lunedì 23 maggio 2011

Recensione: Darker than BLACK

DARKER THAN BLACK
Titolo originale: Darker than BLACK - Kuro no Keiyakusha
Regia: Tensai Okamura
Soggetto: BONES, Tensai Okamura
Sceneggiatura: Tensai Okamura
Character Design: Yuji Iwahara (originale), Takahiro Komori
Musiche: Yoko Kanno
Studio: BONES
Formato: serie televisiva di 25 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2007

 
Apparse dal nulla, e tutt’ora oggetto di studio, la Heaven’s Gate, in Sud America, e la gemella Hell’s Gate, in Giappone, sono zone misteriose e inaccessibili, dove le leggi della gravità vengono frantumate da forze sconosciute all’uomo. Da quel giorno, assieme a loro sono scomparse le stelle in cielo e, allo stesso tempo, ne sono nate di nuove, ognuna delle quali legata ai cosiddetti Contraenti, in passato persone comuni ma ora dotate di bizzarri quanto smisurati poteri. Ambientata a Tokyo, dove sorge un’immensa barriera utile a proteggere i cittadini dalla Hell’s Gate, la nostra storia è in realtà un’insieme di storie: dalla battaglia di Hei per cercare la sorella agli scontri tra FBI, CIA, MI6 e l’oscuro Sindacato, tutti voglio soltanto una cosa: scoprire cosa sia in realtà la Hell’s Gate.

Reduce da uno dei disastri più clamorosi della recente Storia dell’animazione, dopo Wolf’s Rain (2003) l’accoppiata Tensai Okamura/BONES ha bisogno di qualcosa di nuovo e intrigante per potersi guadagnare una fiducia traballante. Con un pieno controllo sulla propria creatura, che concepisce, scrive e dirige, stavolta Okamura si sbarazza di ogni linearità e lungaggine e nel 2007 estrae dal cilindro Darker than BLACK, un maestoso mosaico di generi e invenzioni, capace di saltellare a piacimento tra ombrosità noir e schizofrenie fantascientifiche, deliri supereroistici e inquietudini horror che fanno rizzare la pelle, senza mai dimenticare simpatici siparietti comici utili a stemperare l’opprimente drammaticità.

Composto da una decina di brevi archi narrativi, generalmente lunghi un paio di episodi ciascuno, Darker than BLACK sembra presentarsi come semplice serie investigativa, dove una squadra speciale della polizia indaga di volta in volta sui crimini commessi dal Contraente di turno. In verità, la forma episodica è un’affascinante, vincente strategia per una spirale di informazioni che, gradualmente, si addentra in una realtà viva e pulsante, una realtà simile alla nostra ma dominata da concetti e regole propri, dettagli di notevole originalità che non trovano mai un’esplicita spiegazione. Okamura scaglia infatti lo spettatore in questo scenario ultracomplesso, gli dà una piccola spinta nell’episodio iniziale e quindi lo lascia apparentemente a se stesso, in balia di una sceneggiatura corposa e densa di avvenimenti. Il possibile smarrimento si tramuta però in fascino quando si acquista dimestichezza con le novità fisiche apportate dall’apparizione delle porte e i misteri a esse legati: dai bizzarri poteri militari dei Contraenti (dalla possibilità di far esplodere le proprie gocce di sangue alla voce usata come arma) agli ancor più stravaganti obblighi a cui sono sottoposti per usare le nuove abilità acquisite (dal mangiare sigarette al capovolgere le scarpe), dalle bambole e la loro capacità di osservazione tramite il legame a uno dei quattro elementi allo studio delle stelle e delle porte, dalla guerra in Sud America al frammento di meteorite, tutto viene dato, meravigliosamente e coscientemente, per scontato, con una gestione da manuale del non-detto che evita spiegoni e dialoghi riassuntavi creando uno sfondo realistico e tridimensionale.


Tramite un’imponente narrazione corale che compone e scompone passato e presente a suo piacimento, il rischio di un autocompiacimento estremo che porti al collasso è scongiurato sin dalle battute iniziali: sulla base di un ottimo soggetto, arricciato e ricco di spunti trasversali, e con un interessante e variegato cast di personaggi che sfiorano i cliché rivoltandoli e svecchiandoli, il controllo della sceneggiatura è più che buono ed è in fondo di facile assorbimento qualche eccessività che porta ad aprire sottotrame lasciate poi senza compimento. Ogni arco narrativo viene costruito su almeno tre vicende parallele (magnifico l’episodio sull’“infanzia” di Yin, sapientemente in bilico tra atmosfere cupe e solari, tra i momenti più emozionanti che abbia mai visto in animazione), che di volta in volta vedono avvicendarsi i numerosi protagonisti e relativi comprimari in una progressione potente, trascinante, con un squisito equilibro tra momenti dialogici e ispirate sequenze action (la natura in parte supereroistica della serie non viene infatti mai meno, e risalta per mezza dello stupefacente, ormai consolidato, aspetto tecnico imbastito da BONES).

Come spesso accade in opere dalle ambiziose impalcature, la conclusione, perdendosi in un ermetismo un po’ irritante, presenta cedimenti e insoddisfazioni, resta comunque un notevole trittico finale capace di stuzzicare inquietudini e brividi man mano che la Hell’s Gate, nelle sue impossibili, sinistre suggestioni, viene esplorata. Le tonalità di grigio e nero che permeano l’intera opera, seppur affiancate da improvvise vampate di calore, qui saturano le cupe atmosfere generali, creando uno squarcio malato e distorto, che per quanto imperfetto lascia il segno.  Multiforme e incantevole l’accompagnamento sonoro della Yoko Kanno, a suo agio nell’oscillare tra profonde sequenze ambient e trilli jazzati, e piacevoli le quattro sigle, tra le quali risalta la prima opening, Howling, degli Abingdon Boys School, bel pezzo heavy, che tra elettronica e chitarre ribassate ben introduce agli splendidi scenari di Darker than BLACK.


Nota: nell'edizione giapponese dei DVD è presente un ulteriore episodio, Beneath the Fully Bloomed Cherry Blossom, OVA a se stante da collocare temporalmente all'incirca a metà serie: ben scritto e divertente, nonostante la sua natura di puntata bonus si lascia guardare con piacere tra un sorriso e un'ombra inquieta.

Voto: 9 su 10

SEQUEL
Darker than BLACK Gaiden (2010; ova)
Darker than BLACK: Gemini of the Meteor (2009; tv)

14 commenti:

www.animefan.it ha detto...

Ma va!! Wolfs'rain è un ottimo anime:) Darker than Black non l'ho visto. Però ti consiglio Skull Man, sempre di Bones.

魔法少女 ha detto...

Sei stato forse un po' generoso, per quanto comunque questa serie sia piaciuta molto anche a me :)
Pensi di recensire anche la seconda stagione?

Jacopo Mistè ha detto...

Rispondo io: Gaiden arriva venerdì, Gemini of the Meteor lunedì :)

Simone Corà ha detto...

@ Simone: no, Wolf's Rain fa schifo, peggior anime che abbia mai visto dopo, boh, Mospeada e Trinity Blood, credo. XD

Skull Man, così come molta altra roba Bones, è sulla wishlist, bisogna solo trovare il tempo per tutto. :)

@ 魔法少女: sì, riconosco di essermi fatto trasportare un po' troppo, la sceneggiatura ha sicuramente qualche peccatuccio e il finale è ehm, però DTB mi ha spesso lasciato a bocca aperta per la gestione della complessità e per come le singole storie servissero a costruirne una ben più grande, e per me questi aspetti polverizzano i vari interrogativi lasciati in sospeso. :)

Come dice Jacopo, nei prossimi giorni le recensioni dei due sequel, che però mi sono piaciuti gran poco. :(

www.animefan.it ha detto...

Su Wolfs'rain non sono d'accordo:)
Trinity blood è passabile perché ha ottimi fondali e qualche riferimento storico interessante.

Ti consiglio anche The Sword of the Stranger.

Jacopo Mistè ha detto...

Skull Man è di Izubuchi quindi lo guarderò unicamente io *_*

El Barto ha detto...

Ellamiseria, 9 è francamente troppo XD E te lo dice uno che è profondamente legato a questa serie, fu il mio primo anime che vidi fansubbato *_*

Però non vi sono piaciuti i sequel quindi un po' vi perdono :)

Dovrei rivederlo perchè ormai sono passati tre anni, quindi formalmente il mio giudizio potrebbe essere cambiato, ma comunque il problema principale della serie è proprio l'eccessivo ermetismo di Okamura, affascinante quanto volete, lo riconosco io per primo, ma davvero irritante quando poi ti ritrovi un finale con le "congratulazioni" da far cadere le braccia. Peccato, perchè con un'altra gestione del tutto sarebbe potuto essere un maledetto capolavoro non necessitante di alcun sequel, così invece è solo un esempio da manuale su come mandare a belle donnine un meraviglioso soggetto. Poi anche Okamura di suo è sfigato da paura, ma vabbè (a 'sto punto mi interesserebbe vcderlo di nuovo su una commedia come fu Stink Bomb magari su sceneggiature meno "pese" riesce a trovare il suo posto)

Paradossalmente, Skull Man, che andò in onda nello stesso periodo, aveva dalla sua meno pretese autoriali, un soggetto meno affascinante e un comparto tecnico leggermente inferiore, ma ciononostante è molto più riuscita.

Trall'altro, anche la produzione di questa serie, come già accaduto per Wolf's Rain, fu travagliata. A un certo punto il direttore di produzione è fuggito portando con sè la sceneggiatura XD Che sia questa la causa?

Jacopo Mistè ha detto...

Ci faccio caso ora che il Corà non ha scritto sta cosa della fuga del direttore di produzione, e sì che glielo avevo detto (anche se m'ero confuso con lo sceneggiatore) -.-. Vediamo se riusciamo a farla apparire nel sequel di settimana prossima.

Comunque non rivolgerti al plurale a noi, nel 90% dei casi chi ha recensito l'anime è l'unico che lo ha visto. Mi commuove però ugualmente pensare che stesse emozioni contrastanti te le ho date io con Code Geass *_*

Simone Corà ha detto...

@ El Barto: ma sai, come dicevo più su, concordo con i vari limiti di DTB, ma lo scenario stratosferico, l'originalità delle singole situazioni e gli sviluppi della storia generale per me polverizzano difetti vari ed eventuali, persino nel finale ultra-criptico e insoddisfcente, ché il viaggio all'interno dell'Hell's Gate è pura inquietudine. :)

Poi sì, i due sequel francamente inutili e Gemini of the Meteor grossomodo incomprensibili. :)

Anonimo ha detto...

Quotone per El Barto. La sceneggiatura se la sarà pure mangiata il cane di Okamura ma il vaff per quel finale rimane tutto.
Devo dire che il Corà mi fa schiattare in tutte le rece: è l'esatto opposto del mistè. Sul serio!!XD I suoi voti sono di pancia, momenti pure di cuore ma tutti legati alle vibrazioni che l'animazione gli lascia addosso. Il mistè è accademico, pragmatico; un recensore con le balle non quadrate ma ci andiamo vicino, disposto pure a sacrificare una manciata di voti in virtù di una flessione o un' incoerenza di fondo. Insieme mi piacete proprio... lo sbirro buono e quello cattivo XD XD
IL carciofo rosso

P.S. @El Barto ma sto Skull Man è davvero così figo?? No perchè lo citi spesso e mi ci so fissato...

Simone Corà ha detto...

Ah ah ah, descrizione perfetta del dinamico duo Corà-Mistè. XD

In realtà, però, il Mistè è un tenerone: se solo poteste vederlo live mentre parla con le lacrime agli occhi di Maison Ikkoku e PlanetEs... XD

akuma ha detto...

Finalmente sono riuscito a vederlo!

Che dire, quasi quasi preferisco gli episodi "di contorno", come l'episodio l'extra finale o quelli dove è stato introdotto il detective imbranato anche se inutili ai fini dell'evoluzione della trama.

Non credo comunque di guardarmi i seguiti, una rapida lettura ai riassunti penso sarà sufficiente.

Simone Corà ha detto...

Ma gli episodi di contorno servivano proprio per alleggerire la complessità della trama, così non vale XD. Però vero, molto spassosi e per nulla riempitivi, possa capire perché tu li abbia "preferiti" rispetto alla pesantezza generale. :)

Io però, boh, se penso a una serie recente che mi abbia veramente stregato, mi vengono in mente solo DTB e Xam'd.

E fai bene a lasciar perdere i due seguiti, che sono bruttini, soprattutto Gemini of the Meteor, che parte da uno spunto bellissimo ma incasina tutto e spiega tutto nell'ultimo minuto dell'ultima puntata in una maniera veramente incomprensibile.

akuma ha detto...

Concordo (anche se dal mio commento precedente potrebbe sembrare il contrario), sono le due serie "seriose" (scusa il gioco di parole) migliori che ho visto negli ultimi tempi.

D'altronde però le serie criptiche sono forse quelle che affascinano di più, ma che generano i commenti più accesi (anche nei telefilm, vedi Lost ad esempio)


Comunque la sigla iniziale di Xam'd è un gradino sopra :-P

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