venerdì 8 ottobre 2010

Recensione: Tetsujin 28 (2004)

TETSUJIN 28
Titolo originale: Tetsujin 28-go [2004]
Regia: Yasuhiro Imagawa
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Mitsuteru Yokoyama)
Sceneggiatura: Yasuhiro Imagawa
Character Design: Takashi Nakamura
Musiche: Akira Senju
Studio: Palm Studio
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2004



Il Giappone, al termine della Seconda Guerra Mondiale, è un Paese in difficoltà che vuole voltare pagina, crescere, aspirare un futuro concreto e raggiungibile. L’industria robotica è uno dei campi su cui vengono concentrate le maggiori risorse: utili all’uomo, necessari alla società, i robot sono il vero domani del Giappone. Dopo vari, infruttuosi tentativi, Tetsujin 28 è la macchina rivoluzionaria, creata dal professore Kaneda e pilotata, per mezzo di un telecomando a distanza, da suo figlio, il giovane Shotaro: con un simile portento della scienza robotica il Giappone può difendersi dal crimine e dalle ingiustizie e ricostruire le proprie fondamenta. Ma molti altri progetti robotici sono segretamente in cantiere, e nessuno di questi sembra essere votato al bene…

Non serve ribadire l’importanza storica di Tetsujin 28, il primo robot gigante della Storia, una cisterna di ferro semovente con il naso a punta tanto esteticamente infantile quanto rivoluzionaria per il genere robotico e per l’animazione nipponica in generale. L’opera di Mitsuteru Yokoama chiaramente non regge il peso degli anni trascorsi – nel 1956 temi, strutture, personaggi e storie poggiano su semplici bipolarità buono/cattivo e comprensibili ingenuità – ma conserva e custodisce la Storia di una nazione, il ritratto di un popolo e i semi che lo avrebbero successivamente germogliato. Poteva quindi esserci autore più adatto di Yasuhiro Imagawa per dirigere questo omaggio? Il regista dello straordinario Giant Robot (1992) e del recente, superbo Mazinger Edition Z! (2009), nelle sue reinvenzioni dei classici dell’animazione è stato infatti tra i pochi a saper cogliere lo spirito di quegli anni e modernizzarlo con una sincera devozione raramente vista altrove, ed è proprio con l'ennesimo remake di Tetsujin 28 che, nel 2004, crea forse l’opera più fedele e leale della sua carriera.

In onore della schietta semplicità della storia originale, per una volta tanto Imagawa mette da parte, almeno apparentemente, il suo incontenibile estro registico, la complessità narrativa e la consueta mole di bizzarri personaggi, per dirigere un anime che, nella prima metà, ripercorre le avventure storiche del robot che ruggisce con una linearità opportunamente genuina. Episodi autoconclusivi, o piccoli archi narrativi che durano al massimo un paio di puntate, per narrare storie esili ma piacevoli dove i buoni sentimenti la fanno da padrone senza tanto sconfinare nel melenso stucchevole o in fastidiosi, forzati happy ending a tutti i costi. Storie di vendetta, di scoperta, di avventura, di amicizia: non aspettatevi sorprese e non fatevi illusioni, il rispetto verso i temi originari è d’altronde palese sin dalla scelta di un chara design così fedele a quell’era dell’animazione da risultare addirittura un po’ ostico, perlomeno a un primo impatto. Niente più, quindi, che mazzate robotiche tra il Tetsujin e il mecha costruito dal cattivo di turno, ora un malvagio scienziato che spunta dal passato ora un gruppo di criminali intenzionati a sottomettere il Giappone, con le esili vicende di Shotaro e il comunque cospicuo parco personaggi a fare da modesto contorno, tra aspetti di bambinesco umorismo e superficiale drammaticità.


Ma come Goro Taniguchi insegna, la serie cambia registro verso la metà, quando Imagawa comincia a raccogliere alcuni tasselli disseminati nei precedenti episodi per imbastire un mosaico complesso e poco immediato, una storia ricca di twist imprevedibili e personaggi che fanno il consueto doppio o triplo gioco senza però, paradossalmente, perdere quella semplicità della messinscena, quella naturalezza omaggiante l’opera originaria. In questi episodi l’anima contorta di Imagawa prende il sopravvento, creando una trama insolita racontata da originali punti di vista che si accavallano, si intrecciano, si fondono in un’architettura narrativa come sempre spaventosa, perfetta al dettaglio pur nelle sue strampalate invenzioni, mai come ora così storicamente giustificate. Difficile addentrarsi nell'intreccio, che si struttura in un continuo e articolato complottare l'uno ai danni dell'altro per la totale supremazia industriale, con una costruzione di mecha sempre più grandi, potenti e francamente orribili da vedere che Shotaro dovrà costantemente sfidare per svelare inganni e malefatte e togliere di mezzo luminari folli, politici corrotti e cari, vecchi megalomani, il tutto annebbiato da un'atmosfera quasi noir, felicemente nostalgica.

Bisogna infatti andare al di là della trama, invero un poco noiosa e non particolarmente efficace come nei lavori precedenti di Imagawa, forse troppo compiaciuta nel legare le vicende di una tale mole di personaggi, e del chara e del mecha non sempre facilmente digeribili: è nelle atmosfere e nella ricostruzione storica che Tetsujin 28 va apprezzato, in questo scenario steampunk di pregevole fascino meccanico che si accanisce contro le atrocità della guerra e dipinge un Giappone che vuole rialzarsi, affrontare la dura realtà e reagire all’orrore di una sconfitta che lo ha messo in ginocchio. Ed è impossibile non rimanere stregati da una colonna sonora stupefacente, che pur presentando soltanto una manciata di brani regala uno degli accompagnamenti sonori più giusti, sinceri, autentici, emozionanti di sempre, a partire dalla opening, una marcia militare propagandistica, perfetta per aprire i cancelli della storia, che vi ritroverete a canticchiare con i suoi irresistibili da-da-da-da e ba-ba-ba-ba.


Non il miglior Imagawa, quindi, ma Tetsujin 28, pur non perfetta, è comunque opera di grande fascino, e dovrebbe essere visione necessaria per poter assaporare certe atmosfere, certe suggestioni ormai dimenticate. Tre anni dopo lo stesso staff, Imagawa compreso, curerà un altro adattamento ancora di Tetsujin 28, Morning Moon of Midday (2007).

Voto: 7 su 10

2 commenti:

Glauco Silvestri ha detto...

Non ho mai visto questa serie ma la conosco di fama. Di recente ho anche trovato un trailer interessante... questo. Ammetto che mi è nata una certa curiosità! :D

Simone Corà ha detto...

Non conoscevo il progetto di questo T28, ma a farlo ci sono i tizi di Imagi, quelli dell'ultimo Astroboy, e insomma, non è che abbia troppa fiducia.

Vedere poi Shotaro con delle fattezze normali che pilota il Tetsujin con un orologio super tecnologico mi viene il vomito.

Però Oshii è al lavoro su un live action ispirato al robot-caffettiera, e questo lo attendo con una certa ansia. :)

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