giovedì 22 settembre 2011

Recensione: The Sky Crawlers - I cavalieri dell'aria

THE SKY CRAWLERS: I CAVALIERI DEL CIELO
Titolo originale: Sky Crowlers
Regia: Mamoru Oshii
Soggetto: (basato sui romanzi originali di Hiroshi Mori)
Sceneggiatura: Chihiro Ito
Character Design: Tetsuya Nishio
Mechanical Design: Atsushi Takeuchi
Musiche: Kenji Kawai
Studio: Production I.G
Formato: film cinematografico (durata 121 min. circa)
Anno di uscita: 2008
Disponibilità: edizione italiana in dvd & blu-ray a cura di Dall'Angelo Pictures

 
Yuuichi Kannami è un Kildren, un militare creato artificialmente dal governo e "schiavo" della giovinezza eterna. Fa il pilota d'aviazione al servizio della milizia privata delle industrie belliche Rostock, in guerra da tempo con i rivali Lautern. Muovendosi per la base e conoscendo i suoi commilitoni il ragazzo avverte sempre più l'impressione di esserci già stato in un'altra vita e presto, approfondendo i suoi rapporti con la superiore Suito Kusanagi, inizia a rendersi conto dell'incredibile verità su come la razza umana ha debellato dalle coscienze il problema della guerra...

Lento e cervellotico come lo stesso ciclo di romanzi da cui prende ispirazione, a loro volta definiti "difficili da rendere in animazione" dal loro autore originale, The Sky Crawlers è il tipico film che potrebbe girare solo Mamoru Oshii, intriso fino all'orlo della sua filosofia dicotomista, tanto da diventare succo e materia dell'opera, abbandonando volontariamente la ricerca di una trama dal senso compiuto. Un film che pone al centro della narrazione, facendolo assurgere a climax finale, il processo di scoperta, da parte del protagonista attraverso la relazione con la bella e gelida Suito Kusanagi, dei meccanismi che muovono la realtà politica del mondo in cui loro vivono, pedine sacrificali di un originale meccanismo con cui l'umanità trova modo di bandire la guerra attraverso... la guerra. Come fanno a convivere avveniristiche sperimentazioni genetiche in una fragile e regredita realtà sociale e bellica degli anni 40. Perché l'eroe è spaesato da un forte senso di déjà vu in ogni azione che vive? Importante non la conclusione della storia, quanto il percorso per arrivarci. Una volta compreso (fin dai primi 15 minuti o nella rivelazione finale, a seconda dell'intuito) tutto torna, si rimane affascinati dall'incredibile concept di fondo ma anche parzialmente delusi dalla mancanza di una trama vera e propria. Delusione che colpisce a fondo parte non indifferente della critica internazionale (nonostante la candidatura al Leone d'Oro alla 65esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia), tanto che il film è spesso liquidato tra le opere minori del regista. Probabilmente è così, ma questo non lo rende meno personale dei suoi lavori maggiori.

Calando nuovamente i suoi attori in un territorio sospeso tra sogno e realtà, in questo ripetersi ciclico di giornate tutte uguali per Yuuichi, Oshii con Sky Crawlers riesce nell'intento, una volta tanto ottimista e speranzoso, di far recepire allo spettatore la bellezza della vita, dove ogni giorno può essere diverso dall'altro, magari simile nei fatti ma con sfumature e differenze che lo rendono unico e indimenticabile, rispetto a quelli davvero identici vissuti dai sfortunati Kildren. Messaggio veicolato con consueta raffinatezza registica. Splendida, e non potrebbe essere altrimenti, la confezione Production I.G: dai scenari agli aerei militari, la ricostruzione degli anni 40 è resa in modo perfetto da una CG massiccia che si sposa perfettamente con arredamenti a tema e personaggi disegnati a mano. Le litanie malinconiche di Kenji Kawai sono degne dei suoi lavori migliori, mentre la regia di Oshii è quella che ben si conosce, tanto che varrebbe la pena guardare il film solo per lei: lentissima senza essere noiosa, forte di una splendida fotografia che risalta al massimo primi piani, espressività dei volti, combattimenti aerei e le atmosfere lisergiche della storia. Distaccata, come i personaggi, che sono freddi e apatici come la vita che sono costretti a rivivere in loop. E l'aridità dei loro sentimenti è magistralmente resa dall'asettica direzione di Oshii e dal chara design di Tetsuya Nishio, che come in Jin-Roh scolpisce volti duri e glaciali.


Lo stile di racconto arido e privo di emozione è forse il più noto dei difetti imputati al regista, comunque non da considerarsi tale visto che è funzionale alla morale ultima del racconto e ai sentimenti evocati agli attori. Se il regista vuole spaventare l'idea di giornate che si susseguono identiche e senza variazioni non può che sfruttare un impianto narrativo simile, che rende a tratti pesante il film pur non potendo rinunciarvi. Difficile empatizzare col protagonista così come affezionarsi al cast, ma proprio perché non devono ispirare amore ma risultare insignificanti, bambolotti senz'anima, devono essere così. Oshii centra il suo obiettivo realizzando un film sicuramente non dal forte appeal commerciale, privo della spettacolarità di un Ghost in the Shell e che sicuramente non può che essere un'opera elitaria concepita "per se stesso", ma che registicamente ammalia e narrativamente colpisce. Concreto neo che si può imputare è giusto il personaggio di Midori Mitsuya, bella militare anche lei alla scoperta di origini che mai si sapranno. Probabile il suo ruolo sia molto più esteso nei romanzi ufficiali.

Pur senza un apparente sviluppo, The Sky Crawlers affascina per lo splendore registico e la suggestiva idea di fondo che spiega tutti i misteri, abbastanza da poterlo consigliare, a mio modo di vedere, non solo ai fan del regista ma anche a chi cerca un bel film. Ridicolo come sempre il titolo italiano, che fosse stato tradotto letteralmente sarebbe risultato molto più coerente ed evocativo (I bambini del cielo), ma almeno doppiaggio e adattamento di alto livello.

Voto: 7 su 10

12 commenti:

marco guarino ha detto...

Mi dispiace ma non condivido l'assenza della trama, come in tutte le opere di Oshii, il dilemma di fondo e' sempre presente ma in The Sky Crawlers rimane celato fino alla fine ed è la storia d'amore tra il capitano Kusanagi e Yuuichi , il dover accettare la sofferenza che procura la perdita dell'altro e il paradosso di rivedere il rimpiazzo identico all'amante che non ricorda quello che c'era stato tra di loro.

http://occhiliquidi.wordpress.com ha detto...

Non condivido... La trama c'è e come, solo che non è univoca, ha infinite sfaccettature e chiavi di lettura; inoltre il messaggio è molto forte e concreto.

I personaggi sono volutamente freddi, altrimenti non avrebbero senso in tale contesto.

Non si può volere solo anime mecha e splatter...

Jacopo Mistè ha detto...

Con assenza di trama non intendo assenza di contenuti, intendo proprio assenza di trama ;)
E Sky Crawlers, che pure a suo modo m'è piaciuto e lo trovo originale, non si può dire che abbia una storia portante: si può ridurre sinteticamente, come scritto nella rece, come la lenta realizzazione, da parte di Yuuichi, della sua identità e della realtà del mondo in cui vive.

http://occhiliquidi.wordpress.com ha detto...

Ma è proprio questa la trama. Solo che tu non hai colto i vari punti d'osservazione su cui è sviluppata.

Simone Corà ha detto...

Simone. Però non provocare, dài.

http://occhiliquidi.wordpress.com/ ha detto...

Ma non era una provocazione. Ho solo fatto notare un'inesattezza.

Maurizio ha detto...

Ho visto giusto ieri questo film e subito dopo sono venuto a leggere la tua/vostra recensione...devo ammettere che ci sono rimasto un pò male. Hai spiegato benissimo le scelte stilistiche del regista (come i volti apatici, il susseguirsi delle giornate in modo noioso e sempre uguale..)che servono a sviluppare e a far comprendere la storia ma nonostante ciò dici che non c'è trama, perchè? Spoilero un attimo (per chi non avesse visto il film) secondo me anche questa guerra (che nessuno spiega) e il fatto che siano 2 società appaltatrici a farla indica che è tutto finto: è solo uno spettacolo per gli uomini normali (infatti ci sono le visite alla base come se fosse un divertimento) e tutto serve solo a ricordare di quanto sia importante la pace (ma senza guerra non esisterebbe la pace)...In conclusione (mi sono già dilungato troppo e chiedo scusa) secondo me la trama c'è ed è anche molto complessa, sta allo spettatore coglierne tutte le sfacettature.
Secondo me uno dei film più belli che abbia mai visto, da 9

Jacopo Mistè ha detto...

Maurizio, per carità, non è mica che la nostra parola sia legge.

Noi (o meglio io, ciascuno recensore parla per sè e sè soltanto) condividiamo le nostre sensazioni, volta per volta, su una determinata opera, con onestà e secondo le nostre opinioni.
Ma rimane il fatto che le nostre sono appunto opinioni personali, da prendere forse come spunto di riflessione ma non certo come la Bibbia!

L'analisi che fai sulle tematiche di Sky Xrawler è giusta (a proposito, si potrebbe integrare col bel pamphhlet "Elogio alla guerra" di Massimo Fini, te lo consiglio!), è solo che personalmente ho trovato il film forse troppo lungo per quello che ha da dire. Alla fine la sua storia è "soltanto" quella di una cavia che indaga per tutta la durata del tempo sulla sua vita, fino a scoprire l'amara verità che la regge. Ma è una verità che non ha alcuna ripercussione sul mondo che gli sta attorno, non cambia nulla. Insomma quando parlo di "trama che non c'è" mi riferisco a questo, al fatto che la storia rimane pietrificata senza avere sbocchi.

Ma se a te il film è piaciuto, per carità, ottimo! Buon per te! :)

Antisistema ha detto...

Il film è un enorme protesta sociale contro la guerra e soprattuto gli interessi che vi sono dietro. Tema non nuovo al regista che l'aveva già affrontato in Patlabor 2: The Movie.

La trama è semplice :

Yuichi Kannami arriva in una base di aviazione, facente parte dello schieramento dell'industria bellica della Rostock, che da lunghi anni combatte nei cieli contro l'americana Lautern. Yuichi è uno di questi piloti, che ogni giorno deve combattere contro gli aerei avversari in una sorta di guerra spettacolo per far divertire gli spettatori di tutto il mondo e far si che l'umanità possa "mantenere una pace forzata".

La trama non dice molto (come quasi in tutti i film di Oshii),ma non ho voluto dire neanche io molto, perchè questo film ve lo stra-consiglio.
Come dicevo è un film che fa della protesta contro la guerra il suo cavallo di battaglia. Infatti, l'essere umano tende sempre alla guerra, per evitare ciò quindi l'europa e l'america hanno appaltato la "guerra" a due industrie belliche, in modo che le nuove generazioni possano sia godersi uno spettacolo (avendo una valvola di sfogo), sia per incutere timore alle nuove generazioni e sia per tenere a bada le industrie belliche che producendo aerei e armi, sono tenute a bada. Il soldo muove sempre tutto, e le industrie belliche in questo modo possono scannarsi tra loro in una guerra che sembra non aere mai fine.
Le uniche vittime della situazione, sono i piloti. I piloti sono dei Kildren, ovvero persone con l'aspetto di adolescenti e che hanno una crescita bloccata, dato che non possono diventare adulti. Vivono in uno stato di eterna adolescenza, finchè non verrà il giorno in cui verranno uccisi in battaglia...
Il finale è come piace a me ^^ (ah andate dopo i titoli di coda, si anche Oshii s'è convertito alla moda).

La regia di Oshii è ad altissimi livelli, anche se qui è ancora più lenta e in un film d'animazione di 2 ore, potrebbe ostacolare in molti. Le giornate dei piloti infatti si ripetono per quasi un'ora e passa ed i lunghi silenzi la fanno da padrona, solo negli ultimi 30 minuti, ci sono le rivelazioni.
Ottima OST che da un senso si etereo.

Le animazioni oltre al 2D, si avvalgono del 3D per le scene in volo, (solo per queste, che non sono neanche molte). Alcune volte a mio avviso stonano.

Insomma è un film da vedere, ed inoltre è meno ermetico e criptico di altri suoi film (la sceneggiatura non è la sua).

Due parole infine sulla critica. Questo film non comprendo del perchè sia stato accolto freddamente dalla critica al festival di Venezia, quando era palesemente il miglior film della mostra (lo vinse the Wrestler di Aronofsky, ottimo film, ma non un capolavoro).
Voglio sottolineare il comportamento vergognoso di alcuni critici italiani che neanche a metà film si sono alzati (e lo hanno ammesso in alcune loro recensioni) e poi lo hanno massacrato dandogli 2 stelline.
Questo film è un C-A-P-O-L-A-V-O-R-O, dopo Beautiful Dreamer è il miglior film di Mamoru Oshii.
La critica italiana e parte di quella internazionale non hanno capito come al solito un cavolo, sono rimasti legati come dei bigotti ai loro film pre-anni 80 bollando per la stragrande maggioranza come spazzatura tutto ciò che è dopo.

Voto 9

Mi dispiace Jacopo non essere d'accordo con te, spero che non ve la prendiate (senza questo blog non avrei mai saputo dell'esistenza di questo film e vi ringrazio per il vostro grande lavoro per far si che si abbia online un luogo dove reperire recensioni delle opere d'animazione giapponese), ma io c'ho visto un capolavoro. Il finale dice tutto sulla circolarità dell'opera, non cambierà mai niente. come si dice...The Show must go on...ecco.

Jacopo Mistè ha detto...

Che dirti, il fatto che la rece ti abbia ispirato a guardare il film è già una vittoria per noi, poi ci sta benissimo che ci sia diversità di vedute. Insomma è lo stesso discorso fatto precedentemente con Maurizio!

Ne parlavo anche con lui comunque... per me il tema del film, più che uno j'accuse alla guerra, è la riflessione amara sul fatto che non si può apprezzare la pace senza conoscere la guerra, insomma le due cose sono indissolubilmente legate e hanno il loro senso ben definito nella loro circolarità. Invito anche a te a comprare (o cercare in biblioteca) il libro "Elogio alla guerra" di Massimo Fini, penso potrebbe darti innumerevoli spunti di riflessione. ;)

Giacomo Rivoira ha detto...

Film ME-RA-VI-GLIO-SO! E recensione lacunosa eheheh...

(Farò SPOILER).

Lamentare l'assenza di trama per un film del genere, oltre ad essere fondamentalmente sbagliato, dal momento che la trama c'è eccome, ed è niente meno che la 'vita' stessa del protagonista, è anche incredibilmente fuorviante, e un po' superficiale. Vi lamentereste dell'assenza di trama per un film di Antonioni? Di Bergman? Di Truffaut? Di Sorrentino? Perchè questo è il campo da gioco in cui opera Oshii, quello del cinema europeo, in cui la 'trama' è un tutt'uno con la storia del personaggio (o dei personaggi). Ma poi il recensore scrive che la trama 'non ha senso compiuto' e dopo si vanta dicendo di aver capito come sarebbe andata a finire dopo 15 minuti (come ho capito anch'io del resto)? Un po' strano, si stanno dicendo due cose agli esatti antipodi! ;)
Il punto è che con queste considerazioni e premesse sulla trama alla fine mi risulta anche poco importante che si esalti tutto il comparto tecnico, dalla regia alle animazioni (superbe, l'alternanza tra il tratto un po' infantile dei personaggi e la tridimensionalità del mondo reale toglie il fiato, sia nelle esplorazioni celesti, sia nelle scene di vita quotidiana, quand'anche il semplice scendere dal tram, in città, di sera con una donna, diviene un momento d'estasi, di sospensione esistenziale). Con simili basi, avrei quasi preferito che questo Sky Crawlers si avesse avuto il coraggio di bocciarlo in pieno. Si fa passare il messaggio che il film sia un mero esercizio di stile, quando invece è un'altra grande ode alla Forma fatta da Oshii; forma artistica che al contempo plasma ed è totalmente funzionale ad una storia profonda, commovente, drammatica e melo-drammatica. Faccio fatica a capire come si possa non emozionarsi e parlare di situazioni e personaggi freddi, distaccati, dopo sequenze così umane come il primo, romantico, incontro con Fuko, la cena tra Kannami e Kusanagi, il fish eye ALLUCINANTE che corrisponde al momento dell'illuminazione di Kannami (raramente ho visto usare con tale maestria questa tecnica, e stiamo parlando di un film d'animazione), la luce pallida e metafisica che irradia i Kannami e Kusanagi quando arrivano a quella che vorrebbe essere la resa dei conti.
È un film che vive di Estetica e di sequenze, così come le vite dei Kildren altro non sono che uno scorrere di singole sequenze. Se è vero che grossomodo si capisce fin da subito quale sarà la svolta finale, allora l'unico modo possibile in cui ci si può arrivare, nel pieno del coinvolgimento emotivo, è quello di perdersi, di volta in volta, nello struggimento delle singole situazioni, nella sensualità di un incontro amoroso, nel dolore di una confessione ricevuta dopo aver bevuto troppo, ecc.
Mi fa poi specie leggere come Sky Crawlers sarebbe un film 'ottimista e speranzoso', o quantomeno come questo sarebbe il tratto che maggiormente emerge dalla visione, quando quest'opera è di una tristezza e malinconia infinite. È vero che nel finale (uno dei più crudeli e disarmanti mai visti) Kannami si chiede 'non è questo abbastanza per vivere?', ma subito dopo si domanda anche 'o forse non può essere abbastanza?', riferendosi ad una vita infinitamente uguale ed infinitesimamente diversa. Insomma, in lui albergano laceranti dubbi e drammi esistenziali fino alla fine... E poi ancora. Senza contare, come sottolineato in altri commenti sopra il mio, il discorso sulla guerra, sull'ineluttabilità della stessa nella vita degli uomini. In questo senso è magistrale la sequenza dei bombardamenti alla base della Lautern, il momento in cui lo spettatore si 'sveglia', o dovrebbe farlo, e per la prima volta, in un film sino a quel momento tutto sommato leggero, comprende, osservandola, la tragedia della distruzione. Esattamente come gli uomini del film guardano lo 'spettacolo' della guerra per non dimenticarsene.

Andrea Venuti ha detto...

Ottima recensione (che condivido), scritta benissimo con un linguaggio ricercato ma allo stesso tempo comprensibilissimo; ottima anche a livello di "parole", non troppo lunga ma comunque esaustiva riuscendo a toccare i temi cardini voluti/proposti dal regista. Unico neo a mio parere il voto poiché lo sperimentalismo linguistico di Oshii unito all'eccelso lavoro tecnico-stilistico meritava almeno un 8.

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