lunedì 3 marzo 2014

Recensione: The Vision of Escaflowne

THE VISION OF ESCAFLOWNE
Titolo originale: Tenku no Escaflowne
Regia: Kazuki Akane
Soggetto: Hajime Yatate, Shoji Kawamori
Sceneggiatura: Shoji Kawamori, Akihiko Inari, Hiroaki Kitajima, Ryota Yamaguchi
Character Design: Nobuteru Yuki
Mechanical Design: Kimitoshi Yamane
Musiche: Yoko Kanno, Hajime Mizoguchi
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 1996
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Dynit


Hitomi Kanzaki è una gioviale studentessa delle superiori con l'hobby della lettura dei tarocchi, pratica che fa per scherzo con le sue compagne di classe ignorando di possedere per davvero delle latenti capacità divinatorie, che già si manifestano attraverso delle visioni. Nel giorno fissato per dichiarare i suoi sentimenti al suo adorato senpai finisce invece, rocambolescamente, col conoscere Van, giovane spadaccino che sembra provenire da un altro pianeta e che affronta sotto i suoi occhi un incredibile drago venuto fuori dal nulla. Il tempo di parlare col ragazzo ed ecco che Hitomi e lui sono catapultati nella mistica terra di Gaia. Van si rivela essere l'erede al trono del regno di Fanelia: ha appena superato la prova di iniziazione per essere sovrano ed è pronto ad accompagnare la ragazza nel suo Paese per trovare un modo di riportarla a casa. Assisteranno invece alla distruzione di Fanelia da parte dell'Impero di Zaibach, interessato a conquistare militarmente l'intero pianeta. I due, insieme al Guymelef (robot) da combattimento Escaflowne, guidato da Van, iniziano quindi una fuga dagli emissari nemici, approfittando delle capacità di premonizione di Hitomi che si sono appena risvegliate per salvarsi di volta in volta dai vari pericoli. Riusciranno a riportare la pace su Gaia stringendo alleanza con gli altri sovrani di quelle terre?

Non saranno mai troppo grossi i danni culturali arrecati dalle mancate pubblicazioni in occidente delle serie robotiche di punta Sunrise degli anni '80, sopratutto in quegli USA che rappresentano il secondo mercato più grosso del mondo per quello che riguarda l'animazione giapponese. È questa premessa che spiega come, nei Novanta, il pubblico mondiale pensi di scoprire in Neon Genesis Evangelion (1995) il primo titolo del genere a presupporre una enorme enfasi su storia e personaggi, si appassioni a Gundam con il primo titolo della saga a uscire dalla madrepatria, il quale è però tra i peggiori del franchise (lo schifoso Mobile Suit Gundam Wing, sempre 1995) e infine saluti inconcepibilmente come un capolavoro assoluto e uno dei più grandi anime del decennio (non scherzo, basti solo leggere qualsiasi saggio americano sul mondo degli anime, sono tutti unanimi a riguardo) un concentrato di mediocrità assoluta (accolto tiepidamente nello stesso arcipelago nipponico1, share del 5.18%2) come The Vision of Escaflowne, solo perché graziato da un comparto tecnico/visivo/musicale sfavillante da 30 milioni di yen a episodio3 raramente visto prima in una serie televisiva e perché prima produzione mecha-fantasy disponibile ai gaijin (e pazienza se prima di essa se ne erano viste più di una, fin dai tempi di Aura Battler Dunbine). Sghiribizzi orribili della Storia, di quelli che segnano in modo indelebile la collettività facendole scambiare la cacca per il cioccolato per mezzo di un imprinting che non concede spazio (o anche solo volontà) ad alcun tipo di revisionismo.

Il "capolavoro" è ideato dal papà della saga di Macross, Shoji Kawamori, che, in un memorabile viaggio spirituale in Nepal, compiuto nei primi anni '90, si ritrova ispirato nel delineare una serie mecha fantasy-misticheggiante che parli di destino e divinazione, in cui fondere robottoni e romanticismo. Convince subito studio Sunrise e Bandai a produrre l'opera, quindi i tre impostano a grandi linee la storia: si decide, con una certa originalità, di affidare il ruolo di eroe a una ragazza e anche di sfruttare l'intrigante ambientazione per parlare del mito di Atlantide e del Triangolo delle Bermuda, basandosi sugli scritti (ridicoli) del noto "atlantologo" Colin Wilson. Tutto si avvia a diventare la classica serie mecha adolescenziale per ragazzi, tanto che la regia è affidata alla star di Giant Robot (1992), Yasuhiro Imagawa. Invece, il disastro: la cosa va per le lunghe e Imagawa finisce spostato sul bel Mobile Fighter G Gundam (1994), mandando in stallo il progetto, almeno finché questo non torna in auge con l'arrivo del suo rimpiazzo, Kazuki Akane4, che stravolge i piani originali con una nuova visione della storia che convince anche Kawamori. Si passa dai 39 episodi previsti a 26 per mantenere alta fino in fondo la qualità dell'animazione col budget stanziato5, si abbassano i toni epico-drammatici a un target molto più giovane (praticamente bambini delle elementari)6, di ambo i sessi7, e si decide infine, proprio per quest'ultima ragione, di intendere il romanticismo del progetto iniziale come summa delle banalità, delle idealizzazioni e delle inverosimiglianze dello shoujo manga8. In una storia di guerra. È la fine, perché nel 1996 Escaflowne uscirà negli schermi giapponesi proprio così.

Conosciuto internazionalmente come una storia fantasy di contesto epico, Escaflowne è in realtà una flebile storiellina sentimentale (che si capisce sin dai primi istanti dove andrà a parare) ambientata in un mondo di fiaba: argomento principale è il triangolo amoroso, comprensivo di tutti i cliché shoujo umanamente concepibili (fraintendimenti, equivoci, turbe mentali, capricci, baci che "non si devono dare in quel momento visti da persone che non devono esserci in quel momento", etc.), tra la timida Hitomi e i due spadaccini che l'accompagnano nella sua avventura, Van e Allen, quest'ultimo un adone dalla fluente chioma bionda che presto si unisce al gruppo. Escaflowne è la classica storia dell'eroina moralizzatrice e gentile in piena esplosione ormonale contesa da figaccioni, che passa, incomprensione dopo incomprensione, da un partner all'altro, pensando solo all'amore, come se non le importasse molto dei pericoli che affronta quotidianamente (del resto, riuscendo a predire il futuro e salvarsi ogni volta...! ) e delle vite delle migliaia di persone  prese in mezzo alle battaglie. Contesto drammatico-avventuroso solo sulla carta quindi, ridicolizzato dai (troppi) buoni sentimenti e dalle sottotrame rosa che tengono banco (oltre ai tre protagonisti non bisogna dimenticarsi delle altre personalità che gravitano intorno a loro, i classici "spaccacoppie" irrinunciabili nel fumetto per ragazzine), al punto che, per come è voluta e strutturata la serie, è evidente che a Sunrise e Akane interessi che il pubblico sia maggiormente preso dal dubbio su con chi si metterà infine la ragazza piuttosto che sulla guerra con Zaibach. Deludentissimo è anche il modo in cui è scomodato il mito di Atlantide, inquadrato per l'ennesima volta nella solita idea delle attrezzature super-tecnologiche, sopravvissute alla distruzione di quella civiltà, che utilizzate male rischiano di condizionare il futuro del pianeta. Dalla lettura dei testi fanta-archeologici di Wilson si è tirato fuori solo questo?


È una barzelletta high budget, Escaflowne: tenta disperatamente di prendersi sul serio con le sue scene di morte e distruzione, i villain psicopatici e uterini, la sua grande varietà di razze (sembrano prelevate da qualche oscuro J-RPG) e città (le cui architetture sono palesemente ispirate al design europeo9), i dialoghi saccentemente aulici, teatrali e spocchiosi, i duelli all'arma bianca e il cozzare di spade filmate in modo sontuoso, quasi lirico, e accompagnati da musiche ancora più solenni, ma scade nel ridicolo ogni volta che subentra il registro Harmony o, ancora peggio, il suo imbarazzante insieme di idee modaiole  (la donna-gatto... pietà) e gli sviluppi da soap opera (rivalità e contrasti famigliari, paternità celate, migliore amica innamorata anche lei dello stesso uomo...). Con i suoi patetici risvolti amorosi (si arriva addirittura a pentagoni sentimentali), le puerili motivazioni delle azioni dei cattivi (il solito cattivo buono ma incompreso), l'enorme numero di personaggi vuoti e privi di ripercussione sulla trama e ogni possibile genere di pattume stereotipato, Escaflowne sembra volersi porre come esempio rappresentativo di classico anime in cui conta solo la facciata.

In particolar modo, in Escaflowne, è odiosa la ruffianeria ricercata a ogni costo per compiacere il pubblico maschile e femminile: al primo rivolge gli evocativi mecha medievaleggianti Guymelef (creati da Kimitoshi Yamane con evidenti richiami ai robottoni di Mamoru Nagano) e le loro battaglie, da inquadrare nell'enorme livello di dettaglio, movenze, fisicità e sboronate varie (la splendida trasformazione dell'Escaflowne in un drago); il secondo invece, quello evidentemente più ricercato da regista e produttori, trova nella serie tutto ciò che può desiderare da una piatta storia di paturnie amorose, con fighetti tenebrosi in ogni dove e quando, spesso con l'ombelico fuori o dai volti così femminei da sembrare omosessuali, accompagnati da musiche raffinate ed elementi "poetici" (non lo sono, ma perché rovinare l'illusione?), come l'eterea opening o le angeliche ali sbandierate dai personaggi appartenenti alla razza draconiana, che evocano una ridicola impressione di purezza celestiale e di patina intellettuale. La civetteria si somma alla già portentosa confezione del titolo, data da animazioni fluide, un intrigante, colorato e dettagliatissimo (nonostante i famigerati "nasoni") chara design bishounen a opera di Nobuteru Yuki (ben a suo agio nei mondi fantasy, se pensiamo ai suoi precedenti disegni nelle trasposizioni animate di Record of Lodoss War) e un evocativo score musicale - immancabilmente cult presso legioni di animefan - a cura della Yoko Kanno, che celebra le sequenze più importanti con epiche sonorità gregoriane. Il giocattolone è servito!

Fortunatamente, impostata così com'è l'opera, fin dai primi episodi, si capisce chiaramente cosa aspettarsi da essa e quindi la maggior parte degli spettatori odierni che non l'hanno mai vista sapranno abbandonarla come merita dopo due o tre episodi rifiutando la sua immeritata notorietà. Bene o male ispirato da Yoshiyuki Tomino (Akane ammetterà che le opere che più lo hanno influenzato sono i film di Hayao Miyazaki e Mobile Suit Gundam11) e dal suo citato Dunbine del 1983, con cui condivide molte similitudini di fondo (l'umano del "mondo di sopra" che porta la tecnologia bellica in un mondo pacifico, distruggendone l'equilibrio e diffondendo corruzione, avidità e sete di conquista, alleanze e contro-alleanze nella guerra contro l'impero cattivo, addirittura tra le scene tagliate nei DVD americani si vede che Sunrise intendeva replicare l'idea del prosieguo della guerra nel mondo dei terrestri), Escaflowne, a parte gli scopiazzamenti, non sa offrire quasi nulla di originale. Il "quasi" è riferito a due sole idee: la tematica "filosofica" del rapporto destino/volontà (data dalle credenze dei protagonisti sull'inevitabilità di un "disegno superiore" e un cattivo che auspica il raggiungimento di un mondo che vada oltre le leggi naturali che regolano il fato) e lo sfruttamento nella trama, come personaggio attivo nella vicenda, di un celeberrimo scienziato del XVII Secolo10. Le cose sono integrate decentemente nella trama e le danno un vago sapore, è vero, ma è troppo poco per giustificare la mole di sciocchezze e, se non si fosse capito, di noia pura e asfissiante che bisogna sopportare sin dalla prima puntata prima di riuscire a raggiungerle e apprezzarle. Si può capire come una splendida realizzazione tecnica possa eventualmente far dimenticare eventuali lacune narrative (dopotutto, quando nello staff è presente un nome acclamato come Yoko Kanno, da sempre divinità intoccabile, più di qualcuno tende a emozionarsi anche nei riguardi di una storia insignificante), ma nel caso di una vicenda così derivativa e scontata continuo tutt'ora a domandarmi come possa essere ancora difesa oggi e soprattutto dalle ragazze, che pure trovano un finale da "sputo in un occhio" incompatibile con la coerenza "romantica" (se questo è romanticismo....) adottata fino a quel momento.


La serie, quindi, non posso che sconsigliarla caldamente senza tanti giri di parole, compreso il lungometraggio uscito quattro anni dopo (Escaflowne - The Movie, 2000) realizzato in seguito all'esplosione di popolarità riscossa dal'opera all'estero (tanto che il film è proprio concepito per le platee internazionali)12, che riscrive l'intera storia da capo animandola da zero e rivolgendola a un pubblico più maturo.

Riguardo all'edizione italiana della serie, per quel che possono servire, doppiaggio e adattamento italiani della fu Dynamic Italia (ora ereditati da Dynit che edita la serie in DVD) sono davvero perfetti, sia a livello di traduzione che di recitazione. Il famoso errore di traduzione del titolo (da Escaflowne dei cieli a I cieli di Escaflowne) è stato corretto, nei Box DVD, dal titolo internazionale ufficiale The Vision of Escaflowne.

Voto: 5 su 10


FONTI
1 The Best of Animerica Anime & Manga Monthly (Viz Media, 2003, pag. 56)
2 Sito web (in giapponese), http://toro.2ch.net/test/read.cgi/shar/1336141685/
3 Guido Tavassi, "Storia dell'animazione giapponese", Tunuè, 2012, pag. 260
4 Il lungo retroscena è riportato, dice la pagina di Wikipedia inglese di "The Vision of Escaflowne", in Animerica Anime & Manga Monthly (Vol. 8) n. 8 (Viz Media, 2000, pag. 7-10 e 36-38)
5 Jonathan Clements & Helen McCarthy, "The Anime Encyclopedia: Revised & Expanded Edition", Stone Bridge Press, 2012, pag. 183
6 Intervista a Kazuki Akane pubblicata su "The Best of Animerica Anime & Manga Monthly" (pag. 58)
7 Vedere punto 5
8 Vedere punto 1, a pag. 57
Vedere punto 5
10 Che sia proprio LUI (non è mai chiamato con  nome e cognome) lo rivela Shoji Kawamori all'Anime Expo del 2002. Un resoconto è riportato alla pagina https://web.archive.org/web/20121130092436/http://www.mania.com/anime-expo-friday-report_article_86123.html
11 Vedere punto 6
12 Vedere punto 1

8 commenti:

Cobra Verde ha detto...

Troppo cattivo!

Nonostante le concessioni allo Shoujo, tutto sommato la sceneggiatura di Eascaflowne funziona: la storia è ricca di particolari e sottrame non solo amorose; inoltre il villain non vuole "salvare" il pianeta, ma creare un ideale sancta sanctorum nel quale si avverino tutti i desideri degli uomini; e il personaggio di Folken, negli ultimi episodi, è il vero motore della storia. Intendiamoci: non sarà un capolavoro, ma non è neanchè tutta sta schifezza.

Jacopo Mistè ha detto...

Non posso purtroppo controbattere perché ho rimosso quasi tutta quella serie. L'ho guardata due anni fa, in quel periodo ho scritto la recensione e solo oggi l'ho pubblicata.
Posso solo dire che lo avevo trovato così piatto e inutilmente modaiolo che è stata una sofferenza guardarmelo tutto.

Se qualcun altro vuole argomentare, ovviamente invito a farlo!

Maurizio ha detto...

Sinceramente ho trovato in Hitomi la protagonista più odiosa di tutti gli anime che abbia visto...in più ci aggiungo Merl che continua a gridare “signorino Van...“ ed ecco che lo tronco solo per questo. Folken e Dilandou i personaggi migliori ma la storia è un pretesto per le paturnie sentimentali della protagonista. Peccato, ma le musiche sono eccezionali

Anonimo ha detto...

sono l'anonimo-senza-nick

> è in realtà sintetizzabile come
> il triangolo amoroso
> tra la timida Hitomi e i due
> spadaccini che l'accompagnano
> nella sua avventura, Van e Allen

anche macross e' in realta sintetizzabile come un triangolo amoroso tra l'inutile hikaru, la bella minmay e la zitella misa.

eppure macross e' tra gli anime piu' importanti di sempre.

dopo che nel mondo e' gia' stato narrato tutto e il contrario di tutto, a fare la differenza non e' cosa si racconta ma come lo si racconta.

escaflowne e' uno shojo e narra delle paturnie dell'adolescente hitomi. ma lo fa con classe.

ottime idee di base e ottimo sviluppo. personaggi carismatici e storia decisamente avvincente.

e' una storia che parla della volonta' degli uomini e del destino. oltre a hitomi, tutti i personaggi sono abituati a credere nel destino e dovranno bene o male tutti accettare questo loro errore.

dornkirn e' tra gli antagonisti migliori di sempre, secondo me

la serie parla anche della crescita, intesa come il "trovare il proprio giusto posto nel mondo"

in linea con questo abbiamo un finale esemplare e magistrale.

da notare anche l'ambientazione, che riprende venezia, india, germania....

e le musiche usate davvero con maestria! dance of course si sente soo tre volte: all'attivazione dell'escaflowne, alla sua prima trasformazione in dragon e al combattimento finale tra van e allen.

detto questo, escaflowne un progetto piu' vecchio dell'anno in cui poi effettivamente usci' e doveva essere di 39 episodi (ha perso un "cour" intero)

e' stata una serie decisamente importante, dato che dal 1996 abbiamo assistito ad una certa rinascita dell'animazione giapponese insieme a opere quali utena e cowboy bebop. il "la" lo ha diede evangelion, che era stato anticipato solo da due serie importanti negli anni '90: sailor moon e caro fratello

il doppiaggio italiano mette insieme uno dei cast piu' stellari di sempre (insieme al nuovo di daitarn 3), diretto magistralmente e con una distibuzione voci perfetta. PERO' presenta un errore: le coppie Amano-Allen e Millerna-Yukari avrebbero dovuto avere lo stessa voce

Jacopo Mistè ha detto...

D'accordo che non è l'importanza il cosa si dice ma il Come lo si dice.
Ma nonostante questo, trovo orribilmente piatti tutti i personaggi, e i pochi elementi interessanti della trama (la storia di formazione e le cose che dici) fin troppo mascherati dall'eroina che troieggia da un maschio all'altro. Francamente, non fosse per la straordinaria realizzazione tecnica, penso che anche in occidente non se lo sarebbe filato nessuno.

Anonimo ha detto...

sono l'anonimo-senza-nick

> fin troppo mascherati
> dall'eroina
> che troieggia da un maschio
> all'altro

un po' come hikaru che non sa se andare con misa o minmay...

suvvia, e' la storia di una giovane adolescente che crede ciecamente nel destino e non ha ancora trovato il suo giusto posto nel mondo.
in fondo e' dichiaratamente uno shojo, lo si capisce dalla sigla. cosa ti aspettavi?
hitomi e' la protagonista e la storia gira intorno a lei. ma e' lei stessa la prima a non sapere cosa vuole!

la gestione delle tematiche personali di lei, degli altri personaggi e della storia le ho trovate ben bilanciate (anche se si vede che mancano 13 episodi).

tutti i personaggi credono nel destino e non hanno ancora trovato la propria giusta collocazione nel mondo.
van quale re di fanelia discentende della stirpe degli uomini draghi divini, allen quale cavaliere celeste di asturia con un passato e un presente ancora da risolvere, folken quale "traditore" esiliato, naria ed eriya come uomini bestia salvati da folken, merle legata a doppio filo con van, millerna e sorelle e le loro vicende irrisolte, dilandau per ovvie ragioni e dornkirk! ma anche la vicenda del personaggio di jajuka, per quanto secondaria, riesce a colpire lo spettatore con pochi tratteggi. per non parlare delle ragioni dei vari regni in battaglia.

le rivelazione degli episodi 16 e 17 sono *per tutti* e quei due episodi sono magistrali e memorabili. nota che sono senza battaglie!

ecaflowne e' stato uno dei principali anime della seconda meta' degli anni '90. anche a conferma di cio', QUATTRO anni dopo la sua conclusione il neonato studio Bones ha deciso di dedicargli un lungometraggio.
per non parlare della citazione nella sigla della serie di haruhi suzumiya uscita DIECI anni dopo. e considera che di solito in giapponese un anime viene dimenticato dopo meno di 12 mesi...

ho finito :)

Jacopo Mistè ha detto...

(a parte che non è che io sia propriamente un fan del Macross televisivo...)

Le mie uniche recriminazioni su Escaflowne valgono sul come mescolare lo shoujo anni '90 con tematiche drammatiche come guerra e morte sia per me garanzia di risultati grossolani, che impediscono di prendere sul serio la storia. Sono ovviamente cosciente che l'approccio sentimentale "inverosimile" è ben sbandierato, ma imho è proprio incompatibile con questi temi. A me almeno non ha convinto minimamente, ho trovato pessima la serie (non ho dato un voto più basso solo perché non posso accusare uno shoujo di essere "uno shoujo").

Andrea Venuti ha detto...

La sto riguardando in questi giorni su Netflix , detto questo non condivido la tua analisi (molti difetti da te elencati per me sono pregi) tuttavia come sempre sono rimasto affascinato dalla tua analisi esaustiva, ricca di dettagli e soprattutto scritta con professionalità... ps non vedo l'ora del tuo prossimo libro

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