lunedì 4 novembre 2013

Recensione: Noein

NOEIN
Titolo originale: Noein - Mou Hitori no Kimi e
Regia: Kazuki Akane
Soggetto: Kazuki Akane
Sceneggiatura: Kazuki Akane, Hiroshi Ohnogi
Character Design: Takahiro Kishida
Musiche: Hikaru Nanase
Studio: SATELIGHT
Formato: serie televisiva di 24 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 2005 - 2006
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Dynit


Quindici anni nel futuro, la stabilità di La’cryma è minata dal mondo di Shangri-La, un’entità dimensionale intenzionata a divorare ogni cosa. Di fronte all’evidente avvicinarsi della catastrofe, l’Ordine dei Cavalieri del Drago invia i suoi uomini tra le pieghe dello spazio e del tempo per trovare l’enigmatica Catena del Drago, l’unica cosa in grado di garantire ancora un’esistenza al loro mondo. Nel presente, la giovane Haruka si ritrova in mezzo a uno scontro guidato dal misterioso Karasu, e scopre di essere proprio lei ciò che i Cavalieri stanno cercando…

Come spesso accade in certa animazione giapponese, all’interno di quelle opere che sanno di poter dare un qualcosa in più a un pubblico più attento e favorevole a una maggior profondità, Noein sfrutta il suo spiccato e fortissimo carattere sci-fi, una fantascienza pura, solida e dettagliata, per parlare d’altro, quell’altro che una buona fetta di autori trova sempre stimolante approfondire, rendendolo, spesso anche incredibilmente, protagonista di pensieri e riflessioni che non si accavallano mai gli uni sugli altri, non si copiano né tentano di gridare per primeggiare, ma che lentamente, in maniera sottile e con grande intelligenza, tracciano quadri pieno di sentimento e di naturalezza come solo l’animazione giapponese sa fare. L’adolescenza vissuta dalla spensierata ma forte Haruka e dai suoi amici trova in quest’opera una quotidianità che poche altre opere hanno saputo incorniciare con tratti così sensibili e semplici, una quotidianità che non significa per forza slice of life nella sua accezione che ormai conosciamo come genere vero e proprio nello sterminato panorama televisivo, ma una vera e propria crescita attraverso i classici argomenti che ovviamente sono i cardini di quell’età: l’amicizia, l’amore, i litigi che tutto distruggono e che tanto semplicemente possono essere risolti. E questo perché la sceneggiatura di Ohnogi e Akane non mette paletti né cerca di incastrare la vita dei cinque protagonisti all’interno di una storia che avanza di puntata in puntata, ma usa proprio la vita stessa dei ragazzi per creare una storia capace non soltanto di dipanarsi orizzontalmente nelle gioie e nei drammi dei giorni che passano, ma anche di associarsi a un roboante, complesso e affascinante intreccio fantascientifico imbevuto prevalentemente di meccanica quantistica.

Dimensioni parallele e viaggi nel tempo sono interpreti principali di una storia che viene svelata senza fretta, nella sua prima metà il mostrato è infatti dominante sullo spiegato, e il fascino evocato dal forte impatto visivo non manca mai nemmeno quando i tasselli iniziano a trovare il loro posto. Le strane meccaniche attraverso le quali gli uomini del futuro entrano in contatto con il passato (bizzarri macchinari con tubi che travalicano le dimensioni spazio-tempo), le impressionanti macchine da guerra di Shangri-La (colossali teste umane configurate da navi da battaglie attraverso braccia e gamba che spuntano come armi gigantesche) o le apparizioni del maestoso anello dimensionale Uroboro trovano adeguata spiegazione con la progressiva conoscenza di fisiche e immaginari alieni che altrettanto progressivamente inizia a comprendere Haruka. La perfezione chirurgica con cui Ohnogi e Akane hanno creato questo universo è tale per cui anche la presenza, all’inizio esageratamente straniante, di scontri e combattimenti con tanto di emissioni di scariche elettriche e onde energetiche varie, permette di ignorare gradualmente l’esteriorità pseudo-magica e vagamente shonen per ricredersi nel momento in cui si assimilano le complesse dinamiche che regolano il mondo di La’cryma.


Dato l’invidiabile equilibrio tra aspetti così distanti si potrebbe per certi versi avvicinare Noein a un’esperienza videoludica da J-RPG, dove le lunghe sessioni di dialogo vengono alternate da fracassone mazzate, e forse non è un caso che le musiche di Hikaru Nanase, con quei flauti dal sapore folk e pixelloso e gli improvvisi boati dei cori, rimandino inevitabilmente alle sonorità tipiche del gioco di ruolo alla giapponese. Nonostante venga data fondamentale importanza, come già detto, a una narrazione credibile e intensa, Akane non manca di concedersi una grande potenza visiva attraverso un lavoro immaginifico e registico di immensa qualità: gli squarci di Shangri-La danno vita non soltanto a un’immaginazione pazzesca nella creazione di alcuni tra i più belli e fantasiosi nemici mai visti in animaziond, ma vengono diretti con tecnica disumana, tra piano sequenza vorticosi e carrellate rapidissime. Puro spettacolo action, aspetto di solito ignorato o quanto meno tenuto a bada quando sono la storia e soprattutto i personaggi a essere così imporanti.

È quindi un peccato che la potenza narrativa e visiva di Noein non trovi forse un’altrettanta forza quando le carte in gioco vengono finalmente rivelate, mostrando un’eccessiva lunghezza per arrivare a una risoluzione sicuramente prevedibile, o quanto meno attendibile, già molto prima: sembra infatti che Akane, per dare risalto al carattere psicologico e alle vicende di Haruka e dei suoi amici (con momenti, sia chiaro, di elevato studio comportamentale di fronte a eventi come divorzio, sottomissione familiare e morte), temporeggi sull’aspetto prevalentemente fantascientifico, ritardando così quegli incastri che si iniziano ad annusare mano a mano che si prende confidenza con le tecnologie e le regole di La’cryma. Il ruolo dell’esperimento in cui è coinvolto il padre di Haruka da una parte e la stessa volontà di Noein, villain miracolosamente tenuto misterioso fino alla fine, vengono rivelati con minor sorpresa rispetto a quella che era lecito aspettarsi da spunti tanto intriganti, spiazzanti e originali, accomodando l’opera su registri fantascientifici tipici di certa animazione, tematiche già affrontate in passato anche se, sicuramente, non con lo stesso rigore adoperato da Akane.

A questo bisognerebbe sommare il bizzarro chara di Takahiro Kishida, il suo tratto secco e fumettistico da una parte crea un’affascinante richiamo giovanile alla tematica principale dell’opera, ma dall’altra rende sinceramente bruttina l’esperienza visiva del quotidiano, tra visi piatti, capelli impossibili e stilizzazioni semplicistiche – nonostante l’alto livello tecnico dimostrato dalle animazioni made in SATELIGHT.


Rimane comunque inalterata l’impressione finale di un’opera che, come poche, tenta concretamente di dire e offrire qualcosa di nuovo, riuscendoci in parte, non mantenendo la perfezione fino alla fine, ma mostrando sentimenti e pazienza, emozioni e realtà con uno spessore che mai cede a quel qualunquismo a cui sarebbe stato tanto facile ricorrere.

Voto: 8 su 10

3 commenti:

Acalia Fenders ha detto...

Ho visto Noein quest'estate e mi è piaciuta davvero molto, con i suoi ottimi personaggi e l'ambientazione fantascientifica e misteriosa.
[OCCHIO SPOILER] Continuo però a non capacitarmi come quel mollaccione di Yuu sia poi diventato quel figo di Karasu XD [FINE SPOILER]

Simone Corà ha detto...

Vero, non me lo spiego neanch'io, però sai, si cresce, si matura ecc, e in più quell'evento in particolare deve averlo in qualche modo cambiato :)

Letizia ha detto...

IO devo semplicemente dire che ho adorato questo anime, nulla di più, nulla di meno.
Mi è piaciuto davvero molto! ^_^

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