Titolo originale: Shin Kidō Senki Gundam W
Regia: Masashi Ikeda, Shinji Takamatsu (non accreditato)
Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: Katsuyuki Sumizawa
Character Design: Shukou Murase
Mechanical Design: Kunio Okawara, Hajime Katoki, Junya Ishigaki
Musiche: Kô Ôtani
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 49 episodi (durata ep. 23 min. circa)
Anni di trasmissione: 1995 - 1996
After Colony, anno 195. In risposta alla tirannia dell'Alleanza Unita della Sfera Terrestre, che, in nome dell'ordine e della pace fra le nazioni, instaura una feroce dittatura che governa con il pugno di ferro soprattutto le colonie spaziali, queste ultime danno il via all'Operazione Meteor: muovere guerra alla madrepatria spedendole contro cinque fortissimi Gundam, realizzati con le più avanzate tecnologie belliche, che li rendono di fatto imbattibili. Alla guida delle unità sono quindi messi altrettanti ragazzi, addestrati fin dalla tenera età in vista di questo giorno. Riusciranno, da soli contro il mondo, a dare così tanti grattacapi al nemico da convincerlo a trattare la pace, e in secondo luogo a smascherare le finalità della Fondazione Romefeller che, dietro l'organizzazione para-militare OZ, amministra in segreto il governo dell'Alleanza?
Penso che "squallida" sia l'unico aggettivo accostabile a una serie televisiva quale
Mobile Suit Gundam Wing, secondo Universo Alternativo, dopo
Mobile Fighter G Gundam (1994), con cui Bandai e la neo-acquisita Sunrise tentavano, a metà anni '90 del XX secolo, nuovamente di rivoluzionare il fluviale franchise robotico per rivolgerlo a nuove generazioni di spettatori. Se al predecessore andava quantomeno il merito - indipendentemente dal risultato, che poteva piacere o meno - di avere avuto il coraggio di staccarsi nettamente dalla saga storica, proponendone una parodia action/fracassona che non si prendeva troppo sul serio e che con essa non c'entrava proprio niente, il nuovo
Gundam del 1995, pur cercando di recuperare alcune formule e temi del passato, paradossalmente merita una Damnatio Memoriae senza clemenza per il modo in cui ha combinato queste caratteristiche, trasmettendo a nuovi spettatori un'idea chiaramente falsa e irreale di cosa è stato (ed è ancora) la creatura di Yoshiyuki Tomino.
Gundam Wing riprende, dalla classica Era Spaziale, l'idea di un conflitto fra colonie spaziali e Federazione terrestre, e da
Mobile Suit Z Gundam (1985) l'idea di invertire le tradizionali posizioni: ora sono gli spazionoidi gli eroi della storia, e devono affrontare un tirannico pianeta Terra in una inedita, surreale e curiosa guerra che vede cinque soli ragazzi affrontare l'esercito dell'intero globo, alla guida di Gundam più potenti che mai (l'idea di ben cinque Gundam protagonisti invece del canonico uno, si saprà poi, sarà ispirata dall'Alleanza Shuffle, gli eroi di
G Gundam1). Lo spunto servirà da preambolo a un thriller politico pieno zeppo di fazioni, rovesciamenti di potere, cambi di bandiera, golpe militari e colpi di scena assortiti. Nulla di sbagliato, se non fosse che il tutto viene affrontato in un'insopportabile ottica fighetta e modaiola, dove contano di più i twist in quanto tali che la loro plausibilità e le motivazioni dei vari voltafaccia e delle assurde caratterizzazioni dei personaggi. Questo si spiega dal peccato originale, palese, di Sunrise di rivolgere la serie al pubblico ormonale delle teenager giapponesi, target in cui si annida quello non meno importante (a livello di tornaconto economico, basti pensare all'enorme successo che riscuotono i manga shounen-ai) delle fujoshi, le ragazze che si eccitano sessualmente pensando a protagonisti maschili inquadrati in pose, atteggiamenti e sguardi ambigui che richiamo un immaginario chiaramente omosessuale. L'intero
Gundam Wing, all'epoca ironicamente soprannominato "
Gundam Boys" sia dai fan che dai detrattori
2, basa infatti la sua totale attrattiva suoi suoi cinque protagonisti, plasmati sugli efebici look bishounen da fotoromanzo (così richiesti dal regista Masashi Ikeda
3 per compiacere il sesso femminile) inaugurati da
Captain Tsubasa (1983) e portati avanti da
Saint Seiya (id.) e
I cinque samurai (1988, diretto, tra l'altro, dallo stesso Ikeda). Le loro interazioni ricordano, con quegli sguardi suadenti, più che un'amicizia dura e virile, il preambolo a un amplesso.
Gli eroi di questa storia sono Heero Yui, dark di poche parole, cinico e che pensa unicamente alla sua missione; l'angelico pacifista biondo Quatre Raberba Winner, che non vuole fare del male a nessuno pur pilotando una sconvolgente macchina di morte; il buffone-fighetto Duo Maxwell, che ride mentre i proiettili gli sfrecciano a un centimetro dal viso; l'emo calcolatore (dal ciuffo improponibile) Trowa Burton; e infine il cinesino esperto di kung-fu Chang Wu Fei, fissato col culto della forza e dei sofismi virili e qualunquisti che fanno tanto figo (chi è forte è nel giusto, chi è debole è un rifiuto umano e merita di morire). I cinque, col loro aspetto effeminati (Heero è modellato sull'attrice Yuki Uchida
4), i vestiari sexy e attillati e le personalità incredibilmente estremizzate e che fino alla fine tenderanno a un "bianco o nero" urlato che non concede spazio a sfumature, sono così fuori dalla realtà, con i loro patetici discorsi che vorrebbero sembrare profondi ma sono filosofia spicciola, gli atteggiamenti "da duro" incompatibili con la loro età e i loro sguardi languidi e pensierosi che tentano di evocare fierezza e invece sono una puerile strizzata d'occhio all'immaginario fujoshi (addirittura a un certo punto così, senza alcuna ragione, due di loro si ritrovano dentro una stanza e, invece di parlare di qualcosa, si mettono a suonare insieme il flauto - e non potrebbe essere stato altro strumento musicale!), da diventare quasi subito odiosi come la morte. Addirittura peggio i comprimari, tra cui spiccano l'immancabile, fiacco clone di Char Aznable, un ancor più patetico "esteta" della guerra che guida OZ e soprattutto le classiche ragazze innamorate dei protagonisti (non possono certo mancare rapporti sentimentali in una serie rivolta
alle ragazze! Non importa se sono inutili
nell'economia generale) e trattate come spazzatura da loro, perché - in linea con il qualunquismo femminile - i veri uomini pensano al dovere e non hanno tempo da perdere in smancerie. Tra queste ultime spicca l'insulsa Relena Peacecraft, l'unica ragazza capace di innamorarsi a prima vista del ragazzo che promette di ucciderla (meno male che almeno Ikeda avrà poi la decenza di ammettere che le relazioni tra uomo e donna non sono il suo forte!
5) e, destinata, ahinoi, a fungere da archetipo per un tipo di personaggio che si vedrà spesso in animazione: la "principessina pacifista" che pensa di poter risolvere ogni problema con la diplomazia, rifugge il conflitto armato come fosse il Male in terra e si sente in dovere di fare la morale a chiunque non la pensi come lei.
Pur vantando uno spunto di partenza quantomeno interessante (ragazzi in lotta contro l'intero pianeta Terra), che verrà giustamente ripreso e raccontato meglio in futuro (nel 2007, da
Mobile Suit Gundam 00), in
Gundam Wing non c'è nient'altro di salvabile: oltre al cast detestabile, anche la sceneggiatura - a opera dello scrittore Katsuyuki Sumizawa, prestato all'animazione - è un disastro su tutta la linea. L'accettabile soggetto generale è annacquato da molteplici archi narrativi zeppi di twist inverosimili, con l'aggravante di un altissimo, indefinito carico di idiozie, tali che viene spontaneo ridere pensando a come Ikeda presenti il titolo dicendo che lo ha sviluppato pensando a come avrebbe fatto al suo posto Tomino
6. Abbiamo tante inutili e senza senso, ma anche di personaggi immortali per dovere di copione (Heero può anche cadere da una scogliera alta cinquanta metri, sopravviverà a prescindere senza spezzarsi un'unghia), ripetute e ridicole autoimmolazioni per aumentare il dramma e che alla fine si risolvono in un un "scherzavo!" (con "resurrezioni" inspiegate), infiniti cambi di bandiera da parte di un po' tutti tanto per fare figo (senza presupposti concreti), mecha ripetutamente cambiati più e più volte nell'arco della storia e capaci di prodezze davvero impossibili in battaglia (da sonoro schiaffo in faccia al realismo della saga), come persino di resistere a cannonate prese in pieno o di sparare raggi dalla gittata impossibile. Il tutto, poi, è definitivamente distrutto da un contorno indigesto di smielatissima, banalissima e atrocissima retorica sul pacifismo.
Il franchise di
Gundam, pur al prezzo di un po' di ipocrisia, non ha mai voluto nascondere una certa presa di posizione contro la guerra, ma lascio intuire come i ripetuti discorsi di Relena sul "com'è bella la pace, com'è brutta la guerra" siano così ridondanti, asfissianti e sognatori da risultare intollerabili, soprattutto perché troppe volte si avverte chiaramente che sono così usati per tentare di dare tono e far sembrare più impegnata di quello che è realmente una storia che rimane, per le sue cazzate, assurda, del tutto implausibile e ipocrita (per la solita questione del parlare di questo mostrando con esaltazione i Gundam strafighi che distruggono tutto in una pioggia di effetti speciali ed esplosioni). Se Tomino raccontava la crudeltà della battaglia senza pipponi filosofici e lasciando parlare le sole immagini, Ikeda non fa altro che mettere in bocca alla sua Relena pistolotti retorici di bassa lega, facendole sognare e pronosticare un demenziale mondo del tutto de-militarizzato - che poi, con spregio verso l'intelligenza dello spettatore... non dico niente. Dialoghi surreali appesantiscono ulteriormente la visione, che in tutta la sua interminabile, dolorosa durata di 49 episodi non trova modo di riscattarsi praticamente mai, annoiando sempre più col suo carico di bestialità e fighetterie e stupendo in negativo per i discorsi e le azioni ridicole che compiono i suoi vergognosi protagonisti. Non mancano neppure i classici antagonisti idealisti (guarda caso, adoni anche loro), quei romantici sognatori che "fanno del male in verità per compiere del bene" anch'essi tanto cari al pubblico femminile, presentati sotto risvolti così esagerati da raggiungere (letteralmente) livelli paradossali del "distruggo mezzo pianeta per far capire alla razza umana quant'è cattiva la guerra".
Oltre a essere atroce fino alla fine (poco importa se a metà serie Ikeda si limiti a fare da consulente venendo sostituito da Shinji Takamatsu alla regia, incaricato di fare assomigliare un po' di più
Gundam Wing al
capostipite del 1979 come sviluppo della trama
7, il risultato è insalvabile), l'opera è anche irritante oltre ogni limite, nel suo continuo uso di fanservice per ragazzine come specchietto per le allodole. La storia fa schifo? Consoliamoci con il bellissimo chara design di Shukou Murase, dall'alto fattore sexy. È noiosissima? Rispondiamo con uno strabiliante, maniacale livello di mecha design, quasi al livello di un OVA (e coronato da un XXXG-00W0 Wing Gundam Zero dalle improbabili, quasi esilaranti ali angeliche che fanno così "poetico" presso le ragazze), e con un budget medio-alto che permette buone animazioni. Storia piena di forzature clamorose? Ci sono però le splendide, davvero bellissime opening elettroniche dei TWO-MIX, prima commistione del brand
Gundam con lo scoppiettante mondo del J-Pop. E via così. Indecoroso sguazzo nei territori della sterile fighetteria che maschera una totale assenza di contenuti,
Gundam Wing è, banalmente, uno dei punti più bassi mai raggiunti dal brand (ancora oggi, a vedere gli artwork officiali che mostrano i cinque protagonisti più o meno svestiti e appiccicati l'uno all'altro a toccarsi su tutto il corpo, è impossibile non provare un brivido scorrere lungo la schiena), che ben si merita il modesto risultato televisivo rimediato all'epoca della trasmissione (la serie fu ignorata dai fan storici - come
G Gundam - e contraddistinta da basse vendite di Gunpla
8 e mediocri ascolti del 4.25%
9) e pone legittime domande sui gusti degli americani, che lo hanno salutato con un successo stellare aprendo le porte al recupero degli altri titoli
10. Peccato che, nonostante questo, la serie otterrà, come sperava, una grande popolarità presso le ragazze
11 (comprese quelle che non guardavano la serie), e ciò si tradurrà nella fortunata vendita di merchandising non legato al collezionismo, in particolare artbook
e illustrazioni dei cinque Gundam Boys
12 ("ogni commento positivo sulla serie deve essere rivolto a Murase" dice Ikeda
13, e davvero, come dagli torto? La popolarità dell'anime deriva per il 90% dai disegni accalappiafemmine) e questo convincerà Sunrise ad allungare l'agonia dando un seguito alla storia.
Nota: Gundam Wing, dopo essere stato trasmesso in Italia da Mediaset con un adattamento traballante, che italianizzava i nomi dei Gundam e modificava un sacco di dialoghi per renderli più politicamente corretti (celebre quel "ti ucciderò" detto da Heero Yui a Relena alla fine della prima puntata, che diventa "la tua vita è in pericolo"), è stato poi raccolto in DVD da Shin Vision, con quantomeno sottotitoli fedeli. Purtroppo (ma forse, per fortuna) la casa distributrice è poi fallita, non riuscendo a portare a termine la serializzazione. I 4 OVA che compongono Mobile Suit Gundam Wing: Operation Meteor (1996), in alcun modo visionabili in lingua comprensibile, rappresentano il riassunto della serie TV con qualche approfondimento del background dei protagonisti.
FONTI
1 Lo dice lo staff dell'opera in un'intervista presente nel DVD Memorial Box della serie del 2007, qui (http://www.gundam-w.jp/special/taidan.html) rintracciabile. Sintesi in inglese: http://www.mechatalk.net/viewtopic.php?f=9&t=12003#p263317
2 Kappa Magazine n. 79, Star Comics, 1999, pag. 9
3 Vedere punto 1
4 Come sopra
5 Intervista a Masashi Ikeda pubblicata su Animerica Anime & Manga Monthly (Vol. 8) n.4, Viz Media, 2000, pag. 11
6 Come sopra, a pag. 10
7 Wikipedia giapponese di "Mobile Suit Gundam Wing"
8 Vedere punto 2, a pag. 5
9 Pagina web (in giapponese), http://toro.2ch.net/test/read.cgi/shar/1336141685/
10 Anime Nation News Blog, http://www.animenation.net/blog/2007/10/12/ask-john-which-gundam-series-have-had-the-most-impact-on-anime/
11 Vedere punto 2. Cosa confermata anche dallo staff della serie nell'intervista del punto 1 (pur non specificando il fatto che ebbe risonanza verso quel determinato sesso)
12 Vedere punto 2
13 Vedere punto 5