giovedì 15 marzo 2012

Recensione: The Legend of the Legendary Heroes

THE LEGEND OF THE LEGENDARY HEROES
Titolo originale: Densetsu no Yūsha no Densetsu
Regia: Itsuro Kawasaki
Soggetto: (basato sui romanzi originali di Takaya Kagami)
Sceneggiatura: Kiyoko Yoshimura
Character Design: Saori Toyota (originale), Noriko Shimazawa
Musiche: Miyu Nakamura
Studio: ZEXCS
Formato: serie televisiva di 24 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2010


Incaricati di recuperare le misteriose reliquie degli eroi, il mago Ryner e la guerriera Ferris vagano per il mondo conosciuto, sperando che quegli antichi artefatti possano possano portare verità e aiuto al Regno di Roland, invischiato in una guerra con gli stati vicini, una guerra però dove non è la sete di conquista a essere lo scopo militare, bensì un intricato gioco di rivalità nobiliari...

La lunghissima saga cartacea di Legend of the Legendary Heroes consta di ben trentotto libri complessivi, suddivisi in quattro cicli, tra sequel e spin-off, che allietano il pubblico nipponico bramoso di duelli medievali e complotti magici sin dal 2002. Potrebbe sembrare palese una certa ispirazione a Le cronache del ghiaccio e del fuoco (1991), altrettanto chilometrica epopea cartacea che tiene impegnato George R.R. Martin da quasi vent’anni: ci troviamo infatti di fronte a complessi intrighi politici e guerre sanguinose in fittizi scenari storici, dove l’accuratezza geografica tra i vari stati, regni e imperi coinvolti vale quasi quanto la profondità della trama stessa. È però nell’infinita saga videoludica di Fire Emblem, dieci titoli usciti tra il 1990 e il 2008 per un raffinatissimo RPG strategico ahimè poco conosciuto da noi, che Takaya Yagami pesca a piene mani, omaggiandola religiosamente con quella che sembra una vera e propria trasposizione animata delle meccaniche di gioco. È tanto il successo delle light novel che, nel 2010, lo studio ZEXCS ordina un prequel animato: con Itsuro Kwasaki alla regia e Kiyoko Yoshimura alla sceneggiatura, i fan nipponici più golosi vengono accontentati attraverso misteri svelati e una più chiara delineazione dello scenario iniziale con cui si aprirà poi il primo romanzo, ma il pubblico internazionale… ehm. È chiaro che la presenza di un finale tronco, che per naturale e precisa scelta non chiude nessuna delle storie raccontate, rappresenta un ostacolo addirittura insormontabile per la completa digestione dell’opera, d’altronde in Italia non c’è traccia delle light novel e difficilmente verranno mai tradotte anche solo in idioma comprensibile. Perché Legend of the Legendary Heroes, pur con le sue pecche, le sue fiacchezze e certe sue superficialità, avrebbe doti interessanti, elementi curiosi, scelte narrative stimolanti che, però, vanno a infrangersi contro il muro dell’epilogo aperto, che in fondo sancisce la riuscita del progetto chiaramente e unicamente destinato ai fan orientali.


Si resta perciò con un enorme amaro in bocca, che fatica a sparire soprattutto pensando alla bontà dei primi episodi, trascinanti nel loro ritmo incessante, capace di assestare colpi e contro-colpi di scena in pochi istanti, riassumendo le varie situazioni narrate attraverso una gestione sicura del vasto cast e dei tanti eventi rappresentati. La costante macchinazione politica, i continui raggiri tra regnanti e nobiltà, i tumulti e le rivolte nei numerosi regni, le guerre che si infiammano e si spengono per poi partorirne di nuove, le gerarchie militari, il sistema di magie che varia da regno a regno… il tutto in un gioco privo di respiro, che tempesta lo spettatore di nomi, personaggi, casate, titoli e magie, mostrando una complessità geografica e sociale che a poco a poco si consolida e diventa viva e pulsante. La serie inizia però a ristagnare quando il tradimento diventa routine, quando il twist narrativo si fa talmente forzato che lo si aspetta ormai senza alcuna sorpresa, difetto che tra l’altro si ingigantisce per la graduale annacquatura dello scenario, progressivamente spogliato della sua robustezza dettagliata per essere sostituito dai duelli tra protagonisti che, inversamente, aumentano a dismisura senza che vi sia un terreno adeguato per sostenerne le gesta. Avremo quindi personaggi che spuntano all’improvviso e che di colpo esigono la stessa importanza strutturale di chi combatte sin dal primo episodio, oltre a una gestione superficiale di tanti piccoli particolari (segrete dove i prigionieri sembrano vivere come a casa loro, cambi di fazione talmente repentini da essere ingiustificabili, filosofie di guerra poco chiare e poco realistiche, passati che riemergono colpendo e trasformando i personaggi da un giorno all’altro) che, a lungo andare, compromettono la credibilità del tutto.

A colpire la consistenza drammatica dell’opera è infatti un’irritante ironia che rincorre vanamente il buon equilibrio di un Fullmetal Alchemist (2003), ma che invece priva quasi tutti i personaggi di una giusta profondità psicologia, sostituita da tormentoni di poco valore che danno vita a gag piuttosto noiose, quasi sempre indecifrabili dato il loro essere puntualmente fuori posto. Vengono quindi minate le relazioni dell’intero cast, generalmente appiattite man mano che la serie prosegue, fino a sfociare nell’enigmatico finale, dove la corsa per i colpi di scena a tutti i costi ne crea di così grandi e assurdi che nemmeno tenta di spiegare, lasciando il tutto nel mistero più totale.


E più si scava più si trovano difetti, voragini che sgretolano la consistenza dell’opera: dall’inverosimilità della missione principale affidata a Ryner e Ferris alla frivolezza con cui viene gestita l’impossibile scalata militare di Miran, dalla ricerca di una scorrettezza concettuale che non si ponga limiti (crudeltà sui bambini, morti atroci) alle inquadrature fuori campo che mai una volta hanno il coraggio di mostrare realmente tali brutalità, passando naturalmente per l’assurda personalità di Sion, non c’è davvero fine alla mole di lacune che affossano Legend of the Legendary Heroes e per le quali, se non si fosse ancora capito, meglio guardarsi tutto One Piece (1999).

Voto: 5 su 10

7 commenti:

OMEGA_BAHAMUT ha detto...

Addirittura 5? Se devo essere sincero io al contrario reuputo "the legend of legendary heroes" addirittura come un vero e proprio "capolavoro mancato" (mancato appunto perchè probabilmente non vedrà mai una conclusione, visto il magro successo della serie in termini di vendite di dvd), capace dopo tanto tempo di ridare vita ad un vero fantasy (nel mondo dell'animazione nipponica si intende ovviamente) in senso classico.

Vero che all'appello generale manchino molti elementi, ma è da contare che tutta la serie non è nei fatti che l'introduzione alla storia vera e propria... quindi diciamo che non mi sento di dare un giudizio sulla sua incompletezza (sarebbe come giudicare il primo higurashi o umineko senza considerare il suo seguito).
Da vedere, ma solo per rosicare sull'occasione persa insomma...

Jacopo Mistè ha detto...

(mi intrometto un secondo, poi ti risponderà il Corà)

"Da vedere, ma solo per rosicare sull'occasione persa insomma... "

Su questo blog vice sempre la stroncatura per le opere incomplete, c'è poco da fare (stesso motivo per cui, quando usciranno, anche opere come Slam Dunk e Dai la grande avventura si beccheranno l'insufficienza). Proprio perché, per quanto belle possano essere, senza finale è solo uno spreco di tempo vederle. Le rare eccezioni (come Usagi Drop) appunto sono quasi sempre gli slice of life, dove anche se la trasposizione è incompleta l'assenza di una trama portante non si fa sentire ^^

Simone Corà ha detto...

Al di là di quanto dice il Mistè, che è cosa su cui abbiamo sempre concordato entrambi fin da quando abbiamo aperto il blog (e penso sia l'unica XD), se l'anime fosse stato come nei primi 7-8 episodi, avrei gridato anch'io al capolavoro, o giù di lì, perché bellissimo, pieno di ritmo e di trovate, trama complessa, ottima gestione della geopolitica e delle strategie di guerra.

Ma poi, come scrivo, tutto inizia a sbandare, l'anime diventa estremamente superficiale, lo riempiono di cazzate demenziali che non fanno ridere e montano un enorme palco che porta a un finale che oltre a essere maledettamente aperto, non ha alcuna giustificazione.

Voglio dire, va bene, è il prologo alle light novel, quindi il finale dev'essere per forza aperto (anche se c'erano modi e modi per farlo), ma non possono evitare di spiegare QUALSIASI COSA perché tanto poi ci sono i romanzi (che non potrò mai leggere).

Non c'è nessuna, NESSUNA risposta agli interrogativi sollevati, e una simile scelta non ha scusanti. Il 5 arriva perché la prima parte è bella, sennò il voto sarebbe stato ancora più basso. :)

Higurashi, invece, per quanto fosse aperto e spiegasse poco, chiudeva alcuni cerchi, forniva degli stimoli per interpretare determinate faccende, dava indizi, oltre al fatto che la prima serie è comunque bellissima. TLOTLH invece no, tutto succede perché di sì, perché poi ci sono le novel, e a me questa cosa non è proprio piaciuta. :)

OMEGA_BAHAMUT ha detto...

Sono sempre per la preservazione della speranza per eventuali seguiti (ancora non mi sono rassegnato con full metal panic dopotutto XD), solo per questo ^^

Diciamo che da parte mia, considerando spesso gli anime per quello che spesso sono (ovvero un'occasione per sponsorizzare una determinata serie), preferisco che il finale venga troncato lasciando la possibilità ad una nuova eventuale serie piuttosto che assistere ad eventuali sconvolgimenti (vedasi il caso di Claymore nel 2007) rispetto all'originale.

Simone Corà ha detto...

Eh, guarda, io proprio no, anche perché se poi le cose si dilungano il rischio è che vada tutto a puttane e non si veda mai un finale vero e proprio (un po' come succede nei telefilm, vedi Lost e Battlestar Galactica). Meglio una serie di 13 o 26 episodi, costruita per rispettare questi tempi con un inizio, uno svolgimento e un finale. Insomma, meglio andare sul sicuro, va'. :)

Anonimo ha detto...

Ho iniziato a vedere "Densetsu no yuusha no densetsu" con gli occhioni luccicanti, perchè aveva quel fascino del fantasy intrigante e ben costruito, salvo poi iniziare a percorrere strade ingarbugliate, mettere tanta carne al fuoco per poi giungere a un finale così mal riuscito. Concordo con la recensione e con la critica sui siparietti comici e inutili che hanno costituito solo la perdita di minuti di animazione (per quel che mi riguarda avrei eliminato il personaggio di Iris, la petulantissima sorellina di Ferris, poi avrei dato un taglio a tutta la manfrina su Ryner che è un pervertito: i siparietti imbecilli mi hanno portato a odiare il personaggio di Ferris, l'hanno praticamente ridotta alla classica tsundere rompipalle).
Verso metà serie ho notato anche un certo calo sul chara, i primi episodi erano più curati e anche meglio animati (possibile che non riescano mai ad amministrare bene il budget?). In conclusione, mi aspettavo qualcosa di più, anche se forse il 5 è un po' basso come voto, ma siamo abituati ai voti severi del duo Corà/Mistè...

Simone Corà ha detto...

Vero, c'è tanta, tantissima carne al fuoco che viene però malgestita, creando di fatto un mezzo pasticcio (per ritmo, regia e, giustissimo, anche qualità grafica), con decine di personaggi senza direzione che puntano a un finale mbeh. :)

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