lunedì 6 maggio 2013

Recensione: Legend of the Galactic Heroes

LEGEND OF THE GALACTIC HEROES
Titolo originale: Ginga Eiyū Densetsu
Regia: Noboru Ishiguro
Soggetto: (basato sui romanzi originali di Yoshiki Tanaka)
Sceneggiatura: Shimao Kawanaka
Character Design: Matsuri Okuda, Akio Sakai, Akio Sugino, Kazuo Tomizawa, Keizo Shimizu, Matsuri Okuda, Naoyuki Onda, Nobuyuki Kitajima, Shingo Araki, Takuo Noda, Tomonori Kogawa, Yasuhiro Nakura, Yoshinori Kanemori, Yoshiyuki Momose
Mechanical Design: Naoyuki Kato
Musiche: Shin Kawabe
Studio: Artland, Magic Bus
Formato: serie OVA di 110 episodi (durata ep. 25 min. circa)
Anni di uscita: 1988 - 1997



Nella filosofia politica è ormai opinione condivisa, a destra come a sinistra, che un clima di eccessivo benessere presto o tardi indirizzi la civiltà al tramonto, così ebbra di piacere da perdere di vista valori e morale conoscendo perciò apatia intellettuale, debolezza statale e corruzione dei costumi e dei governi. Questo avviene molto spesso nelle democrazie, specialmente quelle più liberali. D'altro canto, però, non sono pochi i sistemi di governo autoritari, nati con le migliori intenzioni e forti del quasi totale supporto popolare, che, pur avendo attuato riforme decisamente più utili e significative di quelle di una democrazia corrotta, sono finiti poi con l'irrigidirsi nel proprio potere assoluto, perdendo di vista gli obiettivi primari e condannando i loro sudditi a lunghi periodi di stagnazione politica ed economica. Se nell'arco di meno di un secolo, oggi, nel mondo reale, la politica internazionale ha designato senza appello la democrazia come miglior governo possibile tra quelli imperfetti, a suo modo di vedere adattabile a qualsiasi situazione sociale a prescindere dalle culture e dalla Storia dei popoli, chissà se tra qualche millennio (ma probabilmente basterà molto molto meno) la si penserà ancora così. Queste sono riflessioni che faranno discutere per sempre storici e politologi, e, come avvenivano già nell'Antica Grecia, non bisogna stupirsi se li troviamo ancora oggi nella vita reale o, nella finzione letteraria e animata presa in esame, in un lontano XXXVI secolo spaziale.

La più lunga serie OVA di sempre, che traspone il ciclo di romanzi scritti tra il 1982 e il 1987 da Yoshiki Tanaka, Legend of the Galactic Heroes (1988) è scontro materiale, psicologico e ideologico, tra due punti di vista: quello di un giovane ammiraglio imperiale, Reinhard von Müsel, deciso a rivoluzionare e far tornare all'antica gloria un decadente impero secolare, e del tenente Yang Wenli dell'Alleanza delle Repubbliche Unite, quest'ultima ormai preda di totale degrado politico. Il secondo, privo di ambizioni ma dal grande genio strategico, sceglie la vita militare solo perché è l'unico modo per mantenersi economicamente: avrebbe voluto in verità fare lo storico di professione, tanto che il suo hobby è sempre stato quello di contestualizzare nella sua epoca la Storia dell'uomo e delle civiltà. Quale occasione migliore di farlo, ora che può assistere alla rapidissima ascesa politica, dall'altra parte della barricata, di von Müsel? Quello di Yang è un punto di vista in perenne evoluzione, che vuole capire il mondo: giunge alla conclusione che democrazia e dittatura non sono altro che governi che nascono, vivono e muoiono, alternandosi continuamente e adattandosi alle situazioni culturali, storiche e geografiche, e non sa capire se, con il grande potere militare di cui anche lui presto entrerà in possesso, sarà giusto assecondare l'uno o l'altro: se mantenere in vita la democrazia agonizzante di una sua patria ormai ridotta al marciume, pur di tramandarne i valori più nobili ai posteri, o consegnarla ai nemici ora che questi hanno trovato uno di quei condottieri illuminati che nascono una volta ogni mille anni, attorniato dalle più capaci menti dell'Impero, che sta migliorando in ogni aspetto il suo Paese trovando, pur al costo dell'autoritarismo, un'unanime acclamazione popolare. Il punto di vista di Reinhard, il "Marmocchio Biondo", invece, è quello di un giovane rampollo nobiliare indignato dalla debolezza dei suoi simili, inebetiti dal potere e nepotisti: mirando al potere assoluto, la corona del Kaiser, il giovane intende riformare da zero l'assetto dell'impero, renderlo più giusto ed egualitario verso i sudditi, improntandolo all'ordine e alla meritocrazia. Per i suoi scopi dovrà però essere pronto a versare sangue, e molto: eliminare gli avversari politici per edificare solide fondamenta per il suo potere, vincere le battaglie con l'Alleanza per fortificare la sua autorità, e fare i conti con la sua coscienza riguardo ai milioni di corpi che cadranno sotto di lui e della sua guerra. Legend of the Galactic Heroes è la cronaca della grande vita di questi due eroi, diversi tra loro ma dalla grande statura morale, le cui vite, protagoniste assolute nel turbolento flusso della Storia, si incrociano influenzando le sorti dell'intera galassia.

Il capolavoro si esprime in un monolitico blocco di 110 episodi (come si è potuto farlo nell'home video? Grazie a un'inedita politica di prenotazioni via posta che determinava in largo anticipo sui tempi il numero di copie di VHS da produrre e il gradimento del pubblico1, in modo da non avere mai invenduti e sapere sempre come invogliare i clienti a proseguire le ordinazioni per un intero decennio), quasi esclusivamente basati su dialoghi e battaglie spaziali tra gigantesche flotte di astronavi: ogni puntata mostra ora la fazione repubblicana, ora quella imperiale, discutere della situazione politica e militare in cui si trova, ipotizzare quali saranno le mosse nemiche, riflettere sui propri obiettivi, o anche solo combattere internamente, nella propria patria, contro burocrazia, intrighi di palazzo, colpi di stato o terrorismo da parte di una terza fazione ancora, nascosta nell'ombra, che cerca di sfruttare la guerra per i propri scopi. Abbiamo una lunga serie basata su interazioni tra personaggi e discussioni filosofiche sull'uomo, sull'etica dello Stato, sul come governare in nome del popolo (che può anche essere contento di una forte autocrazia che elimina le fondamenta marce di un impresentabile governo democratico), ma spesso anche solo sulla vita personale dei due splendidi protagonisti, messa a nudo da azioni, riflessioni, dialoghi e monologhi interiori. Chi scrive identifica l'opera per davvero come la più profonda e memorabile mai partorita dall'animazione, probabilmente il punto di non ritorno (difficile riuscire poi a trovare qualche altro lavoro animato in grado di scavare nell'animo come questo), dove la filosofia politica, quella vera, non è semplice apparenza per dare tono, ma è davvero il mezzo per far riflettere lo spettatore sul relativismo che governa i valori e le coscienze umane. Manca, in Legend of the Galactic Heroes (e per fortuna!), un qualsiasi tentativo di ricondurre le parti ai ruoli di buoni e cattivi: si raccontano le vite di due popoli estremamente diversi tra di loro, accomunati dall'orgoglio per il proprio sistema di governo, che lottano, uccidono, e all'occorrenza torturano o condannano a morte perché convinti dalla bontà della loro causa e delle loro azioni. I militari non sono rappresentati secondo il solo stereotipo di gente stupida, ottusa, sadica, guerrafondaia o violenta, ma in modo verosimile, riconducendoli anche ad affettuosi padri di famiglia, simpatici amici, persone colte o sensibili o umanamente meritevoli, che provano dispiacere per quello che fanno ma credono fermamente nella giustezza delle loro azioni. C'è spazio per mille gradazioni umane, in Legend of the Galactic Heroes, e nessun pretestuoso tentativo di fare la morale alle azioni di chicchessia; viaggiamo nei territori di un ineccepibile realismo dei comportamenti e nella psicologia umana, l'autore non prende le parti di nessuno.



Una tale, poderosa espressività non può che soddisfare le sue ambizioni attraverso le caratterizzazioni e le battute più indimenticabili che si siano mai viste in una serie animata: forte di un cast talmente massiccio da non essere mai stato eguagliato (più o meno 150 personaggi), Legend of the Galactic Heroes è pronto a consegnare all'altare della Storia individualità scolpite nella roccia, al punto da imprimersi per sempre alla memoria. I due protagonisti principali sono indubbiamente i carismaticissimi Yang e Reinhard, ma anche il microcosmo di comprimari che gravita attorno loro raggiunge profondità impensabili, esprimendosi in individui capaci da soli, in virtù della loro forte personalità, di reggere ipoteticamente il peso di un'intera serie. Non si può non affezionarsi sinceramente a molti dei loro compagni in armi, soprattutto ai sottoposti di Reinhard che compongono lo Stato Maggiore dell'Impero, come il valoroso ammiraglio Wolfgang Mittermeyer, l'ambizioso e ambiguo collega Oskar von Reuental, il composto poeta-soldato Ernest Mecklinger,  il diplomatico Neidhart Müller o il glaciale consigliere Paul von Oberstein, astutissimo calcolatore (perfetta incarnazione del Principe machiavellico nella sua assoluta mancanza di scrupoli nell'applicare la ragione di stato). Queste sono solo le punte di diamante di un cast mastodontico, al centro di una storia corale e articolata, ricca di momenti e scene indimenticabili, che dà a tutti il giusto tempo e spazio per bucare lo schermo. Coerentemente con questo, è perfetto il realismo nella costruzione dei rapporti interpersonali, così sensati e naturali da creare un'empatia sincera e devota con gli attori, al punto da affezionarsi a loro al punto tale da reputarli amici intimi, gioendo e soffrendo con loro - e certe morti, come ben sa chi ha visto la serie, sono un vero e proprio peso al cuore, lasciano un segno indelebile, in particolar modo quella pazzesca che conclude il terzo arco narrativo.

Lo sceneggiatore principale Shimao Kawanaka compie un miracolo di scrittura nel tenere inchiodata l'attenzione dello spettatore in una lunga space opera fittissima di dialoghi e contenuti, il cui motivo di interesse risiede proprio in essi, nel conoscere le strategie che partoriranno le due fazioni, nell'ipotizzare chi vincerà tra Reinhard e Yang nella loro guerra generazionale, nel domandarsi chi vincerà le battaglie più importanti e specialmente quale sia, se è possibile stabilirlo, il punto di vista più condivisibile dei due eroi. Invece di far agire gli attori in un background politico/spaziale a casaccio, come se quest'ultimo non fosse poi così importante, Legend of the Galactic Heroes lo esplora minuziosamente rendendolo quasi protagonista al pari di Yang e Reinhard, per mezzo di ritmi molto lenti che permettono, con molta calma e ottimo storytelling, di approfondire adeguatamente tutto impedendo allo spettatore di perdersi nella mole abnorme di date, luoghi e nomi: gli dà forma, poco per volta, con discussioni e descrizioni atti a caratterizzarlo, ma anche con veri e propri documentari storici immaginari, guardati dai personaggi per ripassare la Storia dei due regimi. È quasi sconvolgente come la trasposizione di una lunga saga letteraria di 10 romanzi sbarchi in animazione così brillantemente, resa così bene che presto si inizia a conoscere a tal punto le posizioni strategiche di città, stati e corridoi spaziali che è possibile capire per davvero la logica delle strategie politiche e militari. Si raggiunge un livello di empatia e coinvolgimento che, ritengo, non si vedranno mai più nella Storia dell'animazione. Medesima cura è rivolta alla caratterizzazione grafica delle due fazioni, ognuna ben rappresentata da abbigliamenti, rituali politici e addirittura inni nazionali - specialmente l'Impero Galattico, come si sa plasmato su gerarchie sociali e vestiario dell'aristocrazia prussiana del XIX secolo. Da notare anche la maturità del regista nel non risparmiarsi in scene di sesso o di violenza cruda e brutale visto il tenore adulto della storia, ma questo era scontato essendo la produzione riservata all'home video, privo di paletti di censura. Potrebbe far storcere il naso giusto la scelta di far provare alle due parti un enorme rispetto l'una verso l'altra: si capisce l'esigenza di rendere il tutto molto umano sottolinenando i rapporti di simpatia cavalleresca che provano i vari personaggi per i loro avversari durante gli scontri, ma a volte il tutto, ripetuto così spesso, suona abbastanza irreale, quasi fosse una mossa commerciale per rendere ancora più fighi i vari ammiragli agli occhi del pubblico femmminile (non siamo ai livelli del modaiolo bishounen, ma la quantità di "bei uomini" nel cast è parecchio alta). Antipatica è anche la voce narrante, che spesso si concede anticipazioni di una grossa entità che si sarebbero potute tranquillamente evitare.

Esaurite le lodi che meritano i suoi contenuti, Legend of the Galactic Heroes non può esimersi dal venire giudicato anche per i semplici orpelli tecnici e grafici: pratica abbastanza inutile, visto che, se anche fosse tecnicamente realizzato male, rimarrebbe comunque un capolavoro per profondità narrativa. La confezione, a tal proposito, è buona senza stupire: vanta indubbiamente un perfetto lavoro di recitazione da parte dei seiyuu che danno enorme colore al cast  un discreto risultato in animazioni (seppur, per ovvie ragioni, nulla di trascendentale, visibili pressoché nelle rare scene d'azione e basta, del resto a cosa servono in una storia così lenta, posata e riflessiva?) e un chara design spesso di eccelsa fattura, realistico, adulto, virile e ricco di dettagli. "Spesso", però, non garantisce un risultato sempre ottimale: purtroppo, forse per la lunghezza della serie e la volontà di portarla avanti a ritmi molto costanti, essa trova, specialmente nelle prime due stagioni, un design rimaneggiato dalle diverse filiali dei due studi Artland e Magic Bus, da un monolitico gruppo di chara designer ognuno con uno stile tutto suo, e questa discrepanza, oggettiva e fastidiosa, la si nota fin troppo spesso per mezzo di disegni diversissimi tra di loro, che variano non solo da puntata a puntata, ma anche da un fotogramma all'altro di singoli episodi - e in aggiunta, non sempre la qualità grafica è costante, raggiunge ogni tanto anche livelli approssimativi. L'accompagnamento musicale in compenso è di livello altissimo, con solenni sigle di apertura e chiusura e una colonna sonora variegatissima data dagli immortali componimenti di Mozart, Beethoven, Ravel, Mahler, Nielsen, Hellmesberger, Brahms, Tchaikovsky e altri numerosi giganti della musica classica, con risultati facilmente intuibili nella resa delle scene più emotive e suggestive.


Opera d'arte nel senso più nobile del termine, che risalta soprattutto oggi quando è fin troppo facile leggere la parola "capolavoro" accostata a qualsiasi cosa, Legend of the Galactic Heroes è un affresco indimenticabile di personaggi, e un trattato ricco, ricchissimo, di chiavi di lettura e riflessioni sul significato della politica, dei meccanismi del potere, dell'Uomo, della Storia e delle caratteristiche dei due principali regimi di governo; riflessioni che tornano in auge proprio in quest'epoca, quando è ancora radicato, per tornare alla premessa d'apertura, l'assunto teorico, idealizzato e cosmopolita di un assetto politico mondiale democratizzato da imporre anche con la forza. Chi ama la Storia e soprattutto la filosofia politica non può non reputare la serie come la più stimolante, bella e riuscita mai dedicata all'argomento (da non dimenticare il suo predecessore spirituale, Fang of the Sun Dougram del 1981, anch'esso a suo modo splendido, anche se infinitamente inferiore per quanto riguarda il capitolo personaggi), che non sfigurerebbe neanche se accostata a certi trattati celebri, con il punto di forza di semplificare e divulgare riflessioni così importanti al grande pubblico senza snaturarle. Abbiamo quindi una visione semplicemente irrinunciabile: coinvolgentissima, imprevedibile, raffinata nel reinterpretare nello scenario sci-fi, come dichiara l'autore originale dei romanzi2, importanti momenti storici e personalità (troveremo Alessandro Magno, Efestione, Bagoas e Tolomeo, Luigi XIII di Francia, la Guerra delle Due Rose, quella Civile romana, etc.) e coltissima in linguaggio e scrittura, senza rinunciare a un approccio user-friendly. Ovviamente è da tenere in conto che la produzione è riservata a un pubblico ben preciso, che sa cosa vuole, che non ha problemi con un ritmo estremamente lento e divulgativo che intende tratteggiare con dovizia di particolari background e attori (e nonostante questo mai, neanche una volta, lontanamente noioso, addirittura si finisce col rimpiangere che duri "solo" 110 puntate), e che è disposto a soprassedere a un primo arco narrativo (segmento di ep. 1-26), di presentazione del cast, buono ma di molto inferiore ai tre successivi, quelli in cui la storia esplode per davvero in tutta la sua magnificenza.

Nota: da guardare dopo il lungometraggio introduttivo che esce pochi mesi prima, il pregevolissimo My Conquest is the Sea of Stars, mentre del tutto inutili, per quanto piacevoli, sono l'ammasso di prequel animati usciti a posteriori, basati sulle side stories letterarie (che raccontano l'infanzia dei protagonisti), e il lungometraggio Ouverture to a New War (1993) che espande la storia dei primi due episodi.

Voto: 10 su 10

PREQUEL
Legend of the Galactic Heroes: Golden Wings (1992; OVA)
Legend of the Galactic Heroes: A Hundred Billion Stars, a Hundred Billion Lights (1998-1999; serie OVA)
Legend of the Galactic Heroes: Spiral Labyrinth (1999-2000; serie OVA)
Legend of the Galactic Heroes: My Conquest is the Sea of Stars (1988; film)

ALTERNATE RETELLING
Legend of the Galactic Heroes: Overture to a New War (1993; film)


FONTI
1 Guido Tavassi, "Storia dell'animazione giapponese", Tunuè, 2012, pag. 197. In alternativa, pag. 358 di "The Anime Encyclopedia: Revised & Expanded Edition" (Jonathan Clements & Helen McCarthy, Stone Bridge Press, 2012)
2 Intervista a Yoshiki Tanaka pubblicata sul sito web "Forbes", alla pagina http://www.forbes.com/sites/olliebarder/2016/04/18/japanese-sci-fi-novelist-yoshiki-tanaka-i-love-to-imagine-alternate-realities/#58ea97f24f5f

19 commenti:

emilio ha detto...

Concordo con ogni parola. Aggiungo solo due considerazioni. Secondo me LOGH, considerato a paragone di altra animazione o anche di produzioni seriali dal vivo, dimostra almeno due cose.

Primo, l’importanza decisiva della scrittura, intesa come sceneggiatura. Se uno dovesse giudicare LOGH dalle premesse (il soggetto), non si partirebbe benissimo: pensa che bellezza, millemila anni nel futuro, viaggi a velocità superluce, in giro per la galassia si fronteggiano una specie di Stati Uniti d’America e una monarchia di ometti malvestiti che parlano tedesco maccheronico, mentre le battaglie decisive si vincono a colpi di ascia bipenne. Il primo pensiero è: possiamo fare di meglio. Ma la qualità della scrittura, in tutti i suoi aspetti (background, personaggi, intreccio), è tale che in un paio di puntate qualunque perplessità viene eclissata per sempre.

Secondo, la serie esemplifica quello che si può riuscire a ottenere se si sceglie di non sottovalutare l’intelligenza dei propri spettatori. Questo non solo permette (come sottolinei tu) di parlare di temi alti (politica, etica, strategia) senza buttarla sfacciatamente in caciara (con la scusa che tanto “che ne volete capire voi? / che ne capiamo noi?”). Vuol dire anche che materiale più ordinario (amori, lutti, conflitti personali) ne acquistano in peso e in efficacia. Tutti gli annessi e connessi della morte di un certo personaggio nella terza stagione per esempio sarebbero pane quotidiano di un melodramma bellico, ma i personaggi sono tali che il trauma è reale e le ripercussioni profonde. Insomma, straordinario.

Jacopo Mistè ha detto...

Straordinario, è vero. Fare un'opera da 110 episodi basata quasi interamente su dialoghi, e non riuscire ad annoiare mai, neanche una volta, è davvero straordinario. L'unico problema è quando a visione completa capisci che non troverai mai più niente di un simile, clamoroso livello qualitativo, e allora ti viene una certa depressione che non ti lascia più. :(
O c'è qualche serie che ritieni possa essere ugualmente bella a questi livelli e che mi consiglieresti?

emilio ha detto...

Risposta: no. Quindi il magone ci sta tutto...

Alberto Dolci ha detto...

Ecco, ora io che non l'ho mai vista sono costretto a cercarla (e poi ritagliarmi ore di sonno per vederla)...

Jacopo Mistè ha detto...

Buona visione, dovrai ritagliarti un bel po' di tempo XD Ma sarà tra quelli meglio usati di sempre!

Gundamaniaco ha detto...

Questa serie mi ha incuriosito da tanto tempo e ora con la tua recensione entusiasta lo sono ancora di più! Mi piacerebbe vederla, ma 110 episodi sottotitolati in inglese sono troppo per me.
Se il mondo fosse perfetto l'avrebbero gia doppiata in italiano da almeno un decennio... :°(

Jacopo Mistè ha detto...

In internet avrei letto (ma la cosa è da prendere con le pinze) che addirittura Yamato Video lo aveva annunciato nei suoi trailer in chissà che VHS degli anni '90. Poi ovviamente non se ne è fatto più niente. :(
Del resto, si tratterebbe di procurarsi un centinaio di doppiatori se si vuole un lavoro fatto per bene, chi potrebbe mai cimentarsi in un'impresa simile? Ma poi in Italia ne abbiamo così tanti?

Se ti può consolare, ci sono dei fansubber che, con pause giurassiche, lo stanno traducendo in italiano. Finora hanno rilasciato il primo film e i primi 61 episodi, circa metà serie. Magari seguili e nel tempo riusciranno a finirlo. :)
http://loghproject.blogspot.it/

rimatt ha detto...

Ho da poco iniziato la seconda serie, e l'impressione, dai pochi episodi che ho visto, è che l'asticella si sia alzata ulteriormente rispetto alla già strepitosa prima stagione. Le sottotrame si infittiscono e sono consistenti, ambiziose, intriganti.

Non posso che quotare in toto la recensione e il bel commento di Emilio: l'ambientazione è in sé affascinante, ma è proprio la qualità di scrittura a fare la differenza. Non solo i personaggi sono caratterizzati in modo mirabile, ma il mondo in cui vengono fatti agire è credibile in ogni aspetto: geografico, politico, filosofico. Comme in tutta la migliore fantascienza, si guarda al futuro mentre si pensa al presente: e il ritratto che esce di questa "nuova" umanità è, fino a qui, memorabile.

Capolavoro fatto e finito: per quanto mi riguarda, non posso che rallegrarmi del fatto che davanti a me ho ancora un'ottantina scarsa di episodi da guardare.

Jacopo Mistè ha detto...

Madonna quanto ti invidio, non hai idea. LOGH è una di quelle serie (come Maison Ikkoku) che, per la loro lunghezza o l'attenzione che richiedono, si finisce col guardare una sola volta nella vita. Ma quell'unica volta... è un'esperienza che non si dimentica mai più.

110 episodi sembrano tanti, eppure, nonostante questo, mano a mano che si prosegue si vorrebbero ce ne fossero sempre di più, non sono mai abbastanza. Ci si affeziona in modo pressoché indelebile ai personaggi (ai due protagonisti ma anche ai comprimari vari), sperando che le loro vicissitudini non finiscano mai, che ci sia sempre qualcos altro da raccontare. E così, nonostante i tremila dialoghi, nonostante il ritmo lento, a seconda di come si decide di affrontare LOGH o ci si ritrova a papparsi la serie in un baleno oppure, come me, a voler fare lunghe pause tra una stagione e l'altro, per far durare più a lungo l'esperienza. Serie meravigliosa, senza ombra di dubbio la mia preferita ever, anche per affinità al mio percorso di studi e interesse (storia e politica). Senza nulla togliere ai vari Ideon, Z Gundam, Maison Ikkoku etc.

Gundamaniaco ha detto...

Ho capito via, dovrò procurarmelo. ;)

Jacopo Mistè ha detto...

LOGH deve essere un punto di arrivo, no di partenza. A fine visione ci si rende conto che non si potrà mai vedere NULLA al suo livello, almeno in animazione. :( Se ci si vuole consolare c'è il bel Dougram che un LOGH ante-litteram.

emilio ha detto...

A proposito di “cose che si fanno una volta nella vita”, a leggere la recensione qui su AA mi sono fatto tentare... e me lo sto riguardando! L’alibi, veramente nerd, è che a suo tempo avevo visto la versione originale rippata dai Laserdisc, mentre ora sto guardando la versione anni Duemila con una certa quantità di scene o singole inquadrature “deboli” rifatte da capo. In ogni caso disegno e animazione in LOGH sono l’ultima cosa, quindi non direi che faccia differenza. Aggiungo due cose che possono interessare a qualcuno.

(a) Straquoto rimatt: tra la prima e la seconda stagione c’è il vero salto qualitativo. La prima, oltre ad avere una manciata di episodi autoconclusivi che non apportano granché, è anche scritta in modo un po’ più convenzionale: il movente di Reinhard è tutto riassunto nella persona della sorella, e il rapporto dei due con Siegfried è un po’ stucchevole. La seconda e la terza stagione invece contengono i veri miracoli di scrittura. La quarta stagione fa quello che può per tirare le fila e conclude degnamente il tutto. Qualcuno direbbe che sfigura rispetto alle precedenti, ma non abbiate paura: non è Code Geass.

(b) Dall’altro lato devo dire che le miniserie Gaiden 1 e 2 e il film Golden Wings (a quando una recensione?) mi hanno deluso clamorosamente. Non hanno quasi niente di quello che rende grande la serie (zero politica, poca strategia). La metà delle storie sono investigative (ebbene sì). Sono da intendersi come puro fanservice, ma anche in questo sono un po’ scarsini. I personaggi secondari fanno qualche cameo senza conseguenze, in compenso ci becchiamo overdosi di affettività fra Reinhard e Siegfried, casomai un certo sottotesto della serie ci fosse sfuggito. Come dite? Non vi era sfuggito...?

Jacopo Mistè ha detto...

Non paragoniamo neanche lontanamente LOGH a Code Geass, che io adoro anche il secondo (pur cosciente della distanza irraggiungibile col primo)! :D Code Geass sarà una serie action troppo teatrale, con svariati plothole, twist impossibili e ogni genere di follie, ma è una cazzata d'autore, forte di una regia da infarto, personaggi memorabili e storia splendidamente avvincente, carismatica e imprevedibile. Ritengo che abbia fatto Storia anche lui ed è l'ultima, ad oggi, serie tv Sunrise degna di rispetto.

Difesa a parte di CG, concordo col tuo giudizio sulle storie collaterali di LOGH. Ho visto Golden Wings e la prima serie OVA (One Hundred Billion Stars, One Hundred Billion Lights o come si chiama) e, che dire... Non sono propriamente produzioni mal fatte, è solo che sono estremamente inutili, aggiungono ben poco e si vede chiaramente che sono una mungitura fatta così per fare, tanto per aumentare il sottotesto omosessuale tra Reinhard e Kircheis (praticamente Alessandro Magno e Clito). Per queste ragioni me le sono fatte bastare e non mi interessa neanche recensirle o proseguire con la seconda serie.

rimatt ha detto...

Be', il sottotesto omoerotico era abbastanza evidente nella prima stagione, ma va bene giusto perché è un sottotesto: insisterci troppo lo renderebbe stucchevole. :-)

Io, causa il poco tempo e la volontà di centellinare la visione per non "bruciare" nessun episodio, sto procedendo molto lentamente, ma, giunto alla seconda metà della seconda stagione, sono sempre più soddisfatto per il modo in cui viene fatta evolvere la macrotrama. Mi aspetto grandi cose. :-)

emilio ha detto...

Non volevo infierire sul povero Lelouch che comunque mi sta simpatico. Era per chiarire la quarta stagione riesce a chiudere le sottotrame in modo comunque consono, cosa che non è il punto forte di CG. E come dite voi, nella serie R. e S. vanno più che bene. Poi negli OAV ti trovi frecciatine di gelosia col pretesto di una torta al limone, e pensi "Va bene, può bastare"...

Alberto Dolci ha detto...

Bene, finalmente ho avuto modo di vederlo tutto. Difficile aggiungere anche una sola parola a quello che già stava scritto nella recensione quindi giusto due cose: 1) - ho da ringraziare Anime Asteroid in eterno per avermi fatto conoscere questa serie. 2) - che diavolo guardo ora!? , dove lo ritrovo qualcosa di animato o filmato che anche solo si avvicini? Mi sa che d'ora in poi mi restano solo i libri.(e comunque Yang Wenli ha scalzato addirittura Joe Yabuky dalla cima dei miei personaggi preferiti di sempre O_O ).

Jacopo Mistè ha detto...

Bravissimo!
E benvenuto nel club di chi ancora piange perché sa che non ci potrà mai essere nessun altro anime così indimenticabile e profondo. :(
LOGH dovrebbe essere il punto di arrivo di chiunque animefan, mai un punto intermedio!

PS Comunque, se non li hai visti, io ti consiglio caldamente Fang of the Sun Dougram (il più illustre predecessore di LOGH e anch'esso uno splendido lavoro, anche se non COSI' splendido) e Blue Comet SPT Layzner.

Alberto Dolci ha detto...

Bene.. Duogram è sul mio HD anche se non l'ho ancora visto e l'altro farò in modo di recuperarlo. Non so se valga la pena invece di recuperare i prequel di LOGH, hai un parere a riguardo?

Jacopo Mistè ha detto...

Dei prequel ho visto quasi tutto, mi manca giusto la seconda serie OVA Spiral Labyrinth (non li ho recensiti però, visti troppo tempo fa e non riuscirei più ad analizzarli con cognizione di causa). Ti sconsiglio tutto caldamente, trattasi di Gaiden inutili e stracolmi di fanservice, che si limitano a glorificare i giovani Reinhard e Yang con avventure autoconclusive molto dimenticabili (e ad aumentare il sottotesto omosex tra il primo e Kircheis).

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