MOBILE SUIT GUNDAM
Titolo originale: Kidō Senshi Gundam
Regia: Yoshiyuki Tomino
Soggetto: Hajime Yatate, Yoshiyuki Tomino
Sceneggiatura: Hiroyuki Hoshiyama, Yoshihisa Araki, Masaru Yamamoto, Kenichi Matsuzaki, Yoshiyuki Tomino
Character Design: Yoshikazu Yasuhiko
Mechanical Design: Kunio Okawara
Musiche: Yuji Matsuyama, Takeo Watanabe
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 43 episodi (durata ep. 22 min. circa)
Anni di trasmissione: 1979 - 1980
Disponibilità: edizione italiana in DVD & Blu-ray a cura di Dynit
Regia: Yoshiyuki Tomino
Soggetto: Hajime Yatate, Yoshiyuki Tomino
Sceneggiatura: Hiroyuki Hoshiyama, Yoshihisa Araki, Masaru Yamamoto, Kenichi Matsuzaki, Yoshiyuki Tomino
Character Design: Yoshikazu Yasuhiko
Mechanical Design: Kunio Okawara
Musiche: Yuji Matsuyama, Takeo Watanabe
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 43 episodi (durata ep. 22 min. circa)
Anni di trasmissione: 1979 - 1980
Disponibilità: edizione italiana in DVD & Blu-ray a cura di Dynit
Era Spaziale, fine dell'anno 0079. Sono passati dodici mesi da quando Side 3, la colonia spaziale più lontana della Terra, dopo essersi ribattezzata Principato di Zeon ha dato inizio a una guerra d’indipendenza contro la Federazione Terrestre. I zeoniani sembrano ormai sul punto di vincere grazie alla superiorità tecnologica rappresentata dai loro temibili Zaku, ma qualcosa sta per cambiare: su Side 7 i federali pongono le ultime speranze di vittoria in una nuova linea di Mobile Suit, a cui fa capo il potente prototipo RX-78-2 Gundam. Attaccata dalle forze di Zeon sulla colonia, la Federazione affida il Gundam al civile Amuro Ray e all’equipaggio militare dell'astronave White Base, composto da personale inesperto e improvvisato (perlopiù amici/coetanei del ragazzo), con il compito di scortare il rivoluzionario robot fino al quartier generale di Jaburo, da dove sarà poi avviata la sua produzione di massa. Il loro viaggio sarà, però, irto di ostacoli e di battaglie, in special modo contro l’asso di Zeon, Char Aznable, la Cometa Rossa, misterioso ufficiale che nasconde la sua identità dietro una maschera.
L'uscita in DVD ha finalmente permesso di godere nel migliore dei modi della serie animata di culto creata nel 1979 da Yoshiyuki Tomino, donandole una visibilità finora mai garantita dai confusi passaggi televisivi: forse la verità è che Mobile Suit Gundam ancora oggi risulta un cartoon troppo avanti rispetto agli standard settati dalle programmazioni impazzite del piccolo schermo italiano, per la ricchezza dei suoi contenuti e per la fitta continuity che rende ogni episodio un piccolo tassello di una storia più grande e perfettamente compatta (nelle intenzioni originarie di Tomino non a caso si nascondeva il desiderio di realizzare un film dal vero). Di più: Gundam è avanti anche rispetto alle aspettative dell’anime-fan medio, troppo spesso attento a classificazioni e a divisioni fra “tominiani” e non, e che per questo nel tempo si è preoccupato soprattutto di evidenziare la netta cesura che la storia marca rispetto alle serie robotiche classiche alla Mazinger Z (1972). Lo scenario stavolta è realistico e credibile poiché viene meno tanto l’elemento extraterrestre quanto il classico nemico che riverbera gli spettri della mutazione corporea (pensiamo ai cyborg mikenei di Great Mazinger, 1974), quanto un intreccio che affonda le radici nella Storia e nel Mito (il regno Jamatai di Jeeg robot d'acciaio o l’Impero dei dinosauri di Getter Robot). Allo stesso modo il robot (ribattezzato “Mobile Suit”, armatura mobile) è un modello costruito in serie all’interno di un contesto bellico dove vediamo le due parti in causa (la Terra e le colonie orbitanti) impegnate nella realizzazione di modelli sempre più potenti per la vittoria (quindi niente Istituti di ricerca sull’Energia Fotoatomica, Fortezze delle Scienze o laboratori privati di vario genere): il pilota quando combatte ha a disposizione un numero di colpi limitato, poche armi e un libro di istruzioni per capire quali sono i comandi. Tutto molto credibile insomma.
In realtà, se adottiamo una prospettiva più distaccata è facile rendersi conto di come Tomino, pur negando molte delle regole care al genere classico dei Super Robot, nello stesso tempo ne riutilizzi e ne affermi nuovamente molti cliché: ecco dunque che la White Base viene a porsi come moderna variante dei laboratori classici, o che il Gundam è comunque un robot di livello superiore dotato di una corazza inscalfibile e di prestazioni che lo elevano di parecchio dai modelli concorrenti, rendendolo unico e quindi non serializzato. E allo stesso tempo alcune delle sue armi (come le Spade Laser) sono tutt’altro che “credibili” se analizzate da un contesto scientifico. Inoltre, sebbene la vicenda rispetti la continuity, il Gundam è costretto ad affrontare una battaglia in ogni episodio, rispettando quindi la regola principale del genere robotico e non facendo venir meno spettacolo e tensione. Il discorso quindi non deve focalizzarsi troppo sulle regole o sugli schematismi narrativi perché l’originalità non è il fine della storia e il lavoro di Tomino ha ben poco di autocelebrativo o referenziale: l’obiettivo finale è infatti quello di prendere lentamente per mano lo spettatore guidandolo verso derive inaspettate, allo scopo di aprire una via che poi saranno altri (pensiamo alla saga aperta nel 1982 da Fortezza Super Dimensionale Macross) a completare per condurre il genere verso nuove coordinate.
D’altronde non si può pretendere che Tomino non abbia ossequiato alcuni modelli, come la saga di Star Wars (nonostante il regista abbia dichiarato il contrario, i debiti verso Luke Skywalker e soci sono troppo evidenti per poter essere smentiti), ma soprattutto è importante notare come abbia tentato di scardinare in modo progressivo la centralità del robot per imbastire un racconto dalla qualità squisitamente umana. In questo senso Mobile Suit Gundam applica alla saga di fantascienza un impianto tipico della soap opera o del feuilleton, mostrandoci protagonisti che imparano a crescere fra mille difficoltà, facendo i conti con le prime pulsioni amorose (pensiamo al commovente arco narrativo che vede coinvolti Amuro e Matilda, oppure a quello di Garma Zabi e Icelina), e i loro destini risultano a volte invischiati in complesse trame familiari che preludono a tragiche conclusioni (esemplare in questo senso il personaggio di Char).
Il vero snodo fondamentale è quindi dato dall’introduzione dei Newtype, super-individui che costituiscono la vera chiave per l’affrancamento dell’uomo dal suo robot (è infatti in quel momento che le prestazioni del Gundam diventano “lente” rispetto alla maturazione cui è raggiunto Amuro) e che perciò riafferma, insieme al messaggio di speranza per il destino dei popoli in lotta, anche la centralità dell’essere umano come creatura superiore: concetto da non intendersi secondo le interpretazioni più aberranti delle dottrine nietzschiane, e infatti sono i miseri umani di Zeon a fare proprie le teorie superomiste più radicali, diventando tragico spettro del nazismo. Viceversa siamo invece più vicini a uno spiritualismo di marca comunque laica e non strettamente religiosa, che ricerca nella realtà quotidiana alcune figure-guida che possano fornire un messaggio di conciliazione e pace (e anche in questo caso si può tracciare un altro parallelo con Star Wars e i Cavalieri Jedi). Il destino dei robot, insomma, è ormai segnato e trattandosi di un’opera di fantascienza, la reale sostanza iconoclastica del lavoro di Tomino risulta davvero significativa.
Voto: 9 su 10
Nel 1979 il regista Yoshiyuki Tomino fornisce uno scossone epocale al modo di raccontare una storia robotica in televisione. Se prima di quell'anno Planet Robot Danguard Ace (1977), L'invincibile Zambot 3 (id.) e le varie serie di Saburo Yatsude iniziano a svecchiare il genere dai cliché di tradizione nagaiana, donando maggiori sfumature ai cattivi, trattando in modo più realistico le situazioni e improntando di una timida continuity le storie, i 43 episodi che compongono Mobile Suit Gundam (42 nelle versioni internazionali, compresa quella italiana, per volontà del regista che disconosce ufficialmente il 15esimo) si spingono ben oltre, scolpendo personaggi estremamente umani, curati rapporti interpersonali e uccidendo definitivamente i rituali tokusatsu in favore di una progressione davvero serratissima della trama, che ricama con continuità, tassello dopo tassello, un intero mosaico, al punto che nessuna puntata può essere pienamente apprezzata senza aver visto le altre. Quello che il regista propone nel genere robotico è il primo, storico intreccio in perenne e fondamentale evoluzione, che nel tempo diventerà la norma ma che, a quell'epoca, non si era mai visto prima. Basterebbe solo questo a garantire l'immortalità dell'opera, ma Mobile Suit Gundam sa scavare molto, molto più a fondo, dimostrando anche una brillante eccellenza in maturità e contenuti.
L'intoccabile dualismo Bene/Male, quasi sempre rappresentato nelle serie robotiche da eroi che affrontano ripugnanti antagonisti, è dimenticato: Tomino e lo staff Sunrise raccontano una tragica guerra spaziale di indipendenza, in cui ogni fazione ha i suoi eroi e i suoi vigliacchi e i soldati si affrontano in virtù della propria ideologia. È un universo, quello rappresentato in Gundam, dove non esistono né buoni né cattivi, ma tutti si scontrano in quella zona grigia, a metà strada, dove si uccide per non essere uccisi. L’odissea della White Base, nel suo viaggio spaziale verso la Terra, è un susseguirsi di battaglie e di esperienze drammatiche: l’equipaggio di giovani civili, improvvisatisi soldati, forza i tempi della sua maturazione vivendo perennemente a contatto con morte, distruzione e disciplina militare. Gundam è il racconto delle loro storie di formazione, ma anche di conflitti generazionali: l'eroe Amuro Ray, gracile reietto, otaku ante-litteram, che prima di diventare pilota del Gundam vive chiuso in sé stesso, a trastullarsi con hobby e feticci elettronici che gli fanno dimenticare una vita priva di rapporti sociali e di diffidenza verso il mondo degli adulti, diventerà un uomo a contatto con la drammatica realtà della vita, uscendo dal suo guscio e rappresentando simbolicamente, con la sua crescita, le nuove generazioni che dovranno cambiare il mondo.
Quelle di cui Tomino si fa portavoce sono rivoluzioni concettuali che cambieranno per sempre la faccia dell'animazione (anche se non subito, come si vedrà più avanti), facendo spesso dimenticare anche le innovazioni proprie nel genere di appartenenza. Gundam significa infatti anche un nuovo modo di intendere i robottoni giganti cari alla cultura nipponica: la serie vede nascere l'idea del Robot Realistico, da contrapporre a quello derivazione precedente, rinominato così Super Robot. I mecha di Tomino, chiamati Mobile Suit e fortemente ispirati agli esoscheletri disegnati da Kazutaka Miyatake e Naoyuki Kato nella copertina giapponese del romanzo Fanteria dello spazio (1959) di Robert A. Heinlein1, pur dalle immancabili sembianze umanoidi, sono semplici, banali armi da guerra, alla stregua di un carro armato, prodotte in serie dall'industria bellica ed equipaggiate con un armentario verosimile (niente tornadi, fulmini, raggi termici o altre amenità, ma principalmente fucili, bazooka e granate): come tutti i macchinari, i Mobile Suit sono alimentati da carburante, hanno munizioni contate e si possono danneggiare in battaglia, per questo necessitano quotidianamente di ampie riparazioni ritrovandosi talvolta inservibili. Coerentemente con il realismo e in contrapposizione con i cartoni animati del passato, impensabile che il pilota senta il bisogno di urlare il nome delle armi che usa. Questa ricerca di verosimiglianza si ferma però alla teoria senza trovare completa applicazione nella pratica: le uniche unità realistiche sono quelle del Principato di Zeon, i verdi Zaku, mentre l'eroico Gundam alla fine è un super-prototipo di molto superiore ai suoi avversari, obbligato a vincere sempre per mandare avanti la trama. Questa grossa incoerenza sottolinea giustamente l'ironia di come il "merito" di aver creato il Robor Realistico Tomino non lo senta minimamente suo e anzi, lo faccia arrabbiare2, visto che l'idea deriva più che altro dai produttori, che hanno imposto i soliti robottoni per esigenze "giocattolose" e lui ha dovuto accontentarli, inserendoli e rendendoli sì più verosimili ma solo per adattarli alla sua trama - comunque surreali in una storia di guerra che, fosse stata per lui, si sarebbe combattuta con mezzi più verosimili3.
L'intoccabile dualismo Bene/Male, quasi sempre rappresentato nelle serie robotiche da eroi che affrontano ripugnanti antagonisti, è dimenticato: Tomino e lo staff Sunrise raccontano una tragica guerra spaziale di indipendenza, in cui ogni fazione ha i suoi eroi e i suoi vigliacchi e i soldati si affrontano in virtù della propria ideologia. È un universo, quello rappresentato in Gundam, dove non esistono né buoni né cattivi, ma tutti si scontrano in quella zona grigia, a metà strada, dove si uccide per non essere uccisi. L’odissea della White Base, nel suo viaggio spaziale verso la Terra, è un susseguirsi di battaglie e di esperienze drammatiche: l’equipaggio di giovani civili, improvvisatisi soldati, forza i tempi della sua maturazione vivendo perennemente a contatto con morte, distruzione e disciplina militare. Gundam è il racconto delle loro storie di formazione, ma anche di conflitti generazionali: l'eroe Amuro Ray, gracile reietto, otaku ante-litteram, che prima di diventare pilota del Gundam vive chiuso in sé stesso, a trastullarsi con hobby e feticci elettronici che gli fanno dimenticare una vita priva di rapporti sociali e di diffidenza verso il mondo degli adulti, diventerà un uomo a contatto con la drammatica realtà della vita, uscendo dal suo guscio e rappresentando simbolicamente, con la sua crescita, le nuove generazioni che dovranno cambiare il mondo.
Quelle di cui Tomino si fa portavoce sono rivoluzioni concettuali che cambieranno per sempre la faccia dell'animazione (anche se non subito, come si vedrà più avanti), facendo spesso dimenticare anche le innovazioni proprie nel genere di appartenenza. Gundam significa infatti anche un nuovo modo di intendere i robottoni giganti cari alla cultura nipponica: la serie vede nascere l'idea del Robot Realistico, da contrapporre a quello derivazione precedente, rinominato così Super Robot. I mecha di Tomino, chiamati Mobile Suit e fortemente ispirati agli esoscheletri disegnati da Kazutaka Miyatake e Naoyuki Kato nella copertina giapponese del romanzo Fanteria dello spazio (1959) di Robert A. Heinlein1, pur dalle immancabili sembianze umanoidi, sono semplici, banali armi da guerra, alla stregua di un carro armato, prodotte in serie dall'industria bellica ed equipaggiate con un armentario verosimile (niente tornadi, fulmini, raggi termici o altre amenità, ma principalmente fucili, bazooka e granate): come tutti i macchinari, i Mobile Suit sono alimentati da carburante, hanno munizioni contate e si possono danneggiare in battaglia, per questo necessitano quotidianamente di ampie riparazioni ritrovandosi talvolta inservibili. Coerentemente con il realismo e in contrapposizione con i cartoni animati del passato, impensabile che il pilota senta il bisogno di urlare il nome delle armi che usa. Questa ricerca di verosimiglianza si ferma però alla teoria senza trovare completa applicazione nella pratica: le uniche unità realistiche sono quelle del Principato di Zeon, i verdi Zaku, mentre l'eroico Gundam alla fine è un super-prototipo di molto superiore ai suoi avversari, obbligato a vincere sempre per mandare avanti la trama. Questa grossa incoerenza sottolinea giustamente l'ironia di come il "merito" di aver creato il Robor Realistico Tomino non lo senta minimamente suo e anzi, lo faccia arrabbiare2, visto che l'idea deriva più che altro dai produttori, che hanno imposto i soliti robottoni per esigenze "giocattolose" e lui ha dovuto accontentarli, inserendoli e rendendoli sì più verosimili ma solo per adattarli alla sua trama - comunque surreali in una storia di guerra che, fosse stata per lui, si sarebbe combattuta con mezzi più verosimili3.
Gundam è tutto questo, ma anche di più. È la prima serie animata televisiva a creare un intero universo immaginario (se si esclude, in ambito cinematografico, il primo Star War) con la sua coerenza e le sue regole, dove gigantesche colonie orbitanti nel sistema solare, particelle Minovsky capaci di disturbare gli impulsi dei radar, eserciti dotati di personali rituali politici e date storiche disseminate lungo il corso di una gigantesca, precisa era temporale (la cronistoria precisa è scritta da un giovanissimo Shoji Kawamori e dai suoi amici4, non ancora professionisti), creano un mondo pulsante e privo di contraddizioni; è un’accurata trasposizione, nei rituali (i discorsi simil-nazisti dei gerarchi di Zeon) e nelle tattiche di guerra, della Seconda Guerra Mondiale; una forte critica al militarismo e agli orrori della guerra. Ma soprattutto, nella sua connotazione più importante e riprendendo il discorso toccato poco fa, Gundam non è (riprendendo le parole del suo creatore) e non vuole essere una storia di battaglie spaziali e robottoni, ma, stringando all'essenziale, una storia di comunicazione fra persone, vissuta dagli occhi del giovane protagonista, che, conosciuti diverse realtà e modi di pensare, diventa un adulto5. Anche spogliato delle connotazioni politiche e sociali l'opera ha molto da dire, merito di un dramma avventuroso che, pur semplice, lineare e pieno di artifici letterari degni di un romanzo d’appendice (l'affascinante antieroe mascherato Char Aznable, romantico punto di incontro fra la Maschera di Ferro e il Conte di Montecristo, disegnato volutamente, come il suo predecessore Tony Harken di Danguard Ace, con tratti femminili per avvicinare il pubblico delle ragazze6), è magistralmente sceneggiato e, per i suoi personaggi e l'impianto tragico, risulta, come ogni grande classico, pienamente avvincente anche a un pubblico odierno. Infine, Gundam può ben vantarsi delle sue ottime animazioni, della matura direzione di stampo cinematografico di Tomino (non riuscì a passare l'esame di ammissione per il lavoro nel cinema giapponese7, si rifà in animazione) e dell'espressivo e realistico chara design di stampo pittorico, a cura di Yoshikazu Yasuhiko. Menzione speciale anche per la colonna sonora di Yuji Matsuyama e Takeo Watanabe, puro stile anni '70, piena di motivetti epici e marziali davvero iconici.
Se si vuole cercare il pelo nell’uovo, si possono citare alcuni mecha un po' troppo "giocattolosi" e ancorati a una filosofia infantile (diktat del produttore Clover)8, e le conseguenze che ha la chiusura anticipata della serie: se inizialmente la durata prevista è di 52 episodi, alla fine l'opera è così avveniristica da allontanare il pubblico televisivo e segnalare bassi share (mediamente un 5.3%9) e scarse vendite di giocattoli, portando lo sponsor a togliere fondi e a costringere a un finale molto in anticipo sui tempi10. Questo significa, verso le fasi conclusive, una brusca accelerazione della storia, con gli ultimi avvenimenti e battaglie narrati con una certa fretta. Soprattutto, in questo modo viene a malapena introdotto - e in modo superficiale - il discorso del Newtype, l'Uomo Nuovo dello spazio (ispirato ancora a un romanzo di Heinlein, La Luna è una severa maestra, 196611), personificazione delle nuove generazioni uscite dalla Guerra che reca in sé, secondo il regista, la speranza di un rinnovamento del genere umano, più sensibile ai problemi sociali e capace di captare i sentimenti dei suoi simili. I problemi di Gundam sono tutti limati, qualche tempo dopo, dalla trilogia cinematografica (1981-1982) che riassume e migliora in modo impeccabile la storia: nonostante, per molti fan, questi lungometraggi siano così ben fatti da poter essere presi come valida alternativa alla visione della serie televisiva, a mio parere non si può sottovalutare quest'ultima che, pur coi suoi difetti, rimane un capolavoro, il cui successo (tardivo) cambierà per sempre la faccia dell'animazione - con buona pace di Tomino, che, insoddisfatto fin dall'inizio dalle ingerenze degli sponsor e dagli obblighi contrattuali in fatto di battaglie e robot, si improvvisa scrittore e scrive, in contemporanea con la trasmissione televisiva, la stessa storia con notevolissime differenze e un diverso sviluppo dell'intreccio, accentuando i lati adulti della vicenda e sviluppando così 3 pregevoli romanzi (di cui consiglio caldamente la lettura, a patto che non sia la pessima edizione italiana di Kappa Edizioni, del tutto sprovvista di punteggiatura). Visione imprescindibile per qualsiasi animefan degno di tal nome.
Nota: una tragedia la storia dell'opera in Italia. Sunrise, appreso che Gundam e il precedente Zambot 3 sono stati trasmessi nelle nostre frequenze in modo illegale, senza pagare una lira di diritti, deciderà di "punirci" disinteressandosi totalmente al nostro mercato, guardandolo con diffidenza, antipatia e poca voglia di investirci risorse per far conoscere i suoi titoli futuri. La questione si radicalizzerà negli anni '90, quando la rivista italiana Japan Magazine pubblicherà, sempre in modo illegale, gli anime comic di Mobile Suit Gundam F91 (1991), e anche questo verrà scoperto dallo studio12. Il mancato arrivo nella nostra penisola di tutti i futuri (e numerosi) grandi titoli Sunrise, ovviamente adagiati sulle rivoluzioni concettuali inaugurate da Gundam, creerà un enorme danno culturale al pubblico italiano, che negli anni '90 saluterà Neon Genesis Evangelion (1995) come serie robotica epocale pensando che sia la prima a prevedere un intreccio dalla fortissima continuity e una forte enfasi su storia e personaggi (al punto da credere, erroneamente, che prima di lei non esistesse nulla di simile). È da questa ignoranza sull'argomento che si può probabilmente arrivare a ipotizzare il forte disinteressamento delle nuove generazioni di spettatori al genere mecha, molti di essi propensi a credere che il cult GAINAX sia stato il principale innovatore del genere. In compenso, seppur lentamente, almeno la situazione di Gundam si sbloccherà, per arrivare in tempi abbastanza recenti a una completa “riappacificazione” tra le parti: nel 2001 Mediaset acquista l’alternate universe Mobile Suit Gundam Wing (1995) e nel 2004 Mobile Suit Gundam e il suo seguito Mobile Suit Z Gundam (1985). Per l’occasione Tomino impone alla prima serie un ridoppiaggio con un cast di alto livello da lui stesso scelto (tra i nomi, anche Luca Ward): paradossalmente, pur decisamente più fedele all’originale, questo nuovo doppiaggio presenta, come spesso recentemente accade, voci svogliate e poco convincenti. Per questo consiglio, per usufruire nel miglior modo possibile dell'opera, l’audio giapponese con sottotitoli, rimediabili nei DVD ufficiali a cura di Dynit.
Voto: 10 su 10
PREQUEL
Mobile Suit Gundam: The Origin (2015-2016; serie OVA)
SEQUEL
Mobile Suit Gundam The Movie I (1981; film)
Mobile Suit Gundam The Movie II: Soldati del dolore (1981; film)
Mobile Suit Gundam The Movie III: Incontro nello spazio (1982; film)
Mobile Suit Gundam MS IGLOO 2: The Gravity Front (2008-2009; serie OVA)
Mobile Suit Gundam MS IGLOO: The Hidden One-Year War (2004; corti)
Gundam Evolve../ 01 RX-78-2 Gundam (2001; OVA)
Mobile Suit Gundam Thunderbolt (2015-2016; serie ONA)
Mobile Suit Gundam Thunderbolt: December Sky (2016; film)
Mobile Suit Gundam MS IGLOO: Apocalypse 0079 (2006; serie OVA)
Mobile Suit Gundam 0080: War in the Pocket (1989; serie OVA)
Mobile Suit Gundam: The 08TH MS Team (1996-1999; serie OVA)
Mobile Suit Gundam: The 08TH MS Team - Miller's Report (1998; film)
Gundam Evolve../ 11 RB-79 Ball (2005; OVA)
Gundam Evolve../ 11 RB-79 Ball (2005; OVA)
Mobile Suit Gundam 0083: Stardust Memory (1991-1992; serie OVA)
Mobile Suit Gundam 0083: L'ultima scintilla di Zeon (1992; film)
Gundam Evolve../ 04 RX-78 GP03 Dendrobium (2002; OVA)
Mobile Suit Z Gundam (1985-1986; TV)
Gundam Evolve../ 12 RMS-099 Rick Dias (2005; OVA)
Gundam Evolve../ 13 RMS-108 Marasai (2005; OVA)
Gundam Neo Experience 0087: Green Divers (2001; corto)
Gundam Evolve../ 09 MSZ-006 Z Gundam (2006; OVA)
Mobile Suit Gundam ZZ (1986-1987; TV)
Gundam Evolve../ 02 RX-178 Gundam Mk-II (2001; OVA)
Gundam Evolve../ 10 MSZ-10 ZZ Gundam (2005; OVA)
Mobile Suit Gundam: Il contrattacco di Char (1988; film)
Mobile Suit Gundam Unicorn (2010-2014; serie OVA)
Mobile Suit Gundam Unicorn RE:0096 (2016; TV)
Mobile Suit Gundam Unicorn: One of Seventy Two (2013; corto)
Mobile Suit Gundam Unicorn RE:0096 (2016; TV)
Mobile Suit Gundam Unicorn: One of Seventy Two (2013; corto)
Mobile Suit Gundam F91 (1991; film)
∀ Gundam I: Earth Light (2002; film)
∀ Gundam II: Moonlight Butterfly (2002; film)
Gundam: Reconguista in G (2014-2015; TV)
Gundam: Reconguista in G - From the Past to the Future (2016; corto)
ALTRO
Gundam Evolve../ 15 "Newtype Challia Bull" (2006; OVA)
Gundam: Reconguista in G (2014-2015; TV)
Gundam: Reconguista in G - From the Past to the Future (2016; corto)
ALTRO
Gundam Evolve../ 15 "Newtype Challia Bull" (2006; OVA)
FONTI
1 Booklet "Mobile Suit Gundam Enciclopedia 1" (allegato al primo DVD Box di "Mobile Suit Gundam", Dynit, 2007), "Intervista a Yoshiyuki Tomino, pag. 34-35. Confermato dal mecha designer Shoji Kawamori, facente parte dello Studio Nue in cui hanno militato Miyatake e Kato, alla pagina web http://www.forbes.com/sites/olliebarder/2015/12/10/shoji-kawamori-the-creator-hollywood-copies-but-never-credits/#53d925661683. Confermato anche dal mecha designer ufficiale della serie, Kunio Okawara, in pezzi di una sua autobiografia tradotti su 4chan alla pagina https://desuarchive.org/m/thread/14468515/#14469981
2 Volume 3 di "Overman King Gainer", "Yoshiyuki Tomino e King Gainer: Un nuovo eroe nato per superare i limiti di Gundam", d/visual, 2008
3 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)
4 Vedere l'intervista a Kawamori citata nel punto 1
5 Riportato nel Roman Album di "Mobile Suit Gundam" pubblicato nel 1980, a sua volta postato sul forum Gurendaiz da Garion-Oh. http://www.gurendaiz.it/forum/index.php/topic/60418-choujikuuyousai-macross-tv-series-ai-oboeteimasuka-flashback2012/?p=921193
6 Saburo Murakami, "Anime in TV", Yamato Video, 1998, pag. 66
7 Vedere punto 1, a pag. 33
8 Tutte queste informazioni sono riportate nelle pag. 25-27 del report "Japanese Animation Guide: The History of Robot Anime", rilasciato nell'agosto 2013 dall'Agenzia di Affari Culturali giapponese. Rimediabile (parzialmente) tradotto in inglese alla pagina web http://mediag.jp/project/project/robotanimation.html
9 Sito web (in giapponese), http://toro.2ch.net/test/read.cgi/shar/1336141685/
10 Booklet "Mobile Suit Gundam Enciclopedia 2" (allegato al secondo DVD Box di "Mobile Suit Gundam", Dynit, 2007), pag. 9
11 Kappa Magazine n. 1, Star Comics, 1992, pag. 60
12 Tutto questo è riportato nell'intervista a Masuo Ueda, direttore di Sunrise, pubblicata a pag. 46-47 di Mangazine n. 18 (Granata Press, 1992)











