lunedì 22 ottobre 2012

Recensione: Lamù la ragazza dello spazio

LAMU' LA RAGAZZA DELLO SPAZIO
Titolo originale: Urusei Yatsura
Regia: Mamoru Oshii (ep. 1-106), Kazuo Yamazaki (ep. 107-195)
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Rumiko Takahashi)
Sceneggiatura: Takao Koyama (ep. 1-54), Kazunori Ito (ep. 55-106), Michiru Shimada (ep. 107-195)
Character Design: Akemi Takada
Musiche: Fumitaka Anzai, Shinsuke Kazato
Studio: Studio Pierrot (ep. 1-106), Studio DEEN (ep. 107-195)
Formato: serie televisiva di 195 episodi (durata ep. 25 min. circa)
Anni di trasmissione: 1981 - 1986


Ataru Moroboshi non è certo il ragazzo più fortunato del mondo: è scelto, tra miliardi di terrestri, dalla minacciosa razza aliena degli oni Uru come unico esponente della razza umana in grado di salvare il suo mondo. Per farlo deve riuscire a toccare, entro dieci giorni, le piccole corna della figlia degli invasori, la bella Lamù, che possiede però la particolarità di volare e lanciare scariche elettriche dal suo corpo. Il giovane riesce per puro miracolo nell'impresa, ma per un buffo fraintendimento la ragazza pensa che Ataru voglia anche sposarla, e decide così di diventare la sua fidanzata...

Inutile dirlo, il mondo dell'animazione nipponica non sarebbe come lo conosciamo se non ci fosse stato Lamù la ragazza dello spazio (in originale Urusei Yatsura, gioco di parole traducibile come La chiassosa gente del pianeta Uru), una di quelle pietre miliari che maggiormente gli hanno dato fama e onore. Lunghissima serie animata televisiva che inizia le sue trasmissioni il 14 ottobre 1981 e che proseguirà, settimanalmente e ininterrottamente per ben quattro anni collezionando il ragguardevole numero di quasi 200 episodi, 195 per la precisione, che, lungi dall'essere il lasciapassare di un solo grande artista, rappresenteranno invece il felice punto d'incontro dell'estro creativo di quattro importantissime personalità dell'intrattenimento animato giapponese, molte delle quali destinate a lasciare in futuro un'impronta indelebile.

Lamù è innanzitutto la trasposizione del fumetto omonimo di Rumiko Takahashi, la "Principessa dei manga" divenuta famosa in primis per quest'opera (30 milioni di copie vendute nella sola madrepatria1) e successivamente per altrettanti campioni di vendite (del livello di Maison Ikkoku e dello "schiacciasassi" Ranma ½) che ad oggi, complessivamente, le hanno permesso di festeggiare la quota di 200 milioni di volumi venduti in totale tra madrepatria ed estero2. In Lamù, nel 1978, l'autrice, debuttante, disegna subito il gag manga che la proietta nel mito, enunciando quelli che saranno i tratti caratteristici di quasi tutti i suoi lavori: una vena comica ispiratissima e demenziale che non si concede pause di sorta, un mastodontico cast di personalità pazzoidi ed esilaranti, che appaiono, scompaiono e poi ritornano in storie successive, episodi sempre veloci e autoconclusivi, una gustosa malizia generale (nelle curve e nel sex appeal di quasi tutte le sue eroine) e una storia d'amore portante che si sviluppa lentissimamente lungo l'intero intreccio. Infine, l'ambientazione di Lamù e successivi è sempre quella, il Giappone contemporaneo: in esso l'autrice dipinge gli usi, i costumi, le tradizioni, il folklore, le mode, i ritmi di vita e la cultura popolare che vi ruotano intorno, ambientando le sue folli storie in un contesto storico sempre ben curato, figlio dell'epoca della realizzazione del fumetto. L'incipit della storia è, ovviamente, solo un punto di partenza: la bella oni dello spazio (ispirata alla idol in bikini Agnes Nalami Lum, molto famosa in Giappone negli anni '70, richiamata dal nome giapponese letterale di Lamù, Lum3) costringe Ataru, il suo malcapitato Darling, a una convivenza forzata, e in questo modo i due sono pronti a vivere centinaia di assurde avventure più o meno legate al mondo spaziale di provenienza dell'extraterrestre, a contatto, per sfortuna del ragazzo, con ogni sorta di equivoci, fraintendimenti, pretendenti, possessioni, alieni, scambi di sesso, mostruosità provenienti dal folklore giapponese e occidentale, avveniristici gadget dai bizzarri effetti, viaggi verso pianeti lontani o indietro nel tempo, tassisti galattici, matrimoni stellari e ogni altra possibile follia ancora. Amante della fantascienza, perché questa si adatta con flessibilità a qualsiasi tipo di trovata e narrazione4, e molto influenzata dai romanzi comici dello scrittore Yasutaka Tsutsui5 e dal serial americano Bewitched (1964, in Italia Vita da strega)6 dallo spunto simile, la Takahashi non lesina a mettere per iscritto qualsiasi idea le venga in testa, non facendo mai mancare nel suo lunghissimo manga scariche di buffoneria, assurdità, nonsense e demenziale che non possono non strappare la risata anche al più serioso dei lettori. Il merito della qualità del manga risiede nei dialoghi, spassosi e perennemente sopra le righe, ma anche nelle indimenticabili personalità inventate dall'autrice, archetipi che estremizzano fino al paradosso vizi e i difetti dell'uomo contribuendo a una sentita immedesimazione da parte di ogni tipo di pubblico (per quanto, alla fine, Lamù sarà principalmente rivolto e letto dagli adolescenti maschi7).

Con Lamù entrano nella mitologia l'eroe Ataru, allupato, stupidissimo e civettuolo, il peggior incubo di qualsiasi ragazza e genitore ("Se solo non lo avessi avuto..." è la frase ricorrente della sua affranta madre); la bella, frizzante, adorabile e gelosissima Lamù dall'indimenticabile bikini tigrato, che lo castiga con scariche da 2.000 volt ogni volta che prova a tradirla; Ten, il piccolo cuginetto dall'aliena, che prende in antipatia Ataru e non perde occasione di abbrustolirlo con alitate di fuoco; Rei, ex di Lamù dal bellissimo aspetto ma che si trasforma in una gigantesca, indiavolata tigre ogni volta che ha fame o è eccitato; Shutaro Mendo, rampollo di una famiglia ricchissima con una sterminata servitù ai propri piedi (ma sarebbe meglio chiamarlo esercito), che fa sua l'etica onorevole dei samurai ma è ruffiano con chiunque e ha terrore degli spazi chiusi; il bonzo Sakurambo, approfittatore e ingordo che sfrutta ogni bassezza, raggiro o tradimento per scroccare cibo e soldi, e via così, un cast sterminato di divertenti, dementissime personalità che è impossibile trattare in dettaglio, che contribuiscono a rendere Lamù una delle opere con personaggi e format narrativo tra i più influenti della Storia del fumetto.


La versione animata, iniziata tre anni dopo e prodotta da Kitty Film, ma con manga largamente ancora in corso, mantiene inalterate le caratteristiche originarie ma diventa, se possibile, ancora più famosa e riuscita, sintesi dell'apporto di personalità imprescindibili dell'animazione nipponica. Parte dell'organizzazione della serie, oltre a molte sceneggiature di singoli episodi, è affidata a Kazunori Ito, lo scrittore delle opere più famose e importanti che Mamoru Oshii realizzerà negli anni a venire. Oshii, d'altro canto, è il regista titolare di Lamù per gran parte della sua durata - per i primi 106 episodi - prima di venire rimpiazzato, insieme all'intero Studio Pierrot, da Kazuo Yamazaki e Studio DEEN. Il connubio tra la regia di Oshii e l'apporto agli script di Ito si esprime in un netto miglioramento del già divertente manga, quello che proietta per davvero Lamù nell'empireo delle produzioni più influenti della Storia dell'animazione, una delle rare occasioni in cui l'opera originale è enormemente migliorata grazie alle capacità di chi vi lavora sopra.

Lo staff dietro la sua realizzazione segue gli episodi cartacei, ma scombinandone l'ordine cronologico, apportando modifiche varie, inserendovi nuovi personaggi, dando risalto ad altri meno noti (celebre l'esempio di Satoshi Megane, il miglior amico di Ataru,  insignificante nel fumetto e addirittura fondamentale nell'anime, sfruttato da Oshii come elemento comico per prendere in giro gli otaku dell'epoca8), e, al contempo, creando un alto numero di avventure inedite, pienamente degne del confronto con la follia di quelle originali. Oshii e Ito si fanno già conoscere nell'industria animata con un tocco d'autore che sonda il terreno per gli sperimentalismi che realizzeranno negli anni successivi, con una regia artistica (che sperimenta sequenze visionarie o concettuali) e script che, sfruttando il nonsense del manga e la sua mancanza di una forte continuity, improvvisano vicende nelle quali, pur non mancando atmosfere ilari, si offrono anche riflessioni esistenziali, sulla società, sul concetto relativo di tempo e spazio. Tutto questo senza contare un numero non trascurabile di episodi squisitamente romantici e poetici, dedicati a Lamù e Ataru, assenti nel fumetto che è maggiormente spinto sul versante comico. Impagabile Oshii che rivela, nel 20159, quanto si siano divertiti a girare la serie lui e i membri del suo staff, quando erano giovani e riversavano nelle loro storie, con dinamismo e creatività, tutte le idee che gli venivano in mente, spesso basandole su storie personali, e come l'esagerazione in toni sexy, violenti (per modo di dire ovviamente, visto il piglio demenziale dell'opera), etc. era sempre osteggiata dall'emittente televisiva con cui litigavano.

Al tempo stesso, oltre che autorale, Lamù è anche, insieme alle contemporanee trasposizioni animate di altri manga di successo, Dash Kappei e Dr. Slump & Arale, uno tra i primi e più famosi anime veramente pop della sua epoca: mantenendo, dal manga, lo sguardo sul Giappone degli anni '80, nel corso della sua lunghissima durata gratifica il pubblico di richiami o parodie a opere cult, a Star Wars (1977), Rocky (1976), Ai confini della realtà (1959), Ultraman (1966) e altri film/telefilm ancora, senza dimenticare citazioni visive, numerose, a popolari serie animate del periodo come Mobile Suit Gundam (1979), Blue Gale Xabungle (1982), Ken il guerriero (1984) etc. Non solo una serie comica insomma, ma anche un ritratto preciso e affettuoso di un decennio. Infine, il successo del Lamù animato non è dovuto solo a Rumiko Takahashi, Kazunori Ito e Mamoru Oshii: è merito del lavoro di un altro colosso ancora, la chara designer Akemi Takada, moglie di Ito, che proprio con quest'opera scrive il suo nome nella Wall of Fame dei più importanti e amati artisti grafici nipponici di tutti i tempi. È una disegnatrice fantastica, che prima ancora di L'incantevole Creamy (1983) e Capricciosa Orange Road (1987) già strabilia l'occhio con il suo tratto morbidissimo, dolce e armonioso, dato da linee semplici ed esseziali che trasmettono una solarità, un amore e una dolcezza impareggiabili ai personaggi, uno stile di disegno inimitabile che in tantissimi cercheranno vanamente di replicare.

L'apporto di personalità così forti e carismatiche trasforma il Lamù animato in una delle opere più famose e amate della Storia dell'animazione televisiva (gli indici di ascolto si attestano mediamente sul 20%10), al punto che sono ben vistosi gli aumenti di budget e cura grafica che, stagione dopo stagione, successo dopo successo, regalano animazioni sempre migliori e disegni sempre più definiti e adulti (basti pensare all'aspetto iniziale quasi deformed dei personaggi, e cento episodi dopo alle loro fisionomie realistiche), trasformando la serie, nelle sue fasi avanzate, in uno dei grandi capolavori tecnici del decennio. Può vantare una cura estrema che viene mantenuta fino alla fine, anche dopo l'abbandono di Oshii e dei suoi sperimentalismi artistici (il suo sostituto Yamazaki dirige la serie in modo più tradizionale, su toni più consoni all'approccio puramente comico del manga). Vederlo e apprezzarlo pienamente oggi, tuttavia, è tutto un altro paio di maniche.


Per il suo rompere gli schermi, l'umorismo, gli episodi veloci e pieni di energia, i personaggi fantastici, il gran numero di sigle di apertura e chiusura dai motivetti indelebili, i colori, le musiche giocose e il signor lavoro di doppiaggio da parte dei seiyuu (menzione d'onore ad Akira Kamiya su Mendo, i cui terrorizzati strilli sono indimenticabili), Lamù ha ben pochi rivali. Il pubblico moderno può apprezzarlo per la sua carica di originalità, forse addirittura amarlo per tutto l'insieme, ma difficilmente saprà divertirsi come si divertivano le generazioni dell'epoca: se l'aliena dal bikini tigrato e il cast mantengono intatto il loro carisma, il senso di comicità è, col senno di poi, decisamente discontinuo. Molte, troppe puntate di Lamù si basano su un umorismo acqua e sapone che replica quasi all'infinito gli stessi schemi e le stesse battute delle puntate precedenti. All'epoca questo era perfettamente giustificato dal fatto che Rumiko Takahashi stesse disegnando il suo primo manga e ancora non aveva sviluppato un senso dell'humor solido capace di mantenersi costante senza mai stancare (l'originalità, poi, faceva il resto), ma ora, abituati a opere più moderne e riuscite della stessa autrice, si fa fin troppa fatica a reggere oltre il 50% di episodi mediamente molto simili tra di loro: un numero non irrilevante mantiene inalterata la sua carica di risate, ma, decisamente, la maggior parte la si guarda al limite sorridendo o spesso, purtroppo, addirittura in modo disinteressato, talvolta sbadigliando. Duecento episodi all'epoca sono stati esagerati, diventano ben più che pesanti vista la fatica che talvolta comporta arrivare in fondo anche a una singola puntata, dove un umorismo ancora embrionale o ormai troppo abusato battezza canovacci e idee già ripetuti milioni di volte prima.

Il giudizio finale tiene perfettamente conto dell'importanza dell'opera di cui si parla, ma non può soprassedere su come Lamù stupisse il suo pubblico per la sua carica di freschezza e rottura degli schemi che oggi sono sicuramente invecchiati. Impossibile sconsigliarlo, è un'opera fondamentale del mondo di manga e animazione e penso che chiunque, almeno una volta, debba leggersi qualche volumetto o guardarsi qualche episodio per ampliare la propria cultura a riguardo, ma bisogna essere pronti all'idea che, oltre a risate e puntate geniali, questa serie sa essere talvolta molto tediosa. Da usufruire, sì, decisamente sì. Ma con moderazione. Dei vari special TV e OVA, quasi tutti usciti a serie conclusa per trasporre le storie inedite del manga, affidati volta per volta dal produttore Kitty Films a staff e studi sempre diversi, vale la pena guardare Cosa accadrà nel futuro di Lamù? (1987), La guardia elettrica (1989), Prendimi il cuore (id.) e Appuntamento con un fantasma (1991). Sorvolabile il resto.

La versione italiana di Lamù dell'epoca si basava su dialoghi tradotti dai copioni americani. Come spesso accade, la versione in DVD curata da Yamato Video prevede sottotitoli che si limitano, svogliatamente, a trascrivere il parlato italiano. Nonostante qualche rifinitura qua e là per correggere gli errori più eclatanti commessi in passato, la serie insomma non si può ancora vedere in Italia nella sua forma originale (e in aggiunta a questo, l'edizione nostrana si contraddistingue anche per un marcato effetto ghosting delle immagini, segno di una mediocre lavorazione digitale).

Voto: 8 su 10

SIDE-STORY
Lamù: Only You (1983; film)
Lamù: Beautiful Dreamer (1984; film)
Lamù: Remember My Love (1985; film)
Lamù Special: Il Tea Party di Ryoko (1985; special TV)

SEQUEL
Lamù: Lamù the Forever (1986; film)
Lamù Special: Memorial Album (1986; special TV)
Lamù Special: Cosa accadrà nel futuro di Lamù? (1987; special TV)
Lamù OVA: Gelati arrabbiati (1988; OVA)
Lamù OVA: Fidanzati sulla spiaggia (1988; OVA)
Lamù OVA: La guardia elettrica (1989; OVA)
Lamù OVA: Ululo alla luna (1989; OVA)
Lamù OVA: La capra e il formaggio (1989; OVA)
Lamù OVA: Prendimi il cuore (1989; OVA)
Lamù OVA: Il terrore degli occhioni (1991; OVA)
Lamù OVA: Appuntamento con un fantasma (1991; OVA)
Lamù: Sei sempre il mio tesoruccio (1991; film)
It's a Rumic World: The Obstacle Course Swim Meet (2008; film)
Lamù: Boy Meets Girl (1988; film)


FONTI
1 Sito web (giapponese), "Mangazenkan", http://www.mangazenkan.com/ranking/books-circulation.html
2 Sito web, "Crunchyroll", Rumiko Takahashi's Manga Series Have Printed Over 200 Million Copies Worldwide", http://www.crunchyroll.com/anime-news/2017/03/15-1/rumiko-takahashis-manga-series-have-printed-over-200-million-copies-worldiwide 
Retrospettiva su Rumiko Takahashi (con intervista annessa) pubblicata su Amazing Heroes n.181 (Fantagraphics Books, 1990). Il pezzo è riportato alla pagina web http://www.furinkan.com/takahashi/takahashi3.html
4 "Anime Interviews: The First Five Years of Animerica Anime & Manga Monthly (1992-97)", Cadence Books, 1997, pag. 16
5 Intervista a Rumiko Takahashi pubblicata in "Anime Interviews: The First Five Years of Animerica Anime & Manga Monthly (1992-97)", a pag. 20
6 Vedere punto 2
7 Vedere punto 4, a pag.19
8 Francesco Prandoni, "Anime al cinema", Yamato Video, 1999, pag. 101-103
9 Intervista a Mamoru Oshii realizzata nel 2015 al Lucca Comics e trascritta nel sito web Animeclick.it, http://www.animeclick.it/news/49257-lucca-2015-reportage-degli-incontri-con-mamoru-oshii
10 Guido Tavassi, "Storia dell'animazione giapponese", Tunuè, 2012, pag. 136

15 commenti:

akuma ha detto...

Che dire, è davvero troppo lungo, alla lunga annoia, è ripetitivo...

Ma se mi fermo a guardare solo la prima parte della serie, quella fatta da due ministorie a puntata, ma anche le prime puntate "lunghe", cavoli era una pietra miliare!

Quanto era moderno rispetto agli altri anime, per lo meno parlo di quello che vedevo io in TV.

Credo di non avere mai riso così tanto prima di Lamu.
Anche le puntate "sdolcinate" erano anni luce avanti rispetto al resto che vedevo in giro.

Vado a memoria ma non mi ricordo molti anime che facessero quel tipo di ironia sul sesso (senza scendere nel volgare), sull'amicizia, sui rapporti familiari...

Che dire epico, pur con tutti i suoi difetti, peccato solo per la fastidiosa abitudine dell'autrice di fare storie infinite.

Jacopo Mistè ha detto...

Concordo con te sulla freschezza almeno iniziale di Lamù, quando forse i disegni non erano al top ma ogni puntata era veloce, conclusiva e piena di gag. Però, madonna, dopo i primi 50/60 episodi diventa di una ripetitività assassina XD
Nonostante tutti i suoi difetti, però, sono affezionato così tanto ai personaggi che non riesco comunque a parlarne male...

akuma ha detto...

Anche io son troppo affezionato a Lamu, resta uno dei miei preferiti in assoluto, troppe le gag e i personaggi mitici, sopratutto quelli secondari:
la donna corvo che doveva sposare Ataru, il nerd con gli occhiali che amava Lamu, il professore ciccione che ci provava con la nipote del bonzo.. o quante altre cose...

Poi non è una serie dove è indispensabile guardarsi tutte le puntate...
Io di solito mollavo il colpo poco dopo l'introduzione della ragazza che veniva obbligata dal padre a vestirsi da uomo (ma la freschezza iniziale era già sfumata da un po').

Jacopo Mistè ha detto...

Ryunosuke XD

Sì, concordo pienamente con quello che dici. A lungo andare Lamù è di una pesantezza unica, ma paradossalmente, rispetto al ben meglio sviluppato Ranma 1/2 di cui funge da prototipo, devo dire che mi sono affezionato molto di più ai suoi personaggi. Ranma mi offre Genma, Soun Tendo, Kuno e il preside della scuola, ma Lamù invece Lamù, Sakurambo, Mendo, Megane, Ran, Ataru...

E poi Lamù offre anche tre film favolosi, mentre quelli di Ranma fan schifo!

stefano ha detto...

Forse ho un ricordo poco nitido della serie di ranma nel suo complesso, ma non mi sembrava particolarmente ben sviluppata...anzi! La prima cinquantina di episodi eccellente, dopichè inizia a perdersi clamorosamente. Tra l'altro peggiora anche a livello grafico, o sbaglio?
Secondo me poi sono due serie che si possono paragonare al massimo per quanto riguarda il chara-design (e qui lamù vince a mani basse) ma non negli sviluppi narrativi. Ranma dovrebbe nascere come una storia, quindi con dei risvolti e quant'altro mentre lamù è più un format.

Però dovrebbe essere più o meno da quando appare ryunosuke e il padre che oshii dirige quel pugno di puntate anomale (tipo quella che si sviluppa come un giallo, fantastica). Tu per caso ne sai qualcosa, Jacopo, di quel pugno di puntate a cui fai riferimento anche nella rece?

Jacopo Mistè ha detto...

Ranma è pressoché identico a Lamù come struttura narrativa: nessuna continuty, format dato da puntate del tutto autoconclusive e prive di continuity (salvo rari casi, ma questo è anche il caso di Lamù), molto più ispirate a livello di comicità rispetto alla serie dell'aliena dal bikini trigrato. Solo, non ha lo stesso numero di personalità carismatiche :)

Nella rece faccio riferimento alle puntate di Oshii senza tenerne a mente di particolari,
anche perché non si trova da nessuna un elenco completo degli episodi da lui sceneggiati. Però nella visione spesso e volentieri capita di stupirsi di alcune storie palesemente diverse dalle altre a livello di tematiche e regia, del tipo che capisci subito che le ha scritte lui. :)

stefano ha detto...

ma infatti col perdersi intendevo dire che (differenza di lamù) parte con la potenzialità
di evolversi in quanto storia e "cast" (la stessa impressione che mi ha dato inuyasha) e poi si blocca e regredisce (cioè, mi ricordo kuno e ryoga agli esordi erano dei gran personaggi, poi diventano le caricature di se stessi...ma anche tutti gli altri, ranma compreso).
comicità molto più ispirata in ranma? anche qui si dovrebbe separare in due blocchi ranma, inizialmente divertentissimo, demenziale al punto giusto (non come diventerà in seguito), quasi raffinato in alcuni punti e con un tocco di romanticismo che non guasta e che rimanda alla memoria maison ikkoku. ma poi? a questo punto attendo la recensione quando la scriverai...anche se più che altro vorrei capire se, come me, vedi in ranma due blocchi qualitativamente agli antipodi.
un peccato che non sai indicarmi gli episodi oshii-style...così mi guardavo direttamente quelle :)

Jacopo Mistè ha detto...

Guarda, giusto nei primissimi episodi di Ranma c'è la parvenza di una continuity (immagino tu ti riferisca alla missione di Ranma e padre di tornare normali, vero?), ma dopo poco si rivela semplicemente come un altro manga/anime comico episodico, senza alcuno sviluppo narrativo. Tant'è che anche in entrambi i finali anime/manga i protagonisti non risolvono NULLA dei loro problemi e tutto è uguale a com'è all'inizio (rispetto a Inuyasha, dove invece la storia ha davvero un inizio, uno svolgimento e una fine).

Poi, per me almeno Ranma è divertente e ispirato fino alla fine, non vedo chissà che cali tali da generare una suddivisione di episodi. Dal punto di vista della comicità lo vedo come un gran miglioramento dell'umorismo un po' embrionale e ripetitivo di Urusei Yatsura.
Il suo problema, almeno in versione animata, è di non avere un minimo del carisma e dell'autorialità di Lamù, con disegni senza arte nè parte, regia senza arte nè parte, opening/ending senza arte nè parte, film brutti e inutili (rispetto a quelli favolosi di Lamù) etc.

stefano ha detto...

So che ad un certo punto non riuscivo più a vederci niente di buono e ho smesso di seguirlo...ma si parla di 10 e passa anni fa, quindi sono effettivamente poco attendibile.

Anonimo ha detto...

Sarà,ma a me Lamù non annoia mai,ogni untata ha qualcosa di speciale.Ci sono le puntate un po' più lente,ma sono belle anche quelle

Sam ha detto...

Secondo me Lamù diventa noioso dopo l'abbandono di Oshii.
Quando c'era lui, la serie ha una particolarità che nel manga e nella direzione di Yamazaki manca, ovvero l' evoluzione dei personaggi.
Ataru e compagni cambiano come psicologia col passare delle puntate e particolare attenzione viene data al rapporto tra Ataru e Lamù con episodi ad esso dedicati ( tipo quello del compleanno di Ataru).
Pur con i suoi alti e bassi, la gestione Oshii cerca sempre di tenere alta l'attenzione dello spettatore con varie trovate , specie con episodi capolavori (assenti nel manga) come " e poi non rimase nessuno" e "le casalinghe".
Uno volta andato via lui, ecco che Yamazaki, dopo un buon inizio, comincia a deragliare, cercando da una parte di imitare la regia "cervellotica" di Oshii , ma senza la stessa profondità, e dall' altra si attiene allo spirito immobilista del manga, dove non c'è evoluzione dei personaggi che ripetono gli stessi ruoli e battute in ogni episodio come macchiette ( i più rovinati sono Ataru , Sakurambo e Megane, che diventa la parodia di se stesso).

Anonimo ha detto...

Secondo me,Oshii ha fatto un grande lavoro,ma la serie non perde affatto di qualitá quando lui se ne va.Inoltre dire che solo lui sviluppa i personaggi è falso,degli episodi di sviluppo sono stati fatti dopo che lui è andato via.Yamazaki si attiene un po'di più alla demenzialità comica del romanzo originale,ul che,secondo me,non è un male

Anonimo ha detto...

Secondo me anima e manga sono in simbiosi in questo caso,nessuno dei due vale più dell'altro.
Non capisco cosa intendi per ripetitivo ed embrionale,la comcità di UY è quella che ha dato il via a quelle successive,che si rifanno molto a quest'opera.Poi,può essere vero che alcune puntate siano un po' più "pesanti",ma per me non è assolutamente che la serie diventi noiosa,o che perda di bellezza quando se ne andato Oshi

Jacopo Mistè ha detto...

Lamù ha dato il via al tutto, ma Ranma 1/2 (ad esempio) ha enormemente perfezionato e migliorato la qualità della comicità, con tante variazioni invece che ripetere fino allo sfinimento le stesse identiche gag. Mi rendo comunque conto che la cosa è ovviamente altamente soggettiva, come giustamente soggettivi sono il mio commento e la mia valutazione.

Anonimo ha detto...

Su Wikipedia c'è l'elenco degli episodi e a fianco di ognuno vi è la derivazione.
Fra l'episodio numero 1 e il 106 (l'ultimo diretto dallo studio Pierrot di Oshii), ve ne sono circa 21 originali.
Io me li sono segnati tutti e adesso comincerò con questi, giusto proprio per l'amore che provo verso il grande Mamoru.
Se poi dovessero piacermi proverò anche il restante.

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