lunedì 18 aprile 2011

Recensione: Blood+

BLOOD+
Regia: Junichi Fujisaku
Soggetto & sceneggiatura: Junichi Fujisaku
Character Design: Chizu Hashii (originale), Akiharu Ishii
Mechanical Design: Kenji Teraoka
Musiche: Hans Zimmer, Mark Mancina
Studio: Production I.G
Formato: serie televisiva di 50 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 2005 - 2006


Saya Otonashi sembra una normale studentessa quindicenne: non sa di essere, in realtà, una creatura dotata di forza sovrumana, il cui sangue può trasformare le persone in bestie infernali. Quando nel quartiere in cui abita verranno avvistate alcune mostruose figure Saya conoscerà David, esponente dell'organizzazione Red Shield, che la informerà sul pericolo rappresentato da quei mostri, meglio detti chirotteri. Presto la ragazza si troverà a fronteggiarne uno, e sarà quello il momento in cui incontrerà Haji, misterioso e silenzioso individuo che sembra conoscerla da sempre, che dopo averla salvata le insegnerà come usare in combattimento una letale spada...

Dopo il successo mondiale di Blood: The Last Vampire (2000), sfruttato da Sony e Production I.G. con videogiochi, romanzi e manga basati sul film, era forse inevitabile che la pellicola resuscitasse nuovamente, con interesse rivolto questa volta alla TV. Bisognerà infatti aspettare solo cinque anni prima che, nel 2005, lo studio animato che ha dato i natali a Ghost in the Shell (1995) annunci Blood+, serie televisiva di addirittura 50 episodi, a metà strada tra un sequel e remake del famoso lungometraggio (se la Saya protagonista potrebbe essere la stessa del film, difficile dire la stessa cosa di David della Red Shield dati i cinquant’anni trascorsi). Serie che stavolta, pur non coinvolgendo grandi nomi dell’animazione (Blood vedeva il veterano Mamoru Oshii al soggetto e la futura stella della Production I.G Kenji Kamiyama alla sceneggiatura), si accaparra le squisite sinfonie di Hans Zimmer, compositore alla corte di Hollywood e qui alla sua prima collaborazione con l’animazione nipponica, e la regia/sceneggiatura di Junichi Fujisaku, tra i creatori dell'originale.

Blood+ è superficialmente una storia di vampiri, ma assai interessante e curiosa è la scelta di non usare mai questo termine, tra l’altro oggigiorno tanto fastidioso, durante la lunga epopea di Saya e compari. E di vampiri così come li conosciamo, effettivamente non c’è alcuna traccia. Saya è una strana creatura risvegliatasi dopo un lungo letargo, ed è sostanzialmente simile agli essere umani se non per la sua proverbiale immortalità e per il pericolo che nasconde il suo sangue: bastano infatti poche gocce ingurgitate per trasformare una persona in un Cavaliere, esseri eterni che non hanno bisogno di mangiare e dormire né provano stanchezza e dolore, destinati a servire chi li ha resi tali e sensibili soltanto al plasma delle creature simili a Saya. L’opera, poi, è costellata di altre aberrazioni che rimandano ancora alla figura del vampiro, pur distanziandosene, come i chirotteri, enormi bestie dall’aspetto mostruoso, e i giovani esseri creati in laboratorio per essere sfruttati in guerra.


Strutturato nella prima metà come un serrato e coinvolgente thriller che vede la Red Shield e Saya indagare sulle correlazioni tra alcune creature apparse in Giappone, una scuola privata a Hong Kong, la produzione di un vino e delle foto riguardanti un misterioso massacro in Vietnam, Blood+ si apre nella seconda parte in un maggiormente proverbiale action horror, infarcito di combattimenti sanguinari e morti inaspettate. Tra le due, sono indubbiamente i primi 25 episodi a lasciare il segno: sostenuti da una sceneggiatura adrenalinica e magnificamente frammentata con flashback che vengono portati alla luce a poco a poco, è difficile sottrarsi alla visione continua di Blood+ e alla sua pioggia di intrighi e concatenazioni orrorifiche. La grande macchinazione che vede coinvolti l’esercito e il governo statunitense e gli incessanti riferimenti a fatti accaduti in passati densi di ambigue oscurità, calamitano l’attenzione dello spettatore con una serrata rapidità narrativa, una regia di grande impatto e una goduriosa, violentissima selezione di combattimenti (impressionante il lunghissimo primo scontro tra Saya e i vampiri creati in laboratorio), rilasciando quelle poche, giustissime informazioni necessarie a sprigionare curiosità in una storia che cresce con sicuro mestiere.

Che qualcosa non vada nella seconda parte è forse intuibile dall’episodio 26, concentrato di banalità che distrugge lo straordinario climax raggiunto nella puntata precedente e interrotto, con una precisa quanto sadica scelta narrativa, come il più tremendo dei coitus interruptus. Il ritmo vertiginoso inizia a calare, la complessità strutturale si sviluppa gradualmente in una linearità annacquata e superficiale (su tutto la gravidanza di Diva, gestita senza nessuna cura, e il bestiario sempre più povero) pur di raggiungere i 50 episodi previsti, e persino l’eccellente comparto tecnico sembra perdere colpi con disegni e animazioni sempre più statiche ed economiche. Ciò non toglie di certo il piacere complessivo dato dalla visione dell’opera, ma comporta un sofferente dispiacere e una leggera irritazione per quello che Blood+ nascondeva nella seconda metà e che spesso viene soltanto sfiorato. Il crescente senso di disperazione provato da una Saya sempre più provata e stanca, il doloroso, silente sostegno di Haji e la determinazione di ferro di Kai sono aspetti splendidamente curati e che sanno donare una bella tridimensionalità a personaggi e situazioni, senza contare certi colpi bassi che fanno il loro amaro dovere. È infatti grazie anche a questo lavoro che, sin dai primi momenti, si riesce a sorvolare su certe leggerezze in fondo perdonabili a una storia action come questa: vedere Haji vestito in frac anche durante la guerra in Vietnam fa un po’ sorridere, assistere a un filler inutile, malpiazzato e tremendamente sceneggiato come quello ambientato in Russia per scoprire che era-tutto-un-sogno fa venire il mal di stomaco, mentre un’organizzazione segreta che combatte dei mostri carnivori non può di certo essere composta soltanto da un timido ragazzetto, un proverbiale uomo d’acciaio e un ciccione che non sa fare niente.


Davvero encomiabile invece il lavoro di Hans Zimmer, autore di una colonna sonora memorabile, composta sì da pochi pezzi, ma ognuno dei quali dotato di una melodia portante spesso commovente (i due temi principali) e rivisti più e più volte in numerose e riuscitissime modifiche utili a suggellare ora i momenti più inquietanti ora quelli più drammatici (una melodia epica e di grande respiro che si frantuma in archi sinistri e impazziti, e via così). Splendido l’amalgama con il chara di Ishii, armonioso con i volti umani (graziosissime Saya e Diva) e gorgogliante con il bestiario (le trasformazioni finali dei Cavalieri di Diva sono fantastiche). Cinquanta episodi non sono pochi, e il graduale calo qualitativo non è di certo aspetto da sottovalutare, Blood+ resta però una visione per gran parte trascinante e, pur nei suoi alti e bassi, soddisfacente. Tra animazioni stellari, un alto tasso di splatter e musiche incantevoli, vale la pena di provarlo, allergia ai vampiri o meno.

Voto: 7 su 10

2 commenti:

Acalia Fenders ha detto...

Nelle scene del Vietnam Haji vestito con il suo frac non mi aveva per nulla disturbata, ma ormai ero assuefatta a vederlo vestito così (a ripensarci adesso effettivamente non era proprio normale) XD.
Più che altro mi aveva fatto strano il fatto che avessero vestito in quel modo anche Riku, potevano lasciargli i suoi comodi e moderni jeans ^^

Ho recensito anche io questa serie
qui. A me è piaciuta un po' di più che a te, le avrei dato almeno un 8 ^^

Simone Corà ha detto...

Sì, vera la cosa di Riku, una delle tante piccole (ma non troppo) cagatine in cui incappa la serie. Estremamente seriosa e drammatica, eppura qua e là rovinata da queste superficialità, disattenzioni che fanno addirittura ridere.

Io diciamo che sarei stato su un bel voto alto fino al giro di boa, poi l'anime inizia a crollare come se non riuscissero più a tenere in piedi storia e personaggi e in qualche modo arrancassero fino al comunque più che buono finale. :)

Appena riesco leggo la tua recensione!

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