giovedì 11 ottobre 2012

Recensione: Resident Evil - Degeneration

RESIDENT EVIL: DEGENERATION
Titolo originale: Biohazard Degeneration
Regia: Makoto Kamiya
Soggetto: (basato sul videogioco originale di CAPCOM)
Sceneggiatura: Shotaro Suga
Character Design: Naoyuki Onda
Zombie Design: Yuichi Matsui
Mechanical Design: Takeshi Takakura
Musiche: Tetsuya Takahashi
Studio: Digital Frontier
Formato: film cinematografico (durata 97 min. circa)
Anno di uscita: 2008
Disponibilità: edizione italiana in dvd & blu-ray a cura di Sony

  
Sette anni dopo la distruzione di Racoon City, l’azienda farmaceutica Umbrella, produttrice in segreto dei terribili T e G-Virus, ha perso a poco a poco il proprio potere. Per un impero che crolla, però, un altro ne sorge: la WilPharma, infatti, è un nuovo colosso farmaceutico, repentinamente ostacolato da una ONG chiamata TerraSave. È così che, dopo un attacco terroristico atto a incolpare la WilPharma di mostruosi esperimenti su cavie umani, Claire Redfield e Leon Kennedy si ritrovano nuovamente l’una accanto all’altro per cercare di sconfiggere una nuova orda di morti viventi.

 Il parere del Corà

Cronologicamente posto dopo la conclusione del quarto capitolo della saga videoludica, Resident Evil: Degeneration rappresenta una sorta di tappabuchi per gli eventi lasciati in sospeso nella continuity storica, e, allo stesso tempo, un prequel per quello che doveva essere il nuovo videogame in uscita, Resident Evil 5. Lasciate da parte le discutibili trasposizioni nate dalla mente di Paul Anderson, infatti, la Capcom ha voluto riportare l’attenzione sulla saga originale, senza Alici o Alveari di mezzo, con un progetto d’animazione in CG di per sé ambizioso ma non del tutto riuscito.

Forte della presenza dei protagonisti del secondo episodio, Degeneration offre una trama piuttosto basilare, che si àncora saldamente ai canoni dell’epopea creata da Shinji Mikami. Quindi spazio a luoghi chiusi dove poter liberare il virus e riempirli di zombi (un aereporto prima e il quartier generale della WilPharma dopo), e poi via di inseguimenti, sparatorie, headshot e intrighi. Se da una parte la componente action brilla per un continuo saliscendi adrenalico, dispiace constatare come invece la controparte cospirazionista si adagi su livelli di dubbia elaborazione mentale, a causa di personaggi meschini facilmente individuabili e meccanismi di raggiri e di presa al potere piuttosto scontati. Il problema maggiore della pellicola Capcom risiede proprio in una standardizzazione esagerata dei protagonisti. Personalità immobili, scolpite in anni e anni di stereotipi, che non lasciano spazio a sorprese ma solo a noiose conferme. È il caso di un Leon impavido e imbattibile, quasi un Dolph Lundgren più roccioso del solito; o del senatore Davis, intrappolato in vesti detestabili sin dal primo istante; o ancora di Frederic, character davvero pessimo sia per costruzione fisica che per processi mentali e comportamenti. Incolori Claire e Angela, poco più che manichini che saltano e sparano e, all’occorrenza, aprono i rubinetti.


Tuttavia, superato lo scoglio delle caratterizzazioni infime, è facile lasciarsi prendere dalla travolgente tamarraggine del film. Tra animazioni stupefacenti e regia esageratamente spettacolare, si entra in un’overdose di conflitti a fuoco, morsi mortali e, nella lunga parte finale, un figlioccio bastardo del boss di Resident Evil 2, potenziato dalla CG e da effetti imprevisti del G-Virus. Azione inverosimile, salvataggi improbabili, leggi fisiche sbriciolate, movimenti matrixiani e molto altro stordimento cerebrale per novanta minuti in cui, perlomeno, piacere visivo e lussuria nerd, da questo punto di vista, sono ampiamente soddisfatti. Rimane un ultimo grosso ostacolo da superare, ovvero l’imbarazzante qualità dialogica del film, aggravata da un tremendo doppiaggio italiano, nonostante il coinvolgimento di un paio di voci famose. A livello di conversazioni e discussioni ci troviamo nel girone dei cerebrolesi, con almeno un paio di occasioni di ingenuo gongolmento nel ridicolo (l’epilogo, ovvero quanto di più brutto e stupido e involontariamente comico potesse chiudere la vicenda). È facile capire come Suga, in fase di sceneggiatura, abbia svolto un lavoro dozzinale e poco accattivante, aggravato, tra l’altro, da scelte narrative che omaggiano in continuazione il videogioco (l’esplorazione in solitario del quartier generale della WilPharma), ma che non appena abbracciano il concreto (per quanto virtuale) diventano inconsistenti. Non che si possa chiedere molto a un film ingabbiato in un genere dai limiti invalicabili, ma ripensando ai complessi autocompiacimenti narrativi della saga videoludica, rimane una spiacevole amarezza per uno svolgimento fin troppo facilone. Certo, Kamiya alla regia è fonte di entusiasmo e di grande inventiva, ma la tiepida sufficienza Resident Evil Degeneration se la guadagna a stento. E visto il potenziale del progetto, si tratta di una grande occasione sprecata.

Voto: 5,5 su 10

 Il parere del Mistè

Con Degeneration CAPCOM decide finalmente di esportare uno dei suoi brand videoludici fondamentali al cinema, prendendo coraggiosamente le distanze dalla deriva demenziale della saga live-action di Paul W. Anderson, ambientandolo così la sua nuova storia nella continuity del videogioco. E, come nel caso di 4D-Executer, cortometraggio del 2000 trasmesso nei parchi di divertimento nipponici, la CG sembra l'unica scelta possibile per proseguire le avventure di Claire, Leon, Chris e Jill.

Ambientato a cavallo tra il quarto e quinto episodio della saga, Degeneration è un prodotto decisamente riuscito, che riesce nell'impresa di rendere perfettamente, senza mai tradirle, le caratterizzazioni, lo spirito, i dialoghi e le atmosfere del videogioco, che più di qualcuno, colpito da una probabile amnesia, non ricorda essere cambiate parecchio con il quarto capitolo a cui il film si rifà prepotentemente. Fuori luogo criticare l'opera piangendo sui bei tempi andati della saga quando questa ancora era un'avventura 3D, di enigmi e atmosfera: il brand Resident Evil si è evoluto nell'action-horror, che lo si voglia o no, dove giganteschi arsenali di armi, munizioni quasi infinite, arti marziali, acrobazie e spettacolo puro sono gli ingredienti principali. Degeneration segue fedelmente questa formula inaugurata dal quarto episodio, presentando così le caratterizzazioni aggiornate e tamarre di Leon e Claire, indimenticabili protagonisti del secondo episodio dell'era PlayStation. Con queste premesse il fan che ha seguito la saga può solo andare in brodo di giuggiole, perché Degeneration offre tutto quello che gli si chiede: centinaia di zombi, sparatorie, Tyrant, mutazioni mostruose, protagonisti carismatici, civili allegramente sgranocchiati, nuove rivelazioni sul T-Virus e diverse aggiunte di un certo interesse nella continuity (una nuova organizzazione anti-bioterrorismo, nuovi approfondimenti sulla vita dei protagonisti, la prima apparizione dell'azienda farmaceutica Tri-Cell capitanata da Wesker, una love story che avrà probabili ripercussioni in futuro). Poco importano le caratterizzazioni più o meno macchiettistiche o dialoghi/sviluppi (il complotto governativo!) da serie B, del resto la stessa saga videoludica si è sempre contraddistinta, volutamente, per un approccio citazionista e affettuoso verso le pellicole zombesche di genere degli anni 80, dove non contano realismo ma compiaciuta atmosfera da film di seconda categoria.

Di una linearità assoluta, la trama di Resident Evil: Degeneration è puramente asservita ad azione non-stop dal ritmo trascinante, grazie alla regia dinamica di Kamiya, e a protagonisti-divi, bellocci e attraenti, che strizzano l'occhio ai fan a ogni momento col loro vestiario identico all'originale. Si va da un'ambientazione/carneficina all'altra, prima un'areoporto e poi la sede della WilPharma, senza un attimo di respiro, per effetto di dialoghi calcolati quel che basta per indirizzare la trama. Grande protagonista è anche il comparto musicale, con tracce musicali e addirittura effetti sonori prelevati di forza dal videogioco, proprio il massimo per realizzare il sogno degli appassionati, che, come nel caso di Final Fantasy VII: Advent Children, tornano nel proprio mondo preferito ritrovandolo esattamente così come se lo ricordano. Sfido a non emozionarsi nel sentire la classica musichetta da "Save Point" quando i personaggi si rifugiano in una stanza sicura, tra una sparatoria e l'altra.


Ci si può lamentare giusto di due cose, la qualità della CG e il doppiaggio nostrano. La computer graphic è ben più che dignitosa, molto buona in oggettistica e ambientazioni ed eccellente nei volti dei personaggi, ma le movenze lasciano molto spesso a desiderare, decisamente migliorabili. Le voci italiane sono, con ogni buona volontà, abbastanza ridicole, anche se con l'apporto di professionisti quali Riccardo Rossi ed Eleonora De Angelis: per niente adatte ai personaggi, tanto che consiglio caldamente di switchare all'audio inglese.

Spin-off "minore" della saga ma fatto con estrema cura, Resident Evil: Degeneration, come Advent Children, è un'opera unicamente rivolta ai fan della saga, di quelli che la seguono e vogliono scoprire più retroscena possibili della storyline e dei loro personaggi preferiti. In lui non possono trovare nulla di meglio, scoprendo in esso un ottimo capitolo "intermedio" della loro serie preferita, un'ora e mezza che vola tra un'esaltazione e l'altra.

Voto: 7 su 10

PREQUEL
Resident Evil: 4D-Executer (2000; special)

SEQUEL
Resident Evil: Damnation (2012; film)

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