lunedì 21 giugno 2010

Recensione: Zegapain

ZEGAPAIN
Titolo originale: Zegapain
Regia: Masami Shimoda
Soggetto: Hajime Yatate, Takehiko Ito
Sceneggiatura: Mayori Sekijima
Character Design: Hiroyuki Hataike (originale), Akihiko Yamashita
Mechanical Design: Noriyuki Jinguji, Rei Nakahara, Takayuki Yanase
Musiche: Ayako Otsuka
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2006



Kyo Sogoru è un giovane scavezzacollo che, insieme all'amica d'infanzia Ryoko Kaminagi, cerca di riportare in auge il club di nuoto della scuola. Incontra un giorno una misteriosa ragazza, Misaki Shizuno, che cambierà per sempre la sua vita: il ragazzo viene portato da lei in un'altra dimensione ritrovandosi a bordo di un robot da combattimento chiamato Zegapain. Quella in cui si trova è una realtà apocalittica, dove la Terra è ridotta in rovine e gli ultimi avamposti dell'umanità sono quotidianamente messi in pericolo da una razza di extraterrestri chiamati Gards-orm. Pensando di partecipare a una sorta di "videogioco" immaginario, Kyo si unisce assieme a Misaki ai Celebrant, élite di piloti terrestri anche loro alla guida di robot da combattimento, ma non immagina quale sia la verità dietro a questo mondo di distruzione, e quanto questo avrà ripercussioni sulla vita sua e di Ryoko...

Inevitabile che, un giorno, il grande solco cinematografico lasciato da Matrix finisce con l'influenzare anche il campo dell'animazione nipponica (per quanto lo stesso cult dei Wachowsky debba ben più di un'ispirazione a certa tipologia di cyberpunk orientale, in primis Masamune Shirow e la trilogia di Megazone 23). Il parto migliore in questo campo lo fornisce Sunrise nel 2006 con Zegapain, bella serie TV che, passata in sordina quell'anno e tutt'ora bellamente ignorata dagli animefan di tutto il mondo, rimane una delle migliori incursioni animate a memoria d'uomo in mondi fittizi creati da macchine per addomesticare l'umanità, per più di qualcuno una delle ultime, grandi produzioni del rinomato studio prima di un lungo periodo di lavori modesti o dimenticabili.

Indubbiamente, la prima impressione di vedere Matrix con robottoni al posto di bullet time e kung-fu è tangibile, viste le basi di partenza sostanzialmente identiche (se Kyo e compagni si vestissero di nero, saremmo al plagio vero e proprio). L'eroe vive felicemente la vita nella sua realtà, salvo sporadicamente entrare in quella fittizia per affrontare missioni contro gli alieni a bordo del suo Zegapain, insieme ad altri Celebrant. Di sottofondo, immancabili, misteri legati a cos'è veramente il mondo distrutto, a perché Misaki sembra tanto legata a Kyo, e immancabili parentesi sentimentali, per offrire tutto quello che può compiacere un pubblico più variegato possibile. Meno male, però, che non serve aspettare molto affinché l'opera inizi a dimostrare i suoi grandi attributi. Fin dal primo episodio si nota la cura profusa nel raccontare un'avventura fortemente character driven: Zegapain prende per mano lo spettatore in modo semplice e accattivante, narrando la trama in modo impeccabile, le cui basi di partenza non saranno originalissime ma si sviluppano in modo imprevedibile, con una fortissima enfasi nella caratterizzazione del cast di protagonisti.


Se nella trilogia di Matrix in più tratti la storia è puramente asservita all'azione, Zegapain si può tranquillamente definirne l'antitesi, con le scene di combattimento tra robottoni ridotte ai minimi termini e questi ultimi realizzati in una CG innaturale e inverosimile, quasi a farli sembrare davvero dei videogiochi come inizialmente ipotizzato da Kyo. È un artifizio, come Tomino insegna, per far sì che l'attenzione generale non venga posta sul contorno action. Lo spazio principale dell'intreccio è inteso a sfruttare le intriganti capacità di storytelling dello sceneggiatore  Mayori Sekijima, bravissimo nel rendere partecipe lo spettatore delle contrastanti emozioni di Kyo e degli altri Celebrant che spesso, in guerra, si trovano a fare i conti con la morte dei loro compagni. Bello scoprire che quello che sembra banale clone di Matrix si distingua da lui proprio per personalità così piacevoli, delineate e approfondite, al punto che i loro drammi, le storie sentimentali e la crescita del protagonista tengono l'attenzione sempre desta e appassionata convincendo a divorare più e più episodi.

Dal punto di vista della sceneggiatura, infatti, Zegapain è una delle produzioni meglio scritte del decennio. Non solo riesce nell'impresa di essere perennemente coinvolgente pur basato su 26 episodi perlopiù di iterazioni dialogiche, ma sa divertire, incuriosire nei suoi misteri, spiazzare con i colpi di scena, commuovere con riusciti momenti drammatici o di pathos che tengono inchiodati alla visione. Sopratutto, non scade neppure una volta nell'artifizio degli episodi riempitivi: ognuno apporta sempre qualcosa di significativo all'economia della trama, che pur apparentemente complessa da seguire per il gran numero di terminologie tecniche è raccontata benissimo, non annoia mai, è priva di punti morti. Non viene mai meno un ritmo trascinante che si esplica nella genuina curiosità di seguire l'evoluzione di storia, personaggi e rapporti amorosi. Non c'è un solo individuo, nel massiccio cast, che non è adeguatamente approfondito, e questo vale per gli eroi tanto quanto per i numerosissimi comprimari, ad esempio i compagni di scuola di Kyo.


Elementi di forza che fanno rimanere impressa Zegapain come una gran bella serie, criminalmente quasi dimenticata dal mondo fansub a discapito di essere così riuscita e intelligente. Non un capolavoro che farà la storia (regia funzionale e finale un po' criptico e che necessita di guida esterna per essere pienamente recepito), ma un prodotto di qualità, la cui visione è decisamente consigliata per godere di momenti di intenso coinvolgimento emotivo.

Voto: 8 su 10

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