lunedì 26 luglio 2010

Recensione: Higurashi no naku koro ni Kai

HIGURASHI NO NAKU KORO NI KAI
Titolo originale: Higurashi no naku koro ni Kai
Regia: Chiaki Kon
Soggetto: (basato sul videogioco originale di 07th Expansion)
Sceneggiatura: Toshifumi Kawase
Character Design: Kyuta Sakai
Musiche: Kenji Kawai
Studio: Studio DEEN
Formato: serie televisiva di 24 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2007


Hinamizawa, giugno 1983. Al Festival del Watanagashi continuano a sparire persone, prede della terribile maledizione del monaco Oyashiro, e allo stesso tempo Keiichi e le sue amiche continuano a morire tentando di risolvere il caso. Presto però alcuni misteri iniziano a venire lentamente svelati: uno di loro è dotato di un particolare potere con cui modificare il corso del tempo, e ogni volta che viene uccisa lo usa per ritornare indietro e riprovare a risolvere il mistero. Finalmente, dopo nuovi tentativi, i nostri eroi scoprono chi sono i misteriosi uomini che agiscono nell'ombra, chi è il loro capo, chi è l'assassino del Watanagashi e sopratutto cos'è la terribile e misteriosa Hinamizawa Syndrome...

Non si possono negare le potenzialità di Kai, sequel dell'inquietante Higurashi no naku koro ni che nasce con il compito, nel 2007, di concluderne la storia lasciata in sospeso. Del predecessore rinnova completamente il chara design, abbandonando le fisionomie deformed a favore di corporature più proporzionate e adulte, e finalmente dà tutte le spiegazioni ai misteri della serie, compreso il meccanismo che regge il restart degli archi narrativi. Chi non ha giocato alle visual novel di 07th Expansion può finalmente apprezzare nella sua interezza un riuscito horror a tratti davvero agghiacciante, forte di un soggetto suggestivo e intricatissimo che lega tra loro, senza scadere nel ridicolo, maledizioni, esperimenti governativi criminali, rapimenti, omicidi, massacri, inquietanti comunità montanare, terrificanti scheletri nell'armadio da parte di persone sorridenti e la premessa, un po' kitch, dei viaggi nel tempo e delle dimensioni alternative. La stessa serie si presenta nel miglior dei modi con il primo episodio, un originale epilogo ambientato svariati anni dopo gli avvenimenti della prima stagione, già pronto a snocciolare indizi e retroscena che aiutano a ricomporre alcune future tessere del mosaico. Poi con la puntata 2 si torna al "solito" presente dove i personaggi sono vivi e pronti a indagare, ed è solo in questo momento che lo spettatore prende nota, incredulo, dei sensibili peggioramenti che pescano alcuni dei più criticati nei della prima serie.

L'adattamento animato delle ultime due "Question Arcs" del videogioco non potrebbe essere realizzato in modo peggiore. L'unico suo merito è di dare compiutezza al predecessore, enunciando al pubblico la bellezza della sua storia. Al costo, però, di tediare come non mai. Colpa gravissima da ricondursi a regia e sceneggiatura, a opera, assurdo pensarlo, degli stessi artefici del riuscito prequel: riescono da sole nel poco invidiabile compito di rendere pesantissimo oltre ogni limite un horror altresì suggestivo. A chi scrive non è dato sapere quanto sia fedele lo script di Toshifumi Kawase all'originale videoludico, ma anche a fronte di una trasposizione carta carbone non ci sarebbe alibi che tenga: una regia pachidermica e priva della minima personalità, e dialoghi fitti, fittissimi, lunghi e micidiali, che spesso non servono a nulla, fanno passare in secondo i meriti narrativi. E questo è imperdonabile, perché teoricamente Kai dovrebbe rappresentare il climax dell'intera storia, la risoluzione dei misteri. E si finisce col guardarlo solo per questo, pentendosi di aver iniziato la saga col bel prequel.


In ambito pauroso, poi, neanche a parlarne: le scene sinistre spariscono del tutto, il poco che c'è di horror si riconduce a qualche momento isolato, uno sguardo sinistro qua e là e qualche sporadica scena splatter, filmati con quest'annoiata regia della regista Chiaki Kon che ha rovinato tutto, senza gli eccessi di crudeltà e sadismo che hanno reso brutale Higurashi. Tutto patinato, statico, verboso, interminabile e privo di reale tensione, al punto che è insanamente difficile anche solo ricordare qualche momento degno di nota, qualche pezzo musicale di Kenji Kawai capace di provocare il sussulto. E che dire delle scenette comico-demenziali? Anche qui presenti in gran quantità, ma se nella prima stagione hanno senso nel frammentare le atmosfere opprimenti e trucide, in assenza di queste diventano intervalli ridaciani irritanti e completamente fuori contesto. Chi ha visto il prequel non può in nessun caso esimersi dal guardare Kai (assurdo fermarsi a quello che è un semplice incipit della storia portante, Higurashi visto da solo è senza senso, esige, purtroppo, la visione del seguito), ma l'unico suo vero aspetto agghiacciante, mi si perdoni la banale ironia, è di essere borioso come pochissimi.

Voto: 6 su 10

PREQUEL
Higurashi no naku koro ni (2006; tv)

SEQUEL
Higurashi no naku koro ni Rei (2009; ova)
Higurashi no naku koro ni Kira (2011-2012; ova)

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