lunedì 28 novembre 2011

Recensione: God Bless Dancouga

GOD BLESS DANCOUGA
Titolo originale: God Bless Dancouga
Regia: Jutaro Oba
Soggetto & sceneggiatura: Hideki Sonoda
Character Design: Indori Goya (Kazuko Tadano, Sanae Kobayashi, Hiromi Matsushita, Hiroshi Koujina, Nobuyoshi Habara)
Mechanical Design: Hisashi Hirai, Tomohiko Sato, Hirotoshi Sano, Koichi Ohata
Musiche: Osamu Totsuka, Takashi Ike
Studio: Production Reed
Formato: OVA (durata 80 min. circa)
Anno di uscita: 1987
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video


È passato diverso tempo dalla vittoria del Dancouga sull'impero Muge, e in questo periodo Shinobu, Sara, Masato e Ryo hanno deciso di lasciare ad altri il posto di piloti delle Cyberbestie, per trascorrere in tranquillità la loro vita privata facendo altro. Presto, però, la pace da loro portata si traduce in un incubo quando i vertici militari, comandanti da una potente A.I., in vista di qualunque potenziale nuova minaccia stabiliscono una legge marziale nelle città. La goccia che fa traboccare il vaso è però una nuova minaccia legata all'impero Muge: i quattro eroi dovranno per forza tornare ai comandi del Dancouga...

God Bless Dancouga, famoso OVA spesso confuso come film cinematografico per effetto del formato widescreen, la lunga durata e l'ottima confezione tecnica, nel 1987, dopo la parentesi musicale dell'innocuo music video Song Special (1986), si presentava ufficialmente al pubblico, e benissimo, come nuovo capitolo ufficiale della saga robotica Production Reed: nuove scoppiettanti canzoni J-Pop, un rinnovatissimo mecha design delle Cyberbestie e del Dancouga, animazioni di ottimo livello e tanto, tantissimo fanservice. In modo addirittura clamoroso (tenendo conto della sua natura di seguito di una serie televisiva funestata da bassissimi ascolti), in Giappone si imporrà con prepotenza come l'OVA più venduto in assoluto del suo anno1. Dov'erano tutti questi acquirenti mentre l'originale era in TV? Viene spontaneo domandarselo, così come pure porsi legittime domande su cosa possa raccontare questa nuova avventura le cui vendite hanno sconvolto tutti: la storia principale si conclude, perfettamente, in Requiem for Victims (1986), con l'impero Muge sconfitto e i quattro protagonisti in procinto di poter finalmente vivere in pace, e Song Special, creato unicamente per spingere la vendita delle apprezzatissime canzoni televisive2 (molto più gradite al grande pubblico della serie stessa) e non certo per proseguire le vicende, non fa altro che mostrare come si evolve il rapporto sentimentale tra Shinobu e Sara (in modo appena accennato ovviamente, trattasi di videoclip musicali con pochissima animazione inedita a fare da raccordo). Cosa si può raccontare qui, dei loro problemi di coppia? Viene da ridere, la risposta è esattamente questa. God Bless Dancouga è un'altra celebrazione degli eroi del team delle Cyberbeste, interessata a far sapere ai maniaci della completezza come proseguono le varie sottotrame amorose precedentemente accennate. Il nome Dancouga significa comunque genere robotico, ed ecco allora, tanto per giustificare una intera produzione da 80 minuti, prendere forma un'improbabile vicenda in cui i militari salvatori della Terra diventano improvvisamente cattivi, si scopre che il defunto Alan Igor aveva delle milizie ai suoi comandi che ancora portano avanti i suoi obiettivi, e soprattutto, per ridicoli presupposti, si scopre che è ancora vivo l'imperatore Muge Zolbados, sopravvissuto alla distruzione del suo castello e ad un colpo della Dai Sword in pieno petto.

Per distogliere l'attenzione dalla natura harmony del prodotto, lo sceneggiatore Hideki Sonoda le tenta davvero tutte, cercando in ogni modo di spacciare God Bless Dancouga come capitolo di una certa importanza: tinge di dramma la storia uccidendo il padre di uno dei protagonisti (quello più insulso e amebico tra l'altro, di cui a nessuno interessa nulla, e la cosa non ha oltretutto alcuna ripercussione ai fini di trama), ne fa sposare un altro, potenzia le capacità belliche ed estetiche del Dancouga, fa tornare in scena il gruppo di combattenti al servizio del Cavaliere Nero, in odore di cyberpunk e futuri distopici si inventa la solita Intelligenza Artificiale cattiva che governa il mondo, movimenta in modo turbolento il "fondamentale" rapporto tra Shinobu e Sara e ha pure la sfrontatezza di resuscitare in modo demenziale Zolbados, giusto per un Round 2 che sappiamo benissimo come finirà. Tutti questi "colpi di scena" non mascherano però la ridicolaggine di una operazione che non aggiunge proprio nulla di nuovo riducendosi al semplice "riempitivo" fine a sé stesso.


God Bless Dancouga può giusto redimersi per la sua innocuità. Anche se la sua esistenza è inutile, difficilmente si può parlare male delle sue doti di puro intrattenimento: la storia scorre piena di ritmo, le animazioni sono spumeggianti e il tutto è molto ben disegnato e animato. Il dettaglio dei mecha, poi, è addirittura di ottimo livello e questo si deve al mecha design e alla direzione delle animazioni meccaniche a cura di quello stesso Hirotoshi Sano che subentra a Masami Obari ed entra nella leggenda, qualche anno dopo, per il lavoro ancora più incredibile che compierà in Mobile Suit Gundam 0083: Stardust Memory (1991), rendendone immortali i robottoni. Ciliegina sulla torta, e manifesto abbastanza sincero del vero senso dell'intera operazione, è infine l'improbabile e accattivante canzone finale, Zankoku na Douwa, cantata e suonata - in una esibizione live fittizia - dagli stessi protagonisti in una scena a metà tra trash e genio, che ben ricorda come Dancouga, alla fine dei conti, il successo lo  abbia trovato praticamente per la sua estetica pop e il gruppo dei quattro eroi doppiati da seiyuu che poi diventavano idol nella realtà, ove tenevano concerti reali3. L'opera, insomma, rimane una delle tante aggiunte evitabilissime al franchise, è chiaro, ma visto che si tratta di un OVA pieno di cazzeggio, combattimenti e belle musiche, che si apre e si chiude lì come un semplice filler, la sua visione tutto sommato rimane piacevole per un fan che vuole rivedere quei personaggi.

In Italia, con una scomoda "R" finale nel titolo derivante dal titolo internazionale della serie, God Bless Dancouga arriva nel 1994 per Yamato Video, ai tempi delle VHS, saltando direttamente la pubblicazione della serie televisiva e per questo risultando incomprensibile a un po' tutto il pubblico, negli anni in cui il fansub era ancora embrionale. La lacuna è stata colmata solo in tempi recentissimi, nel 2012, quando la casa distributrice milanese ha finalmente portato in Italia anche l'originale (col titolo invece corretto, Dancouga). Peccato per le nuove voci diverse da quelle dell'OVA.

Voto: 6 su 10

PREQUEL
Dancouga (1985; TV)
Dancouga: Requiem for Victims (1986; OVA)
Dancouga: Song Special (1986; OVA)

SEQUEL
Dancouga: Final Chapter (1988-1990; serie OVA)
Dancouga Nova (2007; TV)


FONTI
1 Francesco Prandoni, "Anime al cinema", Yamato Video, 1999, pag. 131. Confermato a pag. 187 del saggio "Storia dell'animazione giapponese" (Guido Tavassi, Tunuè, 2012)
2 Retro della copertina del DVD Yamato Video "God Bless Dancougar"
3 Come sopra

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