lunedì 9 febbraio 2015

Recensione: Roujin Z

ROUJIN Z
Titolo originale: Roujin Z
Regia: Hiroyuki Kitakubo
Soggetto & sceneggiatura: Katsuhiro Otomo
Character Design: Hisashi Higuchi
Mechanical Design: Katsuhiro Otomo, Mitsuo Iso
Musiche: Bun Itakura
Studio: MOVIC
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 80 min. circa)
Anno di uscita: 1991
Disponibilità: edizione italiana in DVD & Blu-ray a cura di Kaze

 

Non so cosa pensare dell’Otomo più leggero e simpatico, il prototipo della sua storia scanzonata è, al solito, semplice pretesto per arrivare a quello che ha comunque sempre presentato anche nelle sue maxi opere come Akira (1988) e Steamboy (2004), ovvero esplosioni colossali, trasformazioni roboanti e, in generale, una serie infinita di concatenazioni visive utili a uno stupore visivo senza freni. Roujin Z, lungometraggio del 1991 da lui ideato e scritto, è un piccolo classico, come al solito noto più che altro per i nomi coinvolti (Hiroyuki Kitakubo alla regia è dietro la camera da presa in Black Magic M66 del 1987 e Blood: The Last Vampire del 2000, non  manca neppure lo zampino di Satoshi Kon nell'Art Design) che reali altri meriti, e a suo modo è visione piacevole e senza impegni, come vuole la tradizione otomiana: grande sfarzo visivo e, be’, poco altro, ma abbastanza da convincere la giuria del Mainichi Eiga Councours del 1991 a premiarlo come miglior film d'animazione.

Pur agganciandosi a una qualche critica sociale, con un’occhiata intelligente alla vita dell’anziano quando entra nei suoi ultimi stadi, quelli che necessitano di assistenza e attenzione continua e che portano i suoi familiari ad abbandonarlo a ospedali e attrezzature mediche invece di stargli vicino, Roujin Z glissa clamorosamente ogni approfondimento e si concentra sullo Z-001, una macchina rivoluzionaria in grado di prendersi cura di ogni bisogno della persona senile, che subito dopo la sua prima dimostrazione inizia a manifestare un’imprevedibile personalità propria. La palese catastrofe che ne consegue è dovuta alla forza con lo Z-001 vuole vivere, nonostante infermieri, medici, scienziati, giornalisti e l’intero esercito gli si mettano contro: la macchina tiene in ostaggio un povero vecchietto la cui unica colpa era quella di essere cavia delle sue coccole e, mentre fugge alla ricerca di una meta nata dalla memoria del vecchio stesso, raccatta qualsiasi cosa trovi sulla sua strada e lo usa per costruirsi una corazza sempre più grande.

Roujin Z è tutto questo: la giustificazione narrativa è un semplice, quasi ridicolo input per dare il via a un’impressionante sequenza di metamorfosi meccaniche, con lo Z-001 che ingloba armi, auto e ogni pezzo di metallo possibile, si antropomorfizza con gambe, cingoli e tentacoli e si sbarazza facilmente di ogni nemico, persino un suo ritrovato militare gemello dalle fattezze aracnidi. Boati, mitragliate, sparatorie forsennate sono la struttura stessa del film, il cui ritmo è talmente alto che addirittura nei pochi momenti dialogati Kitakubo pare mettere fretta ai personaggi per tagliare corto e poter così passare di nuovo alle mille trasformazioni dello Z-001, spettacolarizzate chiaramente dal design caratteristico dello stesso Otomo.


Abbiamo quindi a che fare con un divertissment puro, come bene o male qualsiasi cosa abbia fatto Otomo, che poteva sprecarsi maggiormente grazie a una serie di personaggi ben caratterizzati (i vecchietti hacker, i ragazzi che fanno incidentalmente fuggire il macchinario, i giornalisti, la stessa protagonista e il suo ferreo sospetto) ma che purtroppo rimangono sullo sfondo della forza schiacciante di questa strambo mecha. E alla fine si sorride, si guardano anche con la dovuta meraviglia le buone animazioni che rimaneggiano in continuazione lo Z-001, ma non rimane molto altro se non un proverbiale “carino”  che, con i nomi coinvolti, e pur in anni di incessante ricerca visiva, pare sinceramente essere troppo poco.

Voto: 6,5 su 10

4 commenti:

Marco Grande Arbitro ha detto...

Ora che ci penso non l'ho ancora visto...
Penso che lo recupererò.

Simone Corà ha detto...

Poi ripassa e facci sapere :)

Anonimo ha detto...

Questo è un prodotto fantastico. E fa capire quanto fosse avanti già all'epoca Otomo.
Tematiche ancora oggi attuali e critiche costanti alla società giapponese.
Non al livello di Akira e Memories, ma buono.

Anonimo ha detto...

come si fa a dare solo 6 e mezzo? se a te non piace il cinema di otomo guarda che e' un problema solo e soltanto tuo...oggettivamente non puoi sminuire cosi' uno dei migliori di sempre...ci fosse ancora oggi nel campo dell'animazione uno del calibro invece dei soliti squattrinati con budget da fame hanno ormai reso sta industria stantia e monotona...

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