mercoledì 9 giugno 2010

Recensione: Giant Robot

GIANT ROBOT
Titolo originale: Giant Robo The Animation - Chikyū ga Seishisuru Hi
Regia: Yasuhiro Imagawa
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Mitsuteru Yokoyama)
Sceneggiatura: Yasuhiro Imagawa, Yasuto Yamaki, Eiichi Matsuyama
Character Design: Toshiyuki Kubooka, Mari Mizuta
Mechanical Design: Takashi Watabe, Makoyo Kobayashi
Musiche: Masamichi Amano
Studio: Mu Animation Studio
Formato: serie OVA di 7 episodi (durata ep. 40 min. circa)
Anni di uscita: 1992 - 1998

 
La scoperta della nuova fonte di energia Sisma Drive, resa possibile da un team di grandi scienziati capitanato dal dottor Shizuma, ha radicalmente cambiato l’umanità. Tuttavia quest’energia è altamente instabile, e un uso scorretto potrebbe portare a catastrofi immani. È proprio con questo progetto che il perfido gruppo criminale Big Fire vuole impossessarsi del Shizuma Drive, contenitore di sisma drive dalle potenzialità ancora sconosciute. Contro di lui si schiererà l'Organizzazione di Polizia Internazionale, formata da uomini dotati di super poteri e che può contare sul potentissimo, colossale mecha Giant Robot, indistruttibile macchina di guerra votata al Bene.

Yasuhiro Imagawa è un pazzo. Sarebbe alquanto difficile scovare altre definizioni per un regista che ha fatto dell’estrema originalità, pur partendo solitamente da basi piuttosto standard e conosciute, il suo marchio di fabbrica. Un’originalità che nasce dalla voglia non solo di stupire graficamente, come fanno comunque tutti i suoi lavori e sulla quale tornerò fra qualche riga, ma dalla sbalorditiva capacità di prendere in mano manga storici di successo e trasformarli, mutarli, riadattarli fondendoli con elementi tratti da altre opere dello stesso autore, dando vita a imprevedibili, esaltanti, sorprendenti remake che con storie nuovissime non abbandonano comunque il senso e le atmosfere dell'originale. È il caso del recente Mazinger Edition Z! (2009), di cui parleremo a breve, attraverso il quale Imagawa realizza una nuova versione del leggendario manga Mazinger Z (1972) inserendo però, in un calderone in cui bollono horror e fantascienza, un numero incalcolabile di citazioni, richiami e parti mentali relativi all’intera carriera di Go Nagai. E con questo Giant Robot, OVA di lusso, realizzato in ben sette anni (tra il 1992 e il '98) con budget stratosferico e addirittura l'orchestra filarmonica di Varsavia, il talentuoso regista/sceneggiatore si appropria, oltre che dell’omonima opera originale di Mitsuteru Yokoyama, anche di altre sue creazioni nate tra la fine degli anni Sessanta e i primi Ottanta, da Sally la maga (1966) a Babil Junior (1971), da Mars (1976) a opere ancora inedite quali Kamen no Ninja Akakage (1966), Sangokushi (1974) e Suikoden (1967), rubando personaggi e situazioni da questa o da quella e mescolandole, aggrovigliandole, attorcigliandole poi tutte assieme in un prodotto finale per certi versi stupefacente. Il motivo? Un’assurda imposizione di produzione, che gli vietava di utilizzare i personaggi originali all’infuori del protagonista Daisaku e dell’immenso Giant Robot, abilmente raggirata interpellando direttamente il maestro Yokoama e ottenendo la geniale autorizzazione di utilizzare le sue creazioni più famose eccetto quelle di Giant Robot stesso.

 
Giant Robot vive infatti di una trama molto, molto contorta, ai limiti dell’umana comprensione, narrata in una maniera altrettanto complessa e arzigolata, priva di vincoli strutturali. “Linearità” e “semplicità” sono termini che non esistono nel vocabolario di Imagawa, né avrebbero un senso, e così Giant Robot si struttura in sette lunghi episodi nei quali i flashback sembrano rincorrersi per creare ulteriori flashback con cui spiegare altri flashback ancora. È un gorgo di colpi di scena e rivelazioni, un sistema narrativo di certo furbo ma non per questo disonesto, perché ogni puntata è così densa di avvenimenti e pregna di ribaltamenti che si viene letteralmente travolti da un’intricatissima follia esplicativa.

Ciò che piace maggiormente, e che rende ancora più distinguibile l’operato di Imagawa, è l’amore per un certa componente grottesca tipicamente Seventies, che potrebbe anche trarre in inganno circa l’estrema serietà complessiva dell’OVA. In realtà si tratta di un godibilissimo stratagemma visivo con cui celebrare una delle ere d’oro dell’animazione nipponica (bellissimo, a tal proposito, il chara design buffo e stralunato di Toshiyuki Kubooka) e per mezzo del quale giustificare un’imbattibile tamaraggine senza precedenti: ogni personaggio di Giant Robot, che possieda o meno poteri sovrumani, può compiere azioni che nulla hanno a che fare con il realismo, neanche quello meno fiscale e attento. Tra balzi chilometrici e scontri impossibili, basterebbe la lunga sequenza d’apertura, dove Tetsugju distrugge un elicottero a mani nude correndo sopra un treno lanciato a folle velocità, per farsi un’idea della pazzia visionaria e virtuosistica di Imagawa, tanto eccessiva quanto fenomenale.


Con Giant Robot Yasuhiro Imagawa firma un capolavoro dell’animazione, un superlativo frullato di esagerazioni e invenzioni, sempre coadiuvate e legittimate da dialoghi eccellenti, capaci di tenere in piedi un’impalcatura mostruosa e imprevedibile. Un unico appunto potrebbe andare verso la troppa, davvero troppa carne al fuoco di una parte conclusiva che addirittura annichilisce per quantità di informazioni e rivelazioni, tanto che il finale aperto potrebbe smarrire più di uno spettatore, ma è cosa che si sbriciola dinnanzi alla potente, potentissima architettura narrativa generale. Irrinunciabile.

Voto: 9 su 10

ALTRO
Gin Rei: The Animation (1994-1995; serie OVA)

2 commenti:

Zio998 ha detto...

Nel ringraziare dell'esistenza stessa di questo blog, anzitutto sono a disposizione per qualche revisione di bozze, per ovviare alle sorprese di capodanno e a qualche piccolo refuso ;-))) Ho appena ordinato una collezione in dvd di giant robo in francese, confidando sull'affidabilità di questa entusiastica recensione. Segnalo il sito cdjapan.jp.com che ha anche la versione bluray (ufficiale e legalmente acquistabile, che non ce lo stiano a menare), ma 173 euro sono davvero troppi. Seppure se non condivida tutte le vostre opinioni (a me getter re:model è piaciuto e z mazinger mi ha irritato, forse piu per il design che per la storia, molte animazioni sono solo apparenti ) sono sicuro che troverò molto di buono in quest'anime. Buon lavoro, vi leggo sempre con piacere. Zio998

Jacopo Mistè ha detto...

Grazie a te per le belle parole, Zio998!
Mi trovo però costretto a declinare la tua proposta, visto che già ne ho fin troppi di editor (ben 3!) che utilizzo prima di pubblicare qualsiasi recensione. Se però volessi contribuire a inviare foto o scansioni di articoli o dossier che possano fornire curiosità e informazioni ufficiali con cui arricchire le recensioni, beh, quelli sarebbero davvero contributi graditi.
Attendo i tuoi commenti su Giant Robot, serie bellissima che meriterà certamente (ma chissà quando!) un riaggiornamento con tutti i retroscena che ho scovato nel tempo (come vedi, lo scritto è parecchio vecchio)!

Intanto ancora grazie!

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