyberpunk-god Shirow Masamune (scritto addirittura nel 1987, insieme all'abozzo grafico dei personaggi), ma per quanto Ghost Hound, anime che ha festeggiato nel 2007 il ventennale della Production I.G, si addentri effettivamente in territori lontani dalla complessità tecnologica tipica dei vari Ghost in the Shell e Appleseed, è un piacere scoprire come il tocco cervellotico di Masamune sia ben visibile in più di una porzione di storia, mostrando quanto la perfezione della sceneggiatura di Chiaki J. Konaka e la splendida regia di Ryutaro Nakamura possano fare la differenza nonostante spunti di partenza in fondo non propriamente stuzzicanti. È proprio il disegno visivo del regista di Serial Experiments Lain (1998) a offrire forse il lato più interessante di Ghost Hound: più attento a una costruzione sonora capace di inquietare rispetto a una più classica atmosfera opprimente, Nakamura riesce a incutere timore percettivo attraverso rumori, distorsioni e voci filtrate portate all’eccesso (ne è un esempio la genialata di storpiare le voci dei protagonisti durante i riepiloghi degli episodi precedenti) nonostante la scelta cromatica spensierata e soprattutto il chara design, estremamente semplice, addirittura infantile. La progressione narrativa, lenta, minimale e cauta (basti pensare ai cinque minuti di silenzio con cui inizia il primo episodio) viene quindi squarciata da boati, gorgoglii, versi gutturali, che più di una volta fanno salire un vero brivido sulla schiena.


Perché Ghost Hound, pur facendo di tutto per non esserlo concretamente, è comunque un’opera horror, e non sono pochi i momenti di sincero orrore e di sinistro fascino (il fantasma dell’assassino che compie in continuazione le stesse mosse, il “rapimento” dello psicologo, la faccenda legata al misterioso cadavere ritrovato nel bosco) che scombussolano una trama a suo modo bizzarra e poco definibile, che abbraccia nanotecnologia, esperimenti biologici e robotica, ma anche spiritismo, tradizioni e folklore tipicamente orientali, il tutto in una cornice strampalata dove i tre ragazzi protagonisti possono astrarsi nella buffa forma di omini trasparenti ma con il sedere rosa, e viaggiano spiando amici e conoscenti e intrufolandosi in faccende altrui sempre più grandi e ambiguamente connesse tra loro. A fronte di una meccanica narrativa esemplare, con una sceneggiatura che si ramifica gradualmente imbrigliandosi in una tortuosità sempre maggiore ma tenuta a bada da un preciso sguardo d’insieme, non sorprende che Ghost Hound si focalizzi sui molti personaggi che man mano incroceranno le strade di Taro, Masayuki e Makoto: l’introspezione psicologica è attenta e mai banale, frutto di un lavoro maturo nelle caratterizzazioni che permette un buon dispiego di credibili tragedie interori e sensibili drammi di vario tipo. Dalla rabbia di Makoto che verrà giustificata strada facendo all’assurdo e terribile rapporto tra Masayuki e i genitori, passando per l’erotismo sprigionato dalla dottoressa Reika e la convivenza tra la piccola sacerdotessa Miyako e il suo giovane papà, la varietà di situazioni offerta è tanta, sempre interessante e insolita, in un crescendo di intrecci psicologici che ricadono pesantemente anche sulla trama generale (pensiamo soltanto a cosa rischia il corpo astrale di Masayuki quando gli ormoni sballano e lo portano in camera di Reika).

Abbiamo quindi a che fare con un’opera che vuole sottolineare con intelligenza alcune tra le ferite sociali che danneggiano il Giappone (la famiglia in primis, con vari ruoli di padre e di madre, ma anche il problema delle sette) e che interrogano da sempre il mondo intero (l’ormai classica “lotta” religione vs scienza), fornendo tutto fuorché risposte ma analizzando, ipotizzando, teorizzando: non dev’essere infatti una sorpresa il finale aperto e brusco, che invece di risolvere i molti quesiti nati lungo le 22 puntate preferisce non dare precisa soluzione, lasciando nell’incertezza distorta che permea l’intera serie.


Non è chiaramente un’opera per tutti, soprattutto da un punto di vista visivo Ghost Hound rischia infatti di essere ostico a causa della stranezza dei primi episodi e della lentezza generale, ma è uno di quei lavori autoriali e introspettivi da premiare per l’originalità dei temi e per la padronanza dei mezzi nel trattarli.

Voto: 8 su 10

5 commenti:

OMEGA_BAHAMUT ha detto...

Ottima recensione, che sottoscrivo a piene mani, sopattutto per quanto riguarda la costruzione percettiva che viene tirata su nel corso dell'opera (e soprattutto sembrerà strano, ma l'intermezzo nel quale compare il nome ed il logo della serie a volte da i brividi)!

Una piccola perla, conosciuta purtroppo ma poche persone, forse soprattutto a causa dell'appeal grafico. Meritevolissima

Ps: nota a margine, ti ho assegnato un premio come blogger meritevole sul mio ^^

Jacopo Mistè ha detto...

Gentilissimo Omega, ti ringrazio! C'è però un ma grande come una casa: i miei blog di riferimento non sono tantissimi, e sono proprio il tuo e quello di Prevalentemente anime e manga :D

Vanno bene doppie nomination? :D

OMEGA_BAHAMUT ha detto...

Per carità, finiremmo in un loop infinito, anche perchè io me li sono sparati praticamente tutti a questo giro i blog che seguo davvero XDDD (a parte un'altro che appunto era già stato nominato XD)

Jacopo Mistè ha detto...

Cacchio, allora mi limito a farti sapere qui che inserisco anche il tuo nella lista XD

Simone Corà ha detto...

Grazie Omega! :D

Serie bellissima, sono stato rapito fin dal primo episodio nonostante il look grafico e la stranezza iniziale facciano di tutto per scoraggiare gli spettatori. C'è però un'atmosfera incredibile e una capacità di giocare con i generi davvero lodevole. Inoltre, l'introspezione psicologica è sempre attenta e credibile, molto profondo. :)

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