mercoledì 9 marzo 2011

Recensione: Blue Gender

BLUE GENDER
Titolo originale: Blue Gender
Regia: Masashi Abe
Soggetto: Ryousuke Takahashi
Sceneggiatura: Katsumi Hasegawa
Character Design: Fuminori Kizaki, Koji Watanabe
Mechanical Design: Koji Watanabe
Musiche: Kuniaki Haishima
Studio: AIC
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1999 - 2000

 

Affetto da un male incurabile, Yuji Kaido viene ibernato in modo da essere salvato, quando la scienza farà progressi, in un lontano futuro. Si risveglia invece in un mondo in rovina e invaso dai Blue, insettoni alieni famelici di carne umana. Unitosi a una task force militare sopravissuta all'invasione dei Blue e dotata di avanzati mecha da battaglia, scopre che una parte della popolazione umana esiste ancora e risiede nella Second Earth, gigantesca stazione scientifica orbitante sopra la Terra. Insieme ai compagni il ragazzo inizia quindi una pericolosa odissea per raggiungerla...

Se peccare di originalità dovesse essere un difetto, sarebbero poche, pochissime le produzioni artistiche che si salverebbero da una stroncatura. Ma fortunatamente un conto è clonare nel modo più banale, un altro con classe. Solo così è possibile apprezzare lavori come un Blue Gender qualsiasi, ideato dal maestro delle storie robotiche/militari Ryousuke Takahashi e che debutta nelle tv giapponesi nell'ottobre 1999 ritagliandosi presto un buon nugolo di fan, entusiasi da come l'autore riesce a farsi produrre da AIC una serie televisiva insolitamente adulta nei temi e nelle immagini. Votoms con gli insettoni alieni? Starship Troopers coi mecha? Un po' entrambi, ma scritto e diretto in modo dignitoso, nonostante puzzi di stantìo già dal primo episodio.

A scanso di equivoci: se per l'eventuale spettatore non è un problema guardare una serie di cui intuisce subito dove andrà a parare, lo attende una visione estremamente piacevole. Impossibile aspettarsi qualcosa di diverso dalla classica storia post-apocalittica dove il protagonista debole, idealistica e impacciato si ritrova a viaggiare insieme a una militare dura, cinica e bellissima per giungere alla salvezza. Inevitabili la love story, lo sbattere il grugno dell'eroe contro la disumana logica dell' "arte della sopravvivenza", i suoi classici scruopoli di coscienza che porteranno gravi conseguenze a chi gli sta intorno... Si viaggia sui binari del più classico survival, solo con robot bipedi usati per sconfiggere l'affamato Blue di turno invece di fucili a pompa. Clichè che tornano a colpire la storia anche dopo il primo arco narrativo, quando fanno capolino esperimenti militari atti a creare super uomini, deliri di onnipotenza di chi vuole diventare divinità del nuovo mondo, il "mostro di Frankenstein" che si ribella al creatore, la scoperta di come la Terra torni al benessere ecologico dopo che buona parte dell'umanità è spazzata via... Chiaro che con tutti questi stereotipi non si può sperare neanche una volta in una qualche svolta che tiri fuori qualcosa di nuovo, ma nonostante tutto questo, appunto, Blue Gender è una serie televisiva che ha i suoi meriti.


Pur con i suoi limiti, già dal primo episodio cattura l'attenzione per non lasciarla più, calando lo spettatore nell'azione e rendendolo partecipe dell'iniziale smarrimento dello sfortunato Yuji, appena svegliatosi dal lungo sonno in una base medica invasa dei Blue. L'empatia che si instaura con lui e le sue emozioni è sincera, tanto che ci si ritrova immediatamente a vivere il suo terrore e a trovare come lui speranza e seduzione nella bella Marlene che diventa la sua guida per la sopravvivenza. Pur vestendo panni abbastanza banali i due sono piacevolmente caratterizzati, stesso discorso per la compagnia di comprimari. Blue Gender è un ottimo esempio di serie televisiva che scorre benissimo, senza mai perdersi in punti morti e tenendo desta l'attenzione con dialoghi semplici e realistici, azione, scene horror ed esplosioni di violenza, splatter e cinismo, ingredienti rari in una produzione televisiva e che per questo giungono inaspettati accrescendo il suo carisma. Addirittura non mancano accenni sessuali anche pesanti come orgie e rapporti sessuali, scene che, pur accennate più che mostrate esplicitamente, fanno il loro dovere nel suggerire la natura adulta della produzione.

Seppure infarcita di luoghi comuni, l'opera di Takahashi, lontana non solo dai complessi intrecci dell'autore ma anche dai suoi rigosissimi apparati politici/militari, si fa guardare senza mai stancare. Sarà la bellezza dell'azzeccatissima opening rock Tokihanate!, saranno i temi adulti, saranno i disegni piacevoli, la sceneggiatura scorrevole, i personaggi gradevoli, il fattore di politically uncorrect di truci scene di violenza sui bambini.... Qualsiasi sia il principale ingrediente segreto dell'opera, riesce nell'intento di convincere chi visiona a trascurare la banalità del soggetto, le animazioni giusto sufficienti, il mecha design anonimissimo e la regia che più patinata di così si muore. Notevole. Visione favolosa a cervello spento, Blue Gender pur non non avendo assolutamente nulla di memorabile fa il suo onesto mestiere di intrattenere bene, benissimo, e il brio con cui è scritto e confezionato garantisce lunghe, classiche maratone di episodi che scorrono via come un fiume. Chi cerca una storia sci-fi/robotica senza alcuna pretesa, accattivante e user friendly al massimo e dalle gustose spruzzate horror, deve seriamente prenderlo in considerazione.


Degno di nota, una volta tanto, anche il cosidetto film di montaggio realizzato due anni dopo, The Warrior. Un recap fatto con gran classe, visionabile anche autonomamente, che a dispetto della sua natura riassuntiva stupisce con numerose sequenze inedite, un aumento del lato gore e una pesante modifica al secondo arco narrativo, contemplando un finale nuovo di zecca. E ancora, a testimonianza dell'impegno profuso dallo studio, The Warrior si fa ricordare anche per un meticoloso aggiornamento grafico di quasi ogni singolo fotogramma della serie tv, con molti elementi visivi ridisegnati (ad esempio i capelli di Yuji), a fornire quasi l'impressione di vedere una nuova storia. Un grande lavoro che consiglio caldamente un po' a tutti, per apprezzare uno delle poche Special Edition fatte col cuore, per grande merito di AIC.

Voto: 7 su 10

ALTERNATE RETELLING
Blue Gender: The Warrior (2002; film)

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