lunedì 8 gennaio 2018

Recensione: Guida ai super robot di Jacopo Nacci


Scrivere un "seguito" di Guida ai super robot è impresa che ancora adesso non manca di farmi sudare freddo. Innanzitutto per la consapevolezza che dello stile di scrittura tecnico e articolato di Jacopo Nacci ritengo di avere ben poco. Ma principalmente per la nostra opposta concezione su una certa filosofia. Faccio un certa fatica - limite mio - ad apprezzare al 100% un titolo senza che l'autore me lo abbia personalmente sviscerato e spiegato in interviste, dossier e materiale esterno al media. Banalmente: appartengo a quella corrente di pensiero per cui l'autore di un'opera è il suo Dio e i significati che ne dà esplicitamente siano il loro senso unico e ultimo. Qualsiasi altra cosa, sono sovraletture. Il Nacci invece, pensa che quando un'opera di ingegno viene pubblicata/distribuita, diventa patrimonio artistico collettivo, per cui i messaggi che ne vengono tratti diventano personali e aperti alla discussione. È per questo che a scrivere il libro sento tremarmi i polsi, visto che pur nominalmente un "sequel", sarà sicuramente alla filosofia che anima Guida ai super robot. Ed è anche per questo che io e Nacci non finiremo mai di scannarci in privato su Evangelion, e già rido pensando a quando entrambi lo analizzeremo nel libro.

Guida ai super robot , uscito nel dicembre 2016, è una "guida" al 100%, il titolo non potrebbe essere effettivamente più azzeccato. Non è il classico saggetto intriso di sindrome di Peter Pan che cerca di convincere il pubblico di ultra-quarantenni sul fatto che la loro infanzia era bellissima perché guardavano le serie robotiche di Nagai, ma un tomo - più che solo dettagliato - sulle caratteristiche concettuali della maggioranza dei titoli super robotici degli anni Settanta. Il Nacci non recensisce le serie, ma le sviscera, con abbondanza di spiegazioni e riflessioni, sulle loro pulsioni sociali, politiche, e, perché no, anche filosofiche (so che non mi perdonerà per questa). Le caratteristiche narrative e concettuali del tris (poi cinquina) di piloti di Getter Robot/Combattler V, lo scienziato baffuto, o "padre della tecnica", a capo della fortezza delle scienze, l'orfano alieno, gli invasori spaziali, l'anagonista bello e tragico di Nagahama e ogni altro archetipo su cui si è costruita l'impalcatura delle robottomono settantine, sono dissezionate e approfondite. Sotto i riflettori sono poste le loro caratteristiche intrinseche, i punti di rottura rispetto al passato, le similitudini con altri lavori, le loro specificità serie per serie, e addirittura il contesto con l'entroterra culturale, non solo del Giappone ma anche dello staff che li ha creati. Tutto questo senza dipendere, come faccio io, da fonti o approfondimenti ufficiali, ma dalla semplice visione attenta ed entusiasta di queste opere. Il Nacci adora i super robot settantini e la sua passione si evince bene. Da pochi dialoghi, episodi isolati o indizi sparsi, ricama cenni ideologici e modi di pensare di chi li ha scritti o diretti, dimostrando chiaramente che tutte produzioni destinate ai bambini giapponesi delle elementari le ha viste fino in fondo, con attenzione, senza saltare le puntate, e tratta ciò che conosce molto bene. È una cosa che personalmente chi scrive non riuscirebbe mai a fare, principalmente per la sua debolezza nel non riuscire ad andare oltre la ripetitività delle gag infantili e degli automatismi tokusatsu di quel periodo.

Per quello che posso pensare sulla questione, ho pochi dubbi sul fatto che il Nacci azzecchi la stragrande maggioranza delle sue analisi. Quasi tutti i suoi ragionamenti filano in modo limpido e coerente e onestamente non mi viene in mente alcun esempio di riflessioni che trovo inesatte. Spesso e volentieri, dimostra una tale conoscenza dell'argomento da rivelare cose magari ovvie, ma passate inosservate e di cui è davvero stupefacente accorgersene quando le scrive chi le conosce così bene. Un esempio? La differenza tra le eroine-comprimario dei robottomono nagaiani e quelle del 1976 (pag. 153).

La mia unica perplessità, come sempre, può essere sempre e solo nell'ambito di un occidentale che analizza, senza rifarsi a fonti ufficiali, i messaggi di storie di finzione di una cultura distantissima dalla sua, basandosi sulle sue percezioni e, ogni tanto (ma è fortunatamente raro), esprimendo giudizi di valore in queste riflessioni. Non che questi siano errori, ma una semplice filosofia di fondo che non è mia. Penso tuttavia che il complimento più importante che io possa fare al Nacci è di essere riuscito a rendere interessante e stimolante il testo a un lettore come me, che in generale non sopporta, salvo rare eccezioni, il genere in quel dato periodo storico. Nonostante la sua densità di contenuti (Guida ai super robot è scritto in modo tecnico e chirugico, è piacevolmente ricco di contenuti e quindi, per forza di cose, non è una lettura leggera e disimpegnata), l'ho assaporato a fondo. Chi invece apprezza o adora il genere, non vedo motivo per cui non dovrebbe andare a nozze con questo vero e proprio "trattato" del genere, con molta probabilità il primo, riuscito esperimento mai tentato in Italia (e forse non solo) di analizzare così a fondo il mondo dei robot giganti, giustamente ben recensito dalla critica italiana, anche su testate nazionali.

Io, infine, non posso che tornare a scrivere il mio, col disagio di rivolgerlo a un pubblico che ha adorato Guida ai super robot e che pensa di trovare nel mio le stesse cose. Ahimè.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Mistè,argomenti come quello dei "Super Robot" si aprono a migliaia di interpretazioni differenti; molti prendono spunto da quello che leggono e vedono, per poi reinterpretarlo alla propria maniera.
Tu punta su quello che ha tralasciato Nacci e su quello che consideri "adatto da inserire (in particolare tratta in maniera organica Gaiking - Zambot 3 - Daitarn 3 - Baldios, che meritano approfondimenti).
Se questo tuo libro andrà bene, perchè non ne realizzi uno sul mondo di Gundam, diviso in due parti - una sulla timeline tradizionale e una sugli universi alternativi ?
(Magari ti riesce di "rendere giustizia" a Gundam Wing e After War Gundam X, da te "bistrattati" e di rendere la giusta gloria a Turn A Gundam).
Ti Auguro ogni successo.

Zio998 ha detto...

"È per questo che a scrivere il libro sento tremarmi i polsi, visto che pur nominalmente un "sequel", sarà sicuramente alla filosofia che anima Guida ai super robot."
Caro Mistè, sai che adoro romperTi sui refusi (ma Tu dici che sei in buone mani ;-)))): a parte la virgola che avrei messo tra "che" e "pur nominalmente", tra "sicuramente" e "alla", secondo me, manca qualcosa. Forse avrei dovuto intuire da me, leggendoTi da un po', se intendessi dire "estraneo" oppure "ispirato" (secondo me è il primo), però, Ti prego, svelami l'interpretazione autentica dell'Autore. Buon lavoro e buon anno
zio998

Anonimo ha detto...

please also visit..
hukummusikdalamislam.blogspot.com

Anonimo ha detto...

You actually make it appear so easy with your presentation but I to
find this topic to be really something which I feel I might never
understand. It sort of feels too complicated and extremely broad for me.

I'm having a look forward on your subsequent put up, I will attempt to get the hold of it!

Kinoko Sarada ha detto...

Concordo assolutamente!
Possiedo entrambi i libri, credo che Gundam F91, Gundam Origini e Gundam Unicorn non siano stati abbastanza trattati.... cosa pensi della psicanalizzazione di Char?
È stata una cosa indotta dai fans o era già nelle intenzioni degli autori?
Concorda con l'universo Gundam?....

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, viene aggiornato senza alcuna periodicità e pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge 7 marzo 2001 n. 62. Molte delle immagini presenti sono reperite da internet, ma tutti i relativi diritti rimangono dei rispettivi autori. Se l’uso di queste immagini avesse involontariamente violato le norme in materia di diritto d’autore, avvisateci e noi le disintegreremo all’istante.