venerdì 15 aprile 2011

Recensione: Blood - The Last Vampire

BLOOD: THE LAST VAMPIRE
Titolo originale: Blood - The Last Vampire
Regia: Hiroyuki Kitakubo
Soggetto: Mamoru Oshii (basato sul suo stesso romanzo originale)
Sceneggiatura: Kenji Kamiyama
Character Design: Katsuya Terada
Mechanical Design: Atsushi Matsumoto
Musiche: Yoshihiro Ike
Studio: Production I.G
Formato: mediometraggio cinematografico (durata 48 min. circa)
Anno di uscita: 2000
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Panini Video

 
Ultima vampira rimasta della sua specie, Saya collabora con la Red Shield, un’organizzazione segreta, al fine di debellare la minaccia dei chirotteri, mostruose creature deformi che si cibano di sangue. Sviluppata la capacità di camuffarsi tra gli umani, un gruppo di chirotteri si è nascosto in una scuola e la ragazza, con l’unico scopo di stanarli, si iscrive come comune studentessa...

Assieme a Ghost in the Shell (1995), Blood: The Last Vampire è opera tra le più rappresentative e famose di Production I.G, tanto da partorire manga, romanzi, due serie TV (Blood+ e Blood-C), rispettivamente nel 2005 e 2011), trasposizioni videloudiche e addirittura un film con attori e carne in ossa (l'anonimo The Last Vampire - Creature del buio). Il segreto del suo successo mondiale, tutto meritato, si riconduce alla sua notevole sostanza data dal gran lavoro di una squadra affiatata: complici il semplice ma efficacissimo soggetto tratto dal romanzo Kemonotachi no yoru (La notte delle bestie) di Mamoru Oshii e integrato da idee dei suoi stessi allievi Junichi Fujisaki e Kenji Kamiyama, la sceneggiatura secca e vincente di quest'ultimo, la regia funambolica di Hiroyuki Kitabuto e il ricercato lavoro tecnico (è, tra le altre cose, il primo film d’animazione a essere interamente realizzato in digitale), nonostante i cinquanta minuti scarsi di durata Blood è una pellicola eccellente sotto molti aspetti.

Le atmosfere cupe, marce, degradanti e sanguinose, costante del film, appaiono nella loro grigia oscurità sin dalle scene iniziali (l’ottima quanto feroce sequenza sul treno) e formano una giusta cappa opprimente. Data la breve durata la pellicola non perde tempo, evira ogni tipo di lungaggini e si concentra sul nocciolo, sull’essenza di una storia sostanzialmente action-horror, in cui Saya ammazza i chirotteri uno dopo l’altro in un’orgia di sangue piuttosto insistente. Seppur privandosi di una progressiva immersione nella storia, evitando così di affrontare il contesto scolastico, gli insegnanti, il preside e il ballo di Halloween (situazioni ed eventi soltanto accennati), Blood non pecca nel dedicarsi esclusivamente alla grintosa ricerca di Saya. La rapidità narrativa è infatti dosata magistralmente, e non si sente il bisogno di un maggior approfondimento – chiaro che, con una durata più rilevante, magari con i canonici 90 minuti, Blood avrebbe avuto tutto il tempo per sviluppare aspetti che per ora fungono da scenario bidimensionale-. Spogliandosi degli orpelli, personaggi secondari compresi (come i due funzionari della Red Shield, trascurati e in fondo inutili), e incentrando tutto su Saya e un riuscitissimo comprimario alquanto singolare (un’insegnante di mezza età, grassoccia, impacciata, che frigna per tutto il tempo), Blood viaggia su binari estremamente dinamici, dove poveri disgraziati vengono maciullati da mostri alti tre metri, i quali a loro volta vengono fatti a fettine dalla spada della bella e inquieta Saya.


Gran gusto nell’inscenare morti colorite (l’infermeria e l’albero) ed energiche strategie di battaglia (praticamente perfetto lo scontro nell’hangar militare), senza dimenticare una certa verosimiglianza, tanto nei dialoghi serrati (micidiale l’aggressività verbale di Saya) quanto, soprattutto, nel momento in cui la psiche umana affronta l’orrore (e qui ancora una volta salta fuori l’insegnante con i suoi tremolii, le sue parole balbettate, il suo sguardo perso nel vuoto, il suo essere continuamente nel posto sbagliato), Blood: The Last Vampire è quindi visione brillante nei suoi scenari putridi e sanguinolenti, resa magnifica da animazioni di qualità, fluide e naturali, e dal chara adulto e realistico di Katsuya Terada. Un gioiellino, esemplare nel suo breve minutaggio che si rivela essere, assieme alla scolorita colonna sonora, unico punto debole dell’opera.

Voto: 8 su 10

2 commenti:

www.animefan.it ha detto...

Kenji Kamiyama è Dio!

Simone Corà ha detto...

Forse anche un po' di più!

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