lunedì 14 dicembre 2015

Recensione: Great Dangaioh

GREAT DANGAIOH
Titolo originale: Haja Kyosei G Dangaioh
Regia: Toshiki Hirano
Soggetto: Toshiki Hirano
Sceneggiatura: Masao Kaisho, Sumio Utake
Character Design: Masaki Yamada
Mechanical Design: Goro Murata, Hiroshi Ogawa
Musiche: Toshiyuki Watanabe
Studio: AIC
Formato: serie televisiva di 13 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2001


Nell'accademia Ho studiano Kuya Amagi, Manami Mishio e Hitomi Chidou, tre quindicenni dotati di grandi capacità fisiche e piloti, segretamente, del Dangaioh, robottone da combattimento creato dall'esercito nipponico le cui origini si riconducono a una misteriosa tragedia avvenuta dieci anni prima. Si troveranno presto obbligati a guidare Dangaioh contro gli EX Tartaro, invasori spaziali che vogliono annientare i terrestri per "purificare" il pianeta. Nell'arco delle loro battaglie verranno a conoscenza dei segreti della loro super-arma...

Quella della miniserie OVA Dangaioh (1987) è una storia nota. Nata, per le mani di Toshiki Hirano e Masami Obari, dalle ceneri di un abortito remake del Mazinger Z (1972) di Go Nagai, raccontava di alcuni super-ragazzi che, a bordo di veloci navicelle spaziali, capaci all'occorrenza di unirsi nel possente Dangaioh, navigavano per l'universo in cerca di indizi circa la loro memoria perduta. Contorno affidato a mazzate robotiche di grande qualità, del Dangaioh contro i vari emissari dei malvagi Banker, che volevano utilizzare i poteri dei ragazzi per i loro fini. Come dirà la Storia, Dangaioh, a prescindere dall'esilità del soggetto, nel suo triennio di uscita (1987-1989) diverrà un cult grazie alla sua perizia tecnica/visiva/sonora estrema, uno dei fanservice robotici più imponenti mai visti nel genere. Dieci anni dopo, per mezzo dello stesso Hirano, di nuovo alla regia al servizio dello studio AIC, Dangaioh rinasce nel progetto televisivo Great Dangaioh, che nel 2001 si pone come primo robotico del nuovo secolo interessato a celebrare le origini tokusatsu del genere, e che ancor più di prima marca le sue origini nagaiane, presentandosi davvero come un aggiornamento, tendente quasi al rifacimento puro, di Mazinger Z, richiamato non solo dall'ovvio titolo (fa il verso a Great Mazinger, il seguito ufficiale), ma anche dalla trama, essenzialmente identica (finale compreso). Non mancano, in Great Dangaioh, né un emulo del dottor Hell (simile anche nell'aspetto fisico!) che vuole conquistare il Giappone con le sue gigantesche armate meccaniche, né un Istituto di Ricerca sull'Energia Fotonica che fa da quartier generale ai piloti del robot - robot che, in ogni puntata, con i suoi micidiali Rocket Punch distruggerà il nemico di turno. Addirittura il primo mecha avversario è, per fattezze, sostanzialmente identico al mitico Doublas M2 (ovviamente, il primissimo mai affrontato dall'automa di Nagai)!

È forte lo spaesamento che coglie lo spettatore con i primi episodi di Great Dangaioh: non solo questi guarda curioso un Mazinger Z aggiornato all'estetica moderna e "interpretato" da un altro robot, ma soprattutto si domanda che ne è stato dei fatti e dei personaggi dell'originale, all'epoca lasciati in sospeso da quel finale incompleto e qui neppure citati, come se non fossero mai esistiti. Si inizia a pensare a Great Dangaioh come a un restart della saga e contribuisce a rinforzare quest'ipotesi lo stesso eroe di metallo, molto diverso diverso dal capostipite. Il coinvolgimento, però, è ben lontano da quello delle origini: moltissima azione robotica, ma zero approfondimento psicologico dei tre ragazzi protagonisti.


Nelle prime puntate, questi stanno solo a scambiarsi qualche battuta in croce, prima di affrontare il nemico di turno in combattimenti lunghissimi e noiosi (ben animati però) che occupano il 90% del tempo. Desolante il mecha design, spoglio e generico a livelli inaccettabili, non più affidato a Obari e Shoji Kawamori ma a perfetti sconosciuti, desolanti opening e colonna sonora, e desolanti le personalità dei tre eroi, basate su archetipi modaioli esageratamente stantii. Se il primo Dangaioh celebrava le caratterizzazioni dei piloti degli anni '70 creando un gruppo di quattro ragazzi virili e aggressivi, Great Dangaioh preferisce invece basarsi su quelle otaku (il sempliciotto, la tsundere, la timida) del nuovo millennio, non importa se nel contesto di una storia "d'altri tempi" che non li prevedeva. Il chara design, anch'esso né carne né pesce, poi, non aiuta. Difficile reggere azione fine a sé stessa, un cast irritante e una cornice tecnica dignitosa ma lontana dai fasti sontuosi e inarrivabilidegli OVA degli anni '80, ma proprio quando iniziano ad addensarsi minacciose nubi sul futuro del titolo (e fa capolino lo spauracchio depressivo di Adventure! Iczer-3), Great Dangaioh, pur senza esagerare, comincia a ingranare. Anche se i combattimenti continuano a essere inutili e banali, adagiati, come prevedibile, su quegli schematismi tokusatsu dei Seventies ormai inconcepibili nel nuovo millennio (per quanto sia giusto riconoscere che parte da leone nel rendere sonnolenti questi automatismi la faccia l'inguardabile mecha design), almeno iniziano a svilupparsi delle storie d'amore tra i protagonisti, in parallelo alla loro caratterizzazione che inzia a crescere con puntate di approfondimento. Acquistando simpatia, gli eroi migliorano l'appeal della serie, che può anche godere di una certa ironia generale e intermezzi leggeri che stemperano quelli d'azione.

L'istante (verso la conclusione) in cui Great Dangaioh si riallaccia in  continuity al primo capitolo, attraverso un personaggio-chiave del passato "resuscitato" per l'occasione ed eleganti flashback color seppia che riprendono i fotogrammi originali, è decisamente un bel momento, un colpo di scena inaspettato che rende intrigante la storia. Poi, complici anche certi sviluppi drammatici, tutto è in ascesa, vi è un cambio di atmosfere coincidente con un aumentato tasso di spettacolo ed epicità, grazie anche al netto miglioramento di mecha design, molto più elaborato e diversificato, dei nuovi avversari del Dangaioh e di uno in particolare che fa da boss. Seguendo fino in fondo l'opera di rifacimento di Mazinger Z di Nagai e terminando così allo stesso, identico modo del film del 1974, Mazinger Z contro il Generale Nero (con l'entrata in scena di un nuovo robottone che rimpiazza quello precedente, ormai troppo debole contro i nuovi avversari), l'opera di Hirano decolla definitivamente: peccato che, al pari del film di Toei Animation, scelga di concludersi con un cliffhanger. Se l'opera di Toei, però, trovava seguito in Great Mazinger (1974), in questo caso non avremo nulla: Great Dangaioh lascia tutto definitivamente in sospeso, esattamente come il capostipite. All'epoca il fandom vociferava di bassi ascolti e vendite di DVD e merchandising vario che avevano di fatto impedito la creazione di una seconda stagione, ma alla fine salterà fuori la verità, ovvero che Hirano, credendosi un Yashiro Imagawa qualsiasi, sceglie di chiudere volontariamente la trama così, per comunicare allo spettatore l'idea di un mondo in perenne evoluzione che chissà come potrebbe proseguire1.


Il creatore può legittimamente dire quello che vuole, ma penso che buona parte dei telespettatori - compreso chi scrive - difficilmente  non si sentirà preso in giro da una storia che di fatto, ancora una volta, non ha un finale. Già il primo Dangaioh finiva allo stesso modo (e Great Dangaioh neanche prova a fornire qualche spiegazione sui suoi punti lasciati in sospeso); non è proprio edificante fare pure il replay e ribeccarsi la stessa fregatura.

Voto: 6 su 10

PREQUEL
Dangaioh (1987-1989; serie OVA)


FONTI
1 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)

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