lunedì 29 ottobre 2012

Recensione: Galaxy Cyclone Braiger (Bryger)

GALAXY CYCLONE BRAIGER
Titolo originale: Ginga Senpū Braiger
Regia: Takao Yotsuji
Soggetto & sceneggiatura: Yu Yamamoto
Character Design: Kazuo Komatsubara
Mechanical Design: Yuichi Higuchi
Musiche: Masayuki Yamamoto
Studio: Kokusai Eiga-sha
Formato: serie televisiva di 39 episodi (durata ep. 23 min. circa)
Anni di trasmissione: 1981 - 1982


Il fine stratega Isaac "Rasoio" Godonov, il pistolero Jotaro "Blaster" Kid, il pilota corridore Steven "Speedy" Bowie e la bella e agile Machiko "Angel" Omachi costituiscono il team di cosmoranger J9, mercenari spaziali che, dietro lauto pagamento, si spostano per tutto l'universo solare a risolvere situazioni spinose, spesso e volentieri affrontando le varie organizzazioni criminali che nell'anno 2111 tengono in scacco l'Alleanza Terrestre...

Sul finire di un anno, il 1981, che si ricorda soprattutto per l'enorme successo dei primi due lungometraggi della trilogia filmica di Mobile Suit Gundam (1979), pronta a influenzare gli stilemi e i contenuti delle produzioni animate mecha, desta una certa sorpresa la via scelta da una serie robotica così particolare come Galaxy Cyclone Braiger, ideata da Yu Yamamoto, animata da Kokusai Eigasha e prodotta da Toei Animation.  "Particolare" non può che essere, effettivamente, il termine più adatto a definirla: la strada segnata da Gundam indica la fine simbolica dei classici canovacci "invasori extraterrestri vs Fortezza delle scienze" (anche se l'esponente davvero definitivo di questa tradizione arriverà solo nel 1985, con Dancouga) e dei super robottoni, ora gli studi iniziano a discostarsene e a offrire nuovi soggetti, più adulti e articolati, accompagnando il tutto con una maggiore attenzione al realismo. Yu Yamamoto, vecchio sceneggiatore di Sunrise, non ha invece dubbi sulla strada da continuare a percorrere: negli anni che vedono il Giappone aprirsi come mai prima d'ora all'occidente, decide di mantenere in auge il vecchio stile fracassone e ingenuo, coniugandolo però con la moda americana del culto dei tutori dell'ordine, ispirandosi ai telefilm yankeee 77 Sunset Trip (1958) e Surfside 6 (1960)1. Braiger è il primo "ibrido" a nascere da questa concezione, ottenendo un ottimo successo2 che aprirà la strada a due seguiti e ad altri titoli ancora sviluppati non solo da Kokusai Eiga-sha (Mission Outer Space Srungle e Super High Speed Galvion, 1983 e 1984, il primo conosciuto in Italia nella versione rimontata Gorilla Force) ma anche da altri (Star Musketeer Bismarck di Studio Pierrot, 1984, in Italia Sceriffi delle stelle). Ricetta di tutti questi lavori è più o meno la medesima: incrociare sprazzi di robotico (l'immancabile robottone che nel finale affronta in duello quello nemico) con azione, humor e glamour di matrice hollywoodiana, coinvolgendo team di avvenenti ranger/professionisti che devono combattere in ogni episodio la criminalità e mantenere la sicurezza nel mondo (o nell'universo) con tutti i mezzi di cui dispongono. Saranno questi titoli e quelli "tradizionalissimi" affidati da Toei a Saburo Yatsude a rappresentare, fino al 1985, l'altra facciata del genere, quella che, lontana dalle innovazioni e dalla maturità delle grandi produzioni Sunrise, prosegue gli schematismi, la spettacolarità infantile e le nette contrapposizioni Bene/Male del decennio precedente.

Arrivato anche in Italia l'anno seguente, trasmesso più volte sulle reti locali coi soliti pessimi adattamenti, Braiger gode in generale di una fama abbastanza negativa. Non è nell'interesse di chi scrive riabilitarlo come bella serie (rimane invece un prodotto molto ingenuo e di poche pretese), ma perlomeno sfatare alcune delle critiche più ingenerose che gli sono state rinfacciate nel tempo.


I suoi problemi principali sono la sua lentezza e ripetitività, inizialmente insopportabili e causa per molti dell'abbandono prematuro di serie. Ci si mette un po' a prendere confidenza con gli irritanti eroi, spacconi e Made in USA, così come ad appassionarsi ad avventure autoconclusive mediamente uguali, dove i J9 sbaragliano le varie organizzazioni criminali secondo la regola dell'eroe sempre perfetto che non sbaglia nulla. Il team finisce quasi sempre con l'introdursi all'interno di basi nemiche, dove annienta centinaia di mafiosi in infinite sparatorie prima di affrontare l'immancabile robottone finale ai comandi dell'invincibile Braiger. Lo scoglio più difficile da superare è la piattissima cura grafica, data da animazioni appena funzionali e ambientazioni sci-fi spartane, differenziate da pochi particolari e rese noiose da colori che più smorti non si può, tristi testimonianze della realizzazione affidata da  Toei, per la maggiore, a un economico staff coreano3. Continuare su quest'andazzo, sempre con episodi stand-alone, sempre con location-fotocopia e sempre con azione esasperata (primi dieci minuti introduttivi al caso della settimana, gli altri sparatorie, sparatorie e ancora sparatorie), significa finire presto col reputare estenuante l'opera. Anche nel suo genere di riferimento le soddisfazioni che Braiger elargisce sono timide, visto che il colossale protagonista che dà il nome all'opera, alto 32 metri e bruttissimo per colori pacchiani e ridicolo pizzetto da faraone (e derivante dalla trasformazione in esso di una piccolissima auto sportiva volante!), entra sempre in azione nel solo minuto finale dell'episodio, eliminando in un colpo solo l'avversario con la sua unica arma, la Bry-Sword. Nonostante tutti questi problemi e, ovviamente, il carico di ingenuità che comporta una produzione così "americaneggiante" (dialoghi tamarri e azioni acrobatiche "impossibili" a go go), a lungo andare l'opera inizia a mostrare delle qualità.

Il cast innanzitutto, per merito di vari episodi espressamente dedicati a caratterizzare i singoli elementi, inizia a diventare quantomeno simpatico. Ci si abitua alle spacconate di Bowie, alla mira infallibile di Kid e al freddo calcolatore Isaac che azzecca sempre le mosse nemiche; capita talvolta "addirittura" di divertirsi con i loro frequenti intermezzi di vita privata dove si smitizzano da soli, imprecando per la perdita a una partita di poker o alle prese con sbronze allegre. Bisogna dare atto che il chara design è particolarmente azzeccato: curato dall'indimenticabile Kazuo Komatsubara (anche se, per colpa dei piatti colori e del comparto tecnico al risparmio, in animazione è reso molto meno personale dei suoi standard), è volutamente ispirato alle fisionomie degli eroi di Lupin III (1967)4, contribuendo a replicare nei J9 il loro look e il carisma guascone - per quanto spesso lo si legga in giro, è una mera leggenda metropolitana che Monkey Punch, creatore delle avventure del ladro gentiluomo, sia stato coinvolto nel progetto5. Altro motivo di interesse risiede nella trama che a un certo punto inizia, inaspettatamente, a essere legata da un filo conduttore che diventa sempre più presente fino a diventare protagonista nelle fasi finali: la guerra dei J9 contro l'organizzazione criminale Nibia Connection, retta dal ridicolo e crudele boss mafioso Khamen Khamen che intende portare avanti piani apocalittici per diventare il dio del sistema solare. Si tratta di un risollevamento di trama che permette di guardare e apprezzare meglio Braiger, sempre col cervello rigorosamente spento ma quantomeno non disprezzandolo in toto.

Abituati ai personaggi, al loro ottimo approfondimento e alle ambientazioni, si riesce a entrare in sintonia col mood dell'opera, ovviamente sempre odiandone la ripetitività e lunghezza generale, ma anche divertendosi coi protagonisti e, specialmente, la mole di cattiveria e di inserti adulti della storia. Rispetto a molti altri esponenti del genere, infatti, Braiger è notevolmente crudo: sono quasi all'ordine del giorno morti dolorose dei vari clienti dei J9 (impressionante l'episodio coi poveretti imprigionati in missili sparati contro il Sole), spesso poveri padri di famiglia, e gli stessi protagonisti più di una volta dimostrano incredibile mancanza di pietà verso i loro avversari, non risparmiandosi neppure dall'ucciderli a sangue freddo con modalità truci - a sottolineare lo spirito di anarchia e inosservanza alle leggi che li anima. Non sono neanche lesinati decisi ammiccamenti a rapporti sessuali, concernenti la sexy Omachi. Altro elemento che diminuisce il pericolo di annoiarsi sono le musiche, motivetti 100% anni '70 che per qualche strano motivo trovano una sinergia perfetta con le immagini: pochissimi, ripetuti in modo asfissiante, ma curiosamente molto accattivati, tanto da sposarsi perfettamente con l'onnipresente azione. Discrete animazioni, quantomeno, denotano il budget sufficiente riversato nell'opera, mentre la straordinaria, fluidissima e spettacolare opening animata dal grande Yoshinori Kanada (un fulmine a ciel sereno per un giovane Masami Obari, ispirato da questa sigla a entrare nell'industria dei cartoni animati6) fornisce l'elemento carismatico al titolo.


Pur con tutti i suoi limiti e l'ingenuità di rifarsi alle infantili serie action americane per ragazzi, quantomeno Braiger riesce a dire le solite cose in un modo un filo più interessante, in un genere stantìo come il robotico di vecchia tradizione non ancorato alle rivoluzioni di Yoshiyuki Tomino. Reali motivi per consigliarne la visione non ce ne sono, ma questo non deve comunque intendersi come un concordare con chi lo stronca senza averlo visto per intero, solamente basandosi sull'impressione iniziale. È un titolo che, pur senza eccellere, ha la sua importanza, facendo presagire come proseguirà il genere lontano dalle nuove  invenzioni di casa Sunrise.

Voto: 6 su 10

SEQUEL
Galactic Gale Baxinger (1982-1983; TV)
Galactic Whirlind Sasuraiger (1983-1984; TV)


FONTI
1 Fabrizio Modina, "Super Robot Files: 1979/1982", J-Pop, 2016, pag. 152
2 Pag. 32 del report "Japanese Animation Guide: The History of Robot Anime", rilasciato nell'agosto 2013 dall'Agenzia di Affari Culturali giapponese. Rimediabile (parzialmente) tradotto in inglese alla pagina web http://mediag.jp/project/project/robotanimation.html
3 Jonathan Clements & Helen McCarthy, "The Anime Encyclopedia: Revised & Expanded Edition", Stone Bridge Press, 2012, pag. 77
4 Vedere punto 1, a pag. 152
5 Come sopra
6 Intervista a Masami Obari pubblicata su Mangazine n. 29 (Granata Press, 1993, pag. 19-20)

13 commenti:

emilio ha detto...

A proposito di serie robotiche anni 80 da ricordare ma anche no, sono io il solo pazzo che guardando Evangelion ci ha visto dei vaghi rimandi visivi ad Arbegas? È un po' che volevo fare questa domanda, me la tenevo in serbo per quando quel masochista di Mistè si sarebbe guardato anche Arbegas...

Jacopo Mistè ha detto...

Vero che il Mistè è masochista e si guarda le serie dimenticabili, ma solo con quelle a cui ha lavorato qualche big star dell'animazione (l'elenco dei VIP che reputo tali li trovi nella pagina STAR DELL'ANIMAZIONE). In Arbegas non trovo nessuno, dubito avrò mai anche solo l'ispirazione di martoriarmi con la visione di un robotico tokusatsu privo dell'apporto di qualche nome importante. Bryger ho fatto la follia perché c'era Komatsubara, e comunque l'ho seguito al ritmo di un ep a settimana perché subbato in quello stesso momento da X Nebula.

PS In compenso la visione di LOGH procede molto lentamente, ma con continuità. Sono all'ep.46 e i presupposti affinchè diventi il mio anime preferito ever ci sono tutti!

emilio ha detto...

Giusto, non mi sembra il caso di fare gli eroi...

Alberto Dolci ha detto...

Non so, a me Bryger ha divertito un sacco proprio perche non era una serie canonica, i nemici prima di Kamen Kamen sono solitamente molto inferiroi ai nostri "eroi" che tra l'altro sono degli sporchi mercenari con ben poco di buono.ricordo molto bene l'episodio in cui omachi incontra un tipo e ci va a letto per poi scoprire che questo fa parte dei nemici e quindi ucciderlo pur soffrendo,non ricordo una donna che si sia mai comportata in maniera tanto credibile in un altro anime, visto che di solito si divdino tra sante e mignotte in maniera stereotipata e non si concedono praticamente mai ad un uomo.anche nel finale della serie poi, tutto sommato la questione si risolve in modo inaspettato e per nulla con una vittoria netta dei nostri. Assolutamente rivedrei 10 volte la serie di Bryger e mai e poi mai mezzo epsiodio di daitarn o jeeg robot.

Jacopo Mistè ha detto...

Io nessuno dei tre mi riguarderei mai XD Concordo tuttavia sugli elementi di originalità della serie, peccato siano le uniche cose salvabili in un robotico abbastanza medium/low budget che paga dazio per essere uscito nello stesso periodo in cui Tomino e Takahashi filmavano le loro opere migliori.

PS Non sono sicuro di ricordare bene, ma mi sembra che Omachi non uccide mica l'uomo con cui va a letto...

alberto dolci ha detto...

Oddio probabile tu abbia ragione. Ripensadoci sicuramente si scontrano ma non ricordo precisamente se poi lui muore o meno, l'ho visto l'ultima volta due o tre anni fa...

Anonimo ha detto...

Su Arbegas: purtroppo è una serie abbastanza debole, che pesca direttamente dai canovacci triti e ritriti dei tokusatsu anni '70 senza aggiungere nulla. La cosa migliore sono le sigle.
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Bryger invece a me personalmente piace da morire. Il punto debole è sicuramente l'aspetto robotico: in quegli anni molte serie contenevano il robot solo per moda, ma trattavano trame dove il mecha non era assolutamente necessario se non per vendere i giocattoli. E il Bryger si vede ogni volta per 30 secondi ed è disegnato in modo sproporzionato e animato malissimo.
Come storia trovo che l'anime sia molto ben fatto, con dei personaggi molto belli (negli anni '80 lo spettatore adolescente accomunava i J9 alla banda di Lupin o all'A-Team). Caro Mistè, vista la tua competenza nel citare i big dell'animazione, DEVI modificare la rece per inserire un Yoshinori Kanada SBALORDITIVO nell'animare un opening passata alla storia per la sua unica dinamicità (tuttora studiatissima negli atenei dell'animazione giapponese).
PS - Se hai trovato "crudo" Bryger aspetta di vedere il seguito, Baxinger... Non ti dico altro :)

Anonimo ha detto...

https://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&v=DtngqKwlO0g&NR=1

esempio di come studiano kanada in giapponia :)

Jacopo Mistè ha detto...

Ma Baxinger non si trova mica subbato, deduco lo hai visto in giapponese :(

E Kanada, maledizione, se cito lui scoperchio il Vaso di Pandora e mi tocca inserire tutti i grandi animatori insieme ai BIG, e a quel punto il blog inizia a essere davvero troppo dispersivo: se inserisco loro cosa mi impedisce, poi, di fare lo stesso con i migliori di altre mansioni creandomi un listone sterminato? Per ora preferiamo mettere in primo piano registi, sceneggiatori, compositori, chara e mecha designer, che sono i ruoli tutto sommato più vistosi e conosciuti dal pubblico occasionale (il target primario del blog). Se un giorno iniziassero a esserci parecchie richieste e Anime Asteroid dovesse avere successo e popolarità (cosa che dubito altamente avverrà mai) ci si potrà pensare. Intanto ti elogio per la tua cultura a riguardo anche su quest'argomento, al limite se vuoi porre altri aneddoti su queste cose sentiti libero di farlo, la gente li leggerà tra i commenti. ;)

Jacopo Mistè ha detto...

PS Tralaltro molto interessante il tuo link, magari ci fossero anche da queste parti simili scuole!

Sam ha detto...

Penso che l' unica cosa che rende stò anime rimarchevole sia la scena di sesso di Omachi con Rocco ( !! Almeno lui si chiama così nell' edizione ita ) la prima scena di sesso "animata" vista in una serie robotica e la prima in assoluto in un qualsivoglia cartone trasmesso in Italia

Jacopo Mistè ha detto...

"e la prima in assoluto in un qualsivoglia cartone trasmesso in Italia"

Sicuro? Anche nella prima serie di Lupin III (quella diretta da Ohsumi, Miyazaki e Takahata), nei primissimi ep ci sono parecchie scene di sesso (non esplicite, ma date per scontato) che riguardano Fujiko. A meno che in Italia non sia stato trasmesso per prima Braiger...

Sam ha detto...

Nella prima serie di Lupin non ci sono scene di sesso esplicito ( almeno, io non le ricordo).
Al massimo si vede Lupin che si sdraia ( con ancora i pantaloni) con la ragazza in fuoricampo e poi si cambia scena, lasciando tutto al giudizio dello spettatore.
Invece in Bryger la scena di Omachi e Rocco (nomen omen) è visivamente molto esplicita ( lo capiva anche il piùbimbominkia dei bimbiminkia che i due facevano le cosacce ) per la tv dell' epoca ( la batterà solo quella di Orguss nel 1984), specie se si aggiunge che la signorina fa sesso non con il protagonista Kid, ma con una comparsa, che dopo quell' episodio non si vedrà più( cosa molto rara all' epoca )
Ora che mi ci ai pensare però, c'era già stata Lady Oscar con la scena di sesso tra Oscar e Andrè, ma anche lì era quanto di più castigato si potesse vedere ( e infatti è passata indenne per anni senza scandalo )
Forse prima di Bryger c'è stato il film di Tezuka "le Mille e una notte", ma anche lì, le scene di sesso sono tutte fuori campo o censurate mostrando ombre dietro una tenda e cose così.
Stà diventando un post a luci rosse, oink.

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