giovedì 16 febbraio 2012

Recensione: Hetalia Axis Powers

HETALIA AXIS POWERS
Titolo originale: Hetalia Axis Powers
Regia: Bob Shirohata
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Hidekaz Himaruya)
Sceneggiatura: Takuya Hiramitsu
Character Design: Masaaki Kannan
Studio: Studio DEEN
Formato: serie ONA di 52 episodi (durata ep. 5 min. circa)
Anni di trasmissione: 2009 - 2010


Ogni anno il Giappone conosce la classica serie animata dal successo planetario, un anime di tendenza (per disegni, personaggi, tematiche trattate etc.) tale da diventare famosissimo fin da subito anche nel resto del mondo, per meriti che spesso esulano dalla sua qualità finale. È il caso di Death Note e La malinconia di Haruhi Suzumiya nel 2006, di Vampire Knight nel 2008, di Naruto da sempre... per poi arrivare nel 2009 a Hetalia Axis Powers, successone commerciale praticamente costruito a tavolino ancor prima della sua trasmissione. Partorito originariamente sotto forma di manga (arrivato anche in Italia per J-Pop) dal folle Hidekaz Himaruya, Hetalia coltiva il suo suo successo nell'idea - geniale, bisogna ammetterlo - di rapidi sketch comici aventi come protagonisti tutti gli Stati del mondo, umanizzati e prestati a venire presi in giro seguendo i più noti stereotipi nazionali (Francia è un latin lover amante del vino, Giappone un samurai ossequioso, Germania fusto forte e risoluto, Canada timidissimo e incolore etc.), in cui i loro legami d'amicizia, amore e antipatia ritraggono ovviamente le rispettive condotte in politica estera. Si tratta sicuramente di un'opera dal gran potenziale, ma, come si vedrà, peccherà nella realizzazione, non impedendole comunque di ottenere un successo pressoché enorme e internazionale grazie all'idea di fondo, al modaiolo chara design di stampo moe e, sicuramente, al nugolo di polemiche che ne accompagneranno la trasmissione accrescendone la popolarità (in questo caso le associazioni coreane che, prima ancora del primo episodio televisivo, chiedono e ottengono la cancellazione della serie dai palinsesti giapponesi preventivando chissà quale presa in giro nei loro confronti - questo il motivo per cui Hetalia uscirà nel solo circuito web).

Al di là dei difetti vari che poi si vedranno, comunque, Hetalia dimostra certamente una personalità. Demoralizza per un italiano vedere il suo Paese così vilipeso e umiliato da dare addirittura il titolo alla serie (gioco di parole giapponesi tra Italia e hetare, "inutile"), ma se è così che il mondo lo vede è giusto sia così, e  bisogna ammettere che fantasia delle ricostruzioni storiche e nelle prese in giro non manca, l'autore dimostra sagacia nel tratteggiare questa bizzarra rivisitazione comica dello scenario politico internazionale post-WWII (per quanto la parodia sia molto sopra le righe e non contempli riferimenti a momenti cupi come Shoah, fascismo etc.). Diversi sono i momenti in cui si sogghigna genuinamente di fronte alla dissacrazione operata da Hidekaz, come il povero Sealand che non viene minimamente filato da nessun stato in quanto mai ufficialmente riconosciuto, la tenera storia d'amore tra Svizzera e Liechstenstein, Germania che di punto in bianco diventa amicone di Russia (il Patto Molotov-Von Ribbertrop), i ricordi d'infanzia dei piccoli Italia e Sacro Romano Impero, gli amici del cuore di Russia (Estonia, Lettonia, Lituania) che un giorno abbandonano la loro casa chiamata Unione Sovietica, le liti bambinesche tra Francia e Inghilterra per stabilire chi è il vero fratello di America etc.


I momenti migliori li offrono, stranamente, più i comprimari che i protagonisti: se Italia è irritante nel suo ripetere all'infinito "pasta! pasta!" e Giappone non fa ridere nella sua estrema formalità, molto più divertenti a questo proposito sono i battibecchi tra Inghilterra, Francia, Russia e i tanti piccoli staterelli (stranamente assente Portogallo) che ruotano loro intorno, complici di gag più intelligenti e azzeccate del ripetersi infinito di Italia che issa bandiera bianca per qualsiasi cosa e Germania che s'incazza per la caratura debole del compagno. Promossa anche la spettacolare ending Marukaite Chikyuu, divertente brano a cui danno voce tutti gli Stati, uno per volta, proponendo variazione a testi e arrangiamento in linea con la loro storica tradizione musicale, così come falsi documentari che ritraggono, sempre con l'ausilio dei personaggi, l'evoluzione dell'Europa e dei Paesi del mondo. Le note felici terminano però qui. Il resto, più che risate, significa, tristemente, una noia pressoché mortale.

Troppi episodi, 52 (per quanto di durata minimale, 5 minuti scarsi), per sopportare un umorismo generalmente grossolano, facilotto, stupidamente infantile che basa sua comicità su espressioni facciali più moe possibile del suo variegato cast di Paesi. Le gag veramente intelligenti sono poche e si accumulano sopratutto nella parte finale. Per la maggior parte della sua durata Hetalia significa invece sketch noiosi, tremendamente noiosi, basati sul nonsense, su facce buffe, e stupide, indecenti e ruffiane strizzatine d'occhio yaoi per un pubblico femminile e fujoshi. Tutti elementi che faticano a strappare il più elementare sorriso, rendendo la visione, per gran parte della sua durata, pesante come un macigno, spesso addirittura mortificante e umiliante. Non aiutano a sopportare l'opera neanche le animazioni semi-inesistenti, con l'aspetto tecnico e grafico che si basa unicamente su semplici riquadri in cui i personaggi parlano e ogni tanto si muovono. Riproduzione perfetta delle vignette del manga e del loro senso del ritmo, ma rimane un artifizio per mascherare, spudoratamente, un budget ectoplasmatico come spesso accade alle produzioni di Studio DEEN. Si arriva così, in fondo a Hetalia, più felici di averlo concluso che visto: apprezzandone le idee e qualche riuscito siparietto, certo, ma pensando anche a quanta fatica, quanta malinconia ha comportato arrivare alla fine.


A suo modo Hetalia ha della sua la geniale forza dello spunto, ma sicuramente a livello di sceneggiatura si doveva fare tantissimo di più. Agli atti verrà ricordata come una serie ONA dalla notevoli potenzialità, che rimangono però inespresse visto il livello quasi becero delle gag noiose che la attanagliano (almeno per un buon 65%). Difetti che magari saranno stati limati nella successiva World Series, ma chi scrive dubita darà mai al brand l'occasione di riabilitarsi ai suoi occhi. A questo punto, mille volte meglio le nostrane Sturmtruppen.

Voto: 6 su 10

SEQUEL
Hetalia World Series (2010-2011; ona)
Hetalia Axis Powers: Paint it, White! (2010; film)
Hetalia: The Beautiful World (2013; tv)

7 commenti:

Acalia Fenders ha detto...

Ad Hetalia avevo dedicato un lungo post (lungo perchè ci ho messo un'esagerazione di tempo a scriverlo).
A me personalmente la serie è piaciuta perchè trovo che alla fine è esattamente quello che si prefigge di essere, ovvero una storiella allegra e senza troppo pretese.

L'idea degli stati umanizzati è proprio carina, però trovo che renda al massimo nel formato cartaceo del manga. Mentre guardare i mini-episodi della serie alla fine non dà molta soddisfazione il volume del manga è più concreto, dato che racchiude le storie in cicli. Io gli darei un voto leggermente più alto per la buona idea di partenza e lo sforzo di ricerca di usi e costumi stranieri che ha fatto l'autore (pur essendo quanto di più lontano ci possa essere da un trattato storico nel manga ci sono un sacco di informazioni) ^^

PS Spagna c'è, è un tipo pigro e fancazzista (Portogallo invece non mi sovviene) ^^

Jacopo Mistè ha detto...

Ho letto la tua rece. Complimenti, è molto approfondita! Discordo però con la frase "animazioni fluide": vabbè che l'anime l'ho visto alla sua trasmissione originale e potrei ricordare male, ma ho ricordi che le animazioni era quasi come se non esistessero, erano più sporadici frame animati che altro...

In compenso però l'ho trovato a tratti pesantissimo (anche se ogni ep dura 5 minuti), sopratutto nella prima parte. Nulla a che vedere con le polemiche, sul bishounen etc... semplicemente umoristicamente non l'ho trovato così graffiante e divertente come mi aspettavo. Per questo, da parte mia, visione originalissima ma non ben sviluppata, si ride qua e là ma non riuscirei mai a darle più di una sufficienza ;)

PS Da quello che avevo capito io "hetare" in giapponese vuol dire "inutile", non "maledestro". Per questo da queste parti (qui in Italia intendo) ci sono moltissimi che odiano visceralmente l'opera perchè nel suo gioco di parole ci dà degli inutili (che poi la cosa, in ambito internazionale e storico, sia anche vera a loro non interessa...).

Jacopo Mistè ha detto...

Ah ancora un PS: sicura Spagna appare anche in questa prima serie e non nel World Series?

Acalia Fenders ha detto...

Effettivamente quell' "animazioni fluide" è un po' regalato, vado a correggere (non volevo essere troppo cattiva XD).

Hetare può essere tradotto sia come goffo, maldestro che come inutile. L'informazione l'ho trovata nella traduzione del manga e l'ho presa per buona. Ho scelto questa versione proprio perchè un po' più leggera, proprio per via della folla di heater che questa serie si porta dietro ^^

La Word Series non l'ho vista per cui direi che Spagna c'è nella prima serie, mi pare di ricordarlo anche animato, anche se fa solo qualche piccola comparsa qua e là. Sicuramente c'era in un puntata in cui facevano la fila al supermercato ^^

Personalmente ritengo che il manga sia superiore, visto che evita delle ripetizioni (per esempio Italia non dice in continuo Pasta, l'avrà detto sì e no due volte) e, nonostante la forma a yonkoma, riesce a racchiudere le storie in dei capitoli conclusivi ^^

Jacopo Mistè ha detto...

Ok, grazie allora per avermi fatto notare la svista su Spagna, ora correggo ;)

Federico II di Svevia ha detto...

Mi dispiace ma devo discordare con l'ultima affermazione sull'inutilità dell'Italia a livello internazionale e storico. Soprattutto a livello storico.
Il non essere mai stati una grande super potenza non implica l'essere completamente trascurabili agli occhi del pianeta, né giustifica l'essere rappresentati da un ragazzetto completamente stupido (ai limiti del ritardato), frignone, fastidioso e senza alcuna caratteristica positiva a parte il "saper disegnare" (deprimente umiliazione inflitta al nostro glorioso Rinascimento da un giapponese fondamentalmente ignorante).
I grandi della nostra storia hanno contribuito significativamente alla costruzione della storia globale, specie nel campo economico (l'invenzione delle banche), politico (Machiavelli), artistico (camionate di pittori, scultori e architetti), tecnologico e scientifico (Galileo, Leonardo, Enrico Fermi, Ettore Majorana, Giulio Natta), musicale (tonnellate di musicisti, senza contare l'imperare della lingua italiana nel linguaggio musicale), persino il galateo viene dall'Italia, con buona pace di Giappone e dei suoi sciocchi formalismi.
Sapere che l'Italia ha dato tutto ciò e molto altro al mondo, e veder riassumere tutto da un patetico ragazzino imbecille causa quindi tanto sdegno quanto il vedere che gli italiani si trovano pienamente d'accordo con questa rappresentazione idiota e facilona del nostro paese.

E tra l'altro, Himaruya e la sua tanto decantata sagacia potevano anche farlo un briciolo di sforzo in più per distinguere Roma da Firenze (l'anima trabocca di scene in cui Firenze viene scambiata ripetutamente per Roma... Persino da Impero Romano stesso, altro pesante insulto all'Italia come all'Occidente intero.).

Sam ha detto...

Ma perché gli italiani odiano Heitalia solo perché ci mostra come gente inutile che non sa fare nulla di buono ?
Purtroppo è la verità, per quanto mi dispiaccia ammetterlo.
Gli italiani devono smetterla di credersi i migliori del Mondo anche se nel concreto non combinano più nulla di rilevante da secoli ( e il nostro Paese che va sempre più a rotoli lo dimostra).
Dovrebbero imparare dai nipponici, che quando si sono resi conto, dopo secoli di isolazionismo, di essere indietro all' Occidente sul piano scientifico /medico/sociale , si sono alzati le maniche e dopo decenni di duro lavoro, lo hanno raggiunto e superato .
Ma noi noo, continuiamo a lamentarci nella nostra sempre più piccola italietta ( che sempre più abbandonano).

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