REDLINE
Titolo originale: Red Line
Regia: Takeshi Koike
Soggetto: Katsuhito Ishii
Sceneggiatura: Katsuhito Ishii, Yoji Enokido, Yoshiki Sakurai
Character Design: Katsuhito Ishii, Takeshi Koike
Mechanical Design: Katsuhito Ishii, Takeshi Koike
Musiche: James Shimoji
Studio: Mad House
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 101 min. circa)
Anno di uscita: 2009
Disponibilità: edizione italiana in DVD & Blu-ray a cura di Kaze
Titolo originale: Red Line
Regia: Takeshi Koike
Soggetto: Katsuhito Ishii
Sceneggiatura: Katsuhito Ishii, Yoji Enokido, Yoshiki Sakurai
Character Design: Katsuhito Ishii, Takeshi Koike
Mechanical Design: Katsuhito Ishii, Takeshi Koike
Musiche: James Shimoji
Studio: Mad House
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 101 min. circa)
Anno di uscita: 2009
Disponibilità: edizione italiana in DVD & Blu-ray a cura di Kaze
Tra i più abili piloti interstellari, JP sta per vincere la corsa Yellowline quando un'improvvisa esplosione manda in frantumi la sua auto. Convalescente e in ospedale, JP scopre che, grazie al ritiro di due concorrenti, è stato comunque selezionato per la Redline, la più veloce corsa automobilistica dello spazio: deve quindi rimettersi in piedi e potenziare al più presto il suo bolide per garreggiare con gli avversari più forti, scorretti e armati di sempre. Nel mentre, però, il governo del pianeta Roboworld, scelto per ospitare la Redline, si oppone fermamente alla decisione, perché invischiato in alcuni loschi progetti, tra i quali la creazione di un'immensa arma biologica, il Funky Boy...
Sembra impossibile che, nell’instancabile universo animativo nipponico, dove gli studios si rincorrono e si battagliano producendo decine di serie tv, OVA e film all’anno, a Takeshi Koike ne siano serviti addirittura sette per realizzare il suo giocattolo, un tempo di lavorazione incredibilmente lungo ma che mostra, sin dalle prime, vorticose immagini, quanto Redline abbia sfruttato una tale mole d’investimento d’ore per stupire graficamente, riuscendoci fotogramma dopo fotogramma. Con una storia che racconta di corse automobilistiche è infatti naturale aspettarsi un’esagerazione visiva che ricerchi i confini raggiunti finora e tenti di andare oltre, di accelerare ancora, di gonfiare, accentuare, sbalordire con mirabolanti ricchezze ritmiche e registiche come avevano fatto i Wachowsky Bros nel loro coloratissimo Speed Racer (2008), e difatti Redline non si pone alcun limite, presentandosi sicuramente come una delle più folgoranti, imponenti e proibitive esperienze visive di questi ultimi anni.
Con le sue tinte forti e vivaci, con i suoi stravaganti accostamenti di colori, con la sua fantasia deformed, lo stile grafico di Redline appare mostruosamente potente, allo stesso tempo muscoloso e folle, l’ideale per rappresentare le fattezze, umane e soprattutto non, dei tanti protagonisti. Contrariamente al consueto chara nipponico, come nelle opere di Hiroyuki Imaishi troviamo ora un look più squisitamente occidentale (sebbene esasperato dalle flessioni comportamentali che subisce ovviamente il tratto) e che strizza piuttosto palesemente l’occhio a Star Wars, tanto nella creazione di uno scenario galattico vivo, caotico, pulsante, quanto nel design delle antropomorfe creature aliene. E diventa impossibile chiudere gli occhi di fronte a un tale sfarzo grafico, a una così frizzante messinscena, ad animazioni eccezionali, a quest’energica e irresistibile sarabanda di colorazioni e tonalità che sembrano andare a ritmo con il fracasso martellante generato dalla OST dance di James Shimoji. E il bello è che la gara deve ancora iniziare!
Sembra impossibile che, nell’instancabile universo animativo nipponico, dove gli studios si rincorrono e si battagliano producendo decine di serie tv, OVA e film all’anno, a Takeshi Koike ne siano serviti addirittura sette per realizzare il suo giocattolo, un tempo di lavorazione incredibilmente lungo ma che mostra, sin dalle prime, vorticose immagini, quanto Redline abbia sfruttato una tale mole d’investimento d’ore per stupire graficamente, riuscendoci fotogramma dopo fotogramma. Con una storia che racconta di corse automobilistiche è infatti naturale aspettarsi un’esagerazione visiva che ricerchi i confini raggiunti finora e tenti di andare oltre, di accelerare ancora, di gonfiare, accentuare, sbalordire con mirabolanti ricchezze ritmiche e registiche come avevano fatto i Wachowsky Bros nel loro coloratissimo Speed Racer (2008), e difatti Redline non si pone alcun limite, presentandosi sicuramente come una delle più folgoranti, imponenti e proibitive esperienze visive di questi ultimi anni.
Con le sue tinte forti e vivaci, con i suoi stravaganti accostamenti di colori, con la sua fantasia deformed, lo stile grafico di Redline appare mostruosamente potente, allo stesso tempo muscoloso e folle, l’ideale per rappresentare le fattezze, umane e soprattutto non, dei tanti protagonisti. Contrariamente al consueto chara nipponico, come nelle opere di Hiroyuki Imaishi troviamo ora un look più squisitamente occidentale (sebbene esasperato dalle flessioni comportamentali che subisce ovviamente il tratto) e che strizza piuttosto palesemente l’occhio a Star Wars, tanto nella creazione di uno scenario galattico vivo, caotico, pulsante, quanto nel design delle antropomorfe creature aliene. E diventa impossibile chiudere gli occhi di fronte a un tale sfarzo grafico, a una così frizzante messinscena, ad animazioni eccezionali, a quest’energica e irresistibile sarabanda di colorazioni e tonalità che sembrano andare a ritmo con il fracasso martellante generato dalla OST dance di James Shimoji. E il bello è che la gara deve ancora iniziare!
A questo punto era lecito attendersi un mero esercizio visivo che, nella sua maestosità, sfrecciasse a bordo di una trama minimale e probabilmente inutile, un semplice straccio narrativo con cui pulire e far risplendere le carrozzerie dei bolidi più tamarri in circolazione. Invece Redline, pur non brillando certamente per originalità e invenzioni, offre un intreccio non solo interessante da seguire, nel suo rocambolesco raggiro per fermare la pericolosissima corsa al centro della vicenda, ma ben strutturato e curato nello sviluppo, nell’eccentrica gestione del cast e nel divertente comparto dialogico che mai si rivela moscio, banale o sterilmente zeppo di cliché. Questo perché Katsuhito Ishii e i suoi sceneggiatori costruiscono personaggi stralunati e ottimamente delineati (tutti, dal meccanico a quattro braccia al villain, passando per i tanti partecipanti alla Redline e, naturalmente, il protagonista JP, un figaccione perfetto per il ruolo di romantico eroe) e li intreccia in situazioni che continuano a girare attorno alla gara automobilistica senza che questa diventi mai il solo e unico scopo del film. Tra stelle del pop inviate dalla regina di un pianeta magico, cacciatori di taglie e poliziotti-gorilla corrotti, sono molte le piccole sottotrame che rafforzano il plot generale irrobustendo la rabbia del dittatore di Roboworld, intenzionato a fermare la gara a tutti i costi anche evocando una una creatura alta come un palazzo.
La corsa si trasforma pertanto in un inseguimento, perché JP e gli altri piloti non solo gareggiano per vincere ma per scappare dall’esercito alle loro calcagna, una variopinta muraglia di robot e soldati che contribuiscono ancora di più alla potenza, anche narrativa, dell’opera. Nella sua seconda metà Redline è comunque interamente dedicato alla corsa, e il carattere prettamente visivo dell’opera acquisisce il suo massimo momento di splendore, perché assistere all’impressionante e rapidissimo corteo di auto, mostri, androidi e piloti è pura, semplice, sfolgorante meraviglia. Gli oltre 100.000 disegni realizzati per il film pulsano di vitalità, in questa sarabanda di colori e suoni che tengono incollati alla poltrona per stupefacenza visiva. La semplice forma che trionfa, granitica, sui contenuti, garantendo quasi due ore di divertimento. Cento minuti irresistibili, una visione consigliata a chiunque, perché nessuno può realmente rimanere impassibile al fascino motorizzato di Redline.
Fortunatamente buono il doppiaggio italiano a cura di Kaze, uno dei suoi ultimi buoni lavori prima del devasto sonoro de Il viaggio verso Agartha (2011), Mardock Scramble: The First Compression (2010) e gli OVA di Black Lagoon (2006), pietre miliari in ambito dei peggiori doppiaggi della Storia italiana. Redline è uno di quei film che splendono oltre ogni limite nella spettacolare edizione Blu-ray: quella è la versione da avere.
Voto: 8 su 10
5 commenti:
Questo film l'ho visto da poco e devo dire che non mi è piaciuto molto. L'ho trovato un po' una tamarrata preconfezionata fatta per stupire con magnifici effetti grafici e pochissima trama e caratterizzazione psicologica dei personaggi. Va bene per una serata tranquilla ma non mi ha lasciato molto XD
Mah, io sono partito con l'idea che fosse soltanto una semplice tamarrata, cosa che comunque è abbondantemente, ma sono rimasto davvero stupito perché l'ho trovato molto ben scritto e organizzato (certo, all'interno del genere a cui risponde).
Voglio dire, ci sono decine di personaggi, tutti bene o male con una buona caratterizzazione, e la trama non è così stupida e insipida come si potrebbe pensare leggendo la sinossi, bensì ha una certa "profondità" nel trattare i personaggi, il loro background e le varie relazioni che nascono.
Poi, sul chara, non direi che è banale, di certo non è originale, pur essendo quasi una mosca bianca, ma è strepitoso per la valorizzazione caratteriale dei tanti personaggi.
Occhiliquidi, ma non hai un minimo di amor proprio? Perchè continuare a coprirti di ridicolo con tutti questi account farlocchi, che tanto ti sgamiamo subito visto che ripeti sempre le stesse cose coi tuoi consueti errori (orrori?) di ortografia?
QUI
NON
SEI
BENVOLUTO.
Puoi anche maturare e scoprire il dono dell'argomentazione, ma anche in quel caso non ti faremmo passare più alcun post. NON VOGLIAMO PIU' LEGGERE QUELLO CHE SCRIVI. Fissatelo in mente e saremo tutti più felici, anche te.
Divertente, ma da una visione e via, non credo mi verrà mai voglia di recuperarlo. Alla fine mi spiace perché ho l'impressione si tratti di un'occasione mancata...
Io comincio invece ad avere l'impressione che sia piaciuto così tanto solo a me. ;)
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