lunedì 7 febbraio 2011

Recensione: Appleseed - Ex-Machina

APPLESEED: EX-MACHINA
Titolo originale: Appleseed - Ex Machina
Regia: Shinji Aramaki
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Masamune Shirow)
Sceneggiatura: Kiyoto Takeuchi
Character Design: Masaki Yamada
Mechanical Design: Takeshi Takakura
Musiche: Tetsuya Takahashi
Studio: Digital Frontier
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 105 min. circa)
Anno di uscita: 2007


L’agente Deunan e il cyborg Briareos devono affrontare nuovi attacchi terroristici ai danni dell’utopistica città di Olympus, l’unico luogo dove umani e macchine possono vivere pacificamente sotto la guida delle intelligenze artificiali bioroidi. A causa di una disattenzione, Briareos rimane ferito ed è costretto a un lungo periodo di riposo. Le forze dell’ordine di Olympus decidono così di creare Tereus, un bioroide non solo con la forza e le abilità di Briareos, ma anche con l’aspetto di quando il cyborg era ancora umano. E se per Deunan il rapporto con una copia del suo fidanzato è alquanto difficile, quando Briareos torna in azione la convivenza diventa impossibile. E intanto gli attacchi continuano…

Dev’esserci una stella nera, qualche malocchio che nega a una delle opere più suggestive, complesse e impenetrabili di Shirow Masamune di ottenere un giusto riconoscimento animato, capace non solo di esaltarne il denso universo cibernetico, ma anche la sontuosità narrativa del fumetto originario. Né l’OVA dell’86 né l’Appleseed del 2004 sono riusciti a trovare un equilibrio vincente tra la tortuosità dell’intreccio e la schiacciante ricchezza grafica, dando vita più che altro a prodotti scialbi e mal gestiti, tanto belli da vedere quanto vuoti da scoprire. Sembrava difficile fare peggio, ma questo Appleseed: Ex-Machina riduce il già basso livello qualitativo della serie di trasposizioni rinunciando totalmente a una sceneggiatura che, quanto meno, nel predecessore si apprezzava il tentativo di renderla contorta e curiosa, per puntare ogni risorsa (e sono tante, produce John Woo) sulla tamarraggine visiva.

Nonostante un minimo profilo psicologico che sorregge i personaggi principali (il triangolo Deunan, Briareos, Tereus funziona discretamente, soprattutto i battibecchi testicolari degli ultimi due), la piattezza generale è ardua da sopportare fino in fondo. Non ci sono passaggi degni di nota in una storia vecchia e scolorita scritta per l’occasione e soltanto ispirata alle massicce creazioni fumettistiche di Shirow, una storia raccontata malissimo attraverso dialoghi superficiali e spesso privi di senso (lo scambio di battute tra colleghi negli spogliatoi) a dispetto di una linearità imbarazzante e di un’apparente facilità di controllo. Da queste parti non si aborrisce la semplicità né, in determinate occasioni, una certa banalità di fondo, ma bisogna dimostrare un’onestà, una conoscenza dei mezzi, un’umiltà che in Ex-Machina non si respirano mai.


Lo sfarzo visivo è infatti impressionante, e sebbene sia stata abbandonata la sublime veste grafica in cel shading del precedente lavoro di Shinji Aramaki, la CG lascia a bocca aperta in più di un’occasione per via di animazioni stratosferiche non solo nelle scene d’azione, dove chiaramente Ex-Machina dà il suo meglio in sparatorie che infrangono le leggi della fisica e inseguimenti vorticosi, ma anche durante le soporifere pause dialogiche, dove i personaggi si muovono sempre in maniera realistica (respirano, compiono piccoli gesti). Al di là del look cartoonesco (orribili i capelli, sembrano pezzi di pongo) e delle assurdità action (tuffi carpiati mentre si spara e altre improbabili amenità), Ex-Machina tocca vette di fotorealismo davvero notevoli, che diventano un orgasmo immediato nelle sequenze con protagonisti gli obesi, fantastici esoscheletri tipici del tratto mecha di Shirow. Terribile infine la colonna sonora, ormai poco invidiabile peculiarità della saga, un’accozzaglia di fastidiose, sgradevoli soluzioni elettroniche che si adattano pietosamente al ritmo frenetico dell’opera e, fuori luogo come sono, ne rovinano anche gli atroci momenti di quiete.

Prima di spingersi alla visione bisogni quindi chiedersi cosa si vuole: è sufficiente lo spaventoso lusso grafico per perdonare una storia infantile, confusa e scritta coi piedi? Se la risposta è sì, Applessed: Ex-Machina potrebbe anche intrattenervi a dovere per un paio d’ore scarse. Se rispondete invece negativamente, allora lasciate perdere, rabbia e irritazione vi negherebbero anche il più semplice godimento visivo.

Voto: 4,5 su 10

PREQUEL
Appleseed (2004; film)

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