lunedì 8 febbraio 2010

Recensione: Fortezza Super Dimensionale Macross (Robotech)

FORTEZZA SUPER DIMENSIONALE MACROSS
Titolo originale: Chōjikū Yōsai Macross
Regia: Noboru Ishiguro
Soggetto: Studio Nue, Shoji Kawamori
Sceneggiatura: Kenichi Matsuzaki
Character Design: Haruhiko Mikimoto
Mechanical Design: Shoji Kawamori, Kazutaka Miyatake
Musiche: Kentaro Haneda
Studio: Tatsunoko Prodution
Formato: serie televisiva di 36 episodi (durata ep. 25 min. circa)
Anni di trasmissione: 1982 - 1983
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video



Anno 1999: una gigantesca navicella aliena, lunga diversi chilometri, si schianta sull'isola di Sud Ataria, nel Pacifico. Dieci anni dopo, il Governo Unito Terrestre ha finito di ricostruirla e decide di riattivarla, per provarla nello spazio. Purtroppo l'accensione dell'SDF-1 Macross - questo il nome della nave - attira sulla Terra la bellicosa razza aliena degli zentradi, in qualche modo a essa legati: attaccati, militari e civili della zona vi si rifugiano immediatamente dentro, compiendo con essa un salto nell'iperspazio e ritrovandosi subito dopo a navigare in orbita attorno al pianeta Plutone. Angosciati e pieni di nostalgia di casa, i terrestri iniziano così un viaggio di ritorno verso la Terra autogovernandosi, ma dovranno fare fronte a numerosi attacchi della flotta nemica. Assisteremo alla avventure del giovane Hikaru Ichijyo, pilota di VF1-Valkyrie (mezzi militari antropomorfi), che si ritrova anche al centro di un triangolo sentimentale, tra la bellissima idol Lynn Minmay e il suo superiore Misa Hayase...

Nuovo, arduo commento che il recensore dovrà rileggere più e più volte prima di poterlo pubblicare al fine di evitare inesattezze; questo perché Fortezza Super Dimensionale Macross è il quarto, grande paradigma storico del robotico dopo Mazinger Z (1972), Super Electromagnetic Robot Combattler V (1976) e Mobile Suit Gundam (1979); destinato, come il predecessore, a esercitare una grandissima, epocale influenza nell'ambiente dell'intrattenimento animato, superando tranquillamente i semplici limiti del suo genere. Parliamo di una serie televisiva che, seppur forse un po' datata per i gusti odierni, nel 1982 crea tanti di quegli stilemi narrativi, estetici e commerciali, da cambiare un'intera generazione di registi e sceneggiatori, coniando termini importanti come "Seconda generazione di registi" e "otaku".

Macross è, di fatto, il primo anime per fan creato da fan: se i registi d'animazione classici si adeguavano ai canoni del cinema e della letteratura per la direzione dei loro lavori, in quest'opera la nuova ispirazione deriva invece da chi è cresciuto proprio con l'animazione made in Japan (appunto, la cosidetta "Seconda generazione di registi"), specialmente con i replicatissimi, fondamentali cult della fantascienza Corazzata Spaziale Yamato (1974) e Gundam1: i nuovi registi e animatori sono i "figli" dell'anime shinseiki sengen, e sono in questo caso i membri del famoso gruppo di mecha designer Studio Nue, a cui si è appena unito un giovane Shoji Kawamori. Questi artisti ampliano, in Macross, lo storico concetto di fanservice: quell'insieme di idee, narrative ma soprattutto visive, inserite nello spettacolo per gratificare il pubblico di appassionati. Se tali idee derivavano, dai tempi di Mazinger Z, da sondaggi organizzati fra i telespettatori2, ora sono decise autonomamente da chi appassionato di animazione lo è stato per davvero e, dopo aver visto centinaia di serie (e, nel caso dei membri di Studio Nue, averci anche lavorato da "dietro le quinte", soprattutto nei due capolavori sopra citati, apportando contributi fondamentali ma poco conosciuti3), sa bene cos'è che vuole il pubblico. È grazie a questo che in Macross iniziano a fare capolino quelle che diverranno le principali rivoluzioni grafiche televisive degli anni '80, tra cui i classici occhi tondeggianti e sbrilluccicosi  (non più appannaggio degli adattamenti televisivi da shoujo manga), una palette grafica composta da colori vivi e pulsanti, capigliature dei personaggi che vantano svariate sfumature di colori riflessi, giochi di luce e ombre, robot esteticamente dettagliatissimi per dare una parvenza di realismo, ragazze molto sensuali talvolta inquadrate nude sotto la doccia per solleticare istinti pruriginosi (rispetto al nudo usato in precedenza solo per far ridere) e richiami a personaggi/situazioni iconici dell'animazione con ammiccamenti visivi o concettuali (nel caso di Macross, è evidente la concezione "realistica" dei robot presa da Gundam, mentre la fortezza/comunità che solca lo spazio, guidata da un comandante anziano, saggio e virile, rievoca palesemente Yamato).

Sempre con questa filosofia "otaku" (parola che si origina con questa serie4 e che verrà usata per indicare i membri della "Seconda generazione di registi" e qualsiasi grande appassionato, come loro ai limiti del feticismo, di un hobby, in questo caso di animazione) nascono in Macross i Variable Fighter, scintillanti caccia militari prodotti in serie, ispirati ai Grumman F14 Tomcat5, che si possono trasformare in una versione umanoide con una spettacolare sequenza destinata a fare scuola (i Transformers nippo-americani, la cui prima serie esce due anni dopo, sono forse i loro "figli" più famosi). Allo stesso modo, è la prima volta che i disegni, non necessariamente realistici, assurgono a ruolo di primissimo piano: sboccia il debuttante stile artistico di Haruhiko Mikimoto, artista dell'acquerello, il cui tratto caldo, uniforme e sensibile (seppur qui reso in animazione in modo molto acerbo e discontinuo, visto che buona parte dello staff di animatori erano principianti assoluti, tra cui lo stesso Mikimoto6) ne lancia potentemente la carriera nel redditizio mondo del character design e dell'illustrazione. Il grosso budget stanziato dall'agenzia pubblicitaria Big West serve ad animare le battaglie aeree fra militari e zentradi con una regia, per l'epoca, sbalorditiva, funambolica e spettacolare come mai vista prima in televisione, mentre le musiche si imprimono nella memoria grazie agli accattivanti brani J-Pop cantati pressoché in ogni puntata da Lynn Minmay, pronta a lanciare la moda delle idol anche negli anime e, addirittura, a rendere tale in secondo momento la seiyuu che le presta la voce, Mari Iijima. La musica in Macross ricopre un ruolo di grandissimo peso, tale che numerose saranno le produzioni animate successive, robotiche e non, che infarciranno le loro vicende di stacchi musicali (pensiamo a una Incantevole Creamy qualsiasi). Infine, ultimo ma non meno importante, il triangolo amoroso, vero focus della trama (e futuro fil rouge di tutta la produzione Macross), rappresenta il battesimo di molte storie romantiche televisive, tenendo inchiodata alle sedie la generazione di spettatori dell'epoca nella curiosità di sapere quale delle due ragazze sceglierà Hikaru. La storia, pur appartenendo nominalmente al genere robotico, si divide nettamente in battaglie spaziali contro gli alieni e lunghissimi inserti di vita privata dell'eroe, particolarmente a suo agio nell'approfondire la conoscenza di due belle signorine.


Grazie all'epocale filosofia inaugurata dagli ideatori di Macross, che pone la dimensione visiva e citazionistica di un'opera agli stessi livelli, se non superiori, di quella narrativa, ed eleva il target tipico delle serie animate dai 10 ai 20/30 anni7, la serie conosce nel suo Paese, spinta da una massiccia vendita di modellini e CD musicali8, un successo senza precedenti (nonostante la partenza pessima, con uno share medio del 5% dovuto probabilmente alla sua assurda trasmissione alle ore 14 di domenica9), tanto che in Giappone rappresenterà nel tempo una rivoluzione culturale dalle dimensioni così imponenti da cambiare la faccia dell'animazione nipponica. Macross è una serie capace di stregare generazioni di spettatori grazie a disegni favolosi, musiche scoppiettanti e la sua inedita concezione robotica che vede non solo l'eroe pilotare un mezzo "fra i tanti" senza reale protagonismo (i VF-1 Valkyrie attaccano in stormi di centinaia di mezzi), ma anche l'enorme astronave che dà il titolo alla serie, la Corazzata Yamato macrossiana, lunga km, trasformarsi in una versione umanoide (anche se è un'idea presa da Blue Gale Xabungle, dello stesso anno, come confermato dal mecha designer Kazutaka Miyatake10); eppure, questi sono tutti elementi di carisma che non riescono a mascherare completamente un intreccio tutt'altro che eccezionale.

La realizzazione tecnica e visiva è, sì, molto buona (impareggiabile per circa metà serie, poi il budget incomincia a scendere e si nota abbastanza nelle animazioni più modeste), ma la sceneggiatura traballa in più riprese. Nessun riferimento a episodi riempitivi o altro (quasi assenti, Macross come Gundam prevede un intreccio serrato), così come si può accettare che il motore che alimenta la vicenda sono le vicissitudini sentimentali di un eroe abulico e insignificante, Hikaru Ichijyo, fedele seguace della dottrina di Murphy e perennemente incapace di capire qual è la ragazza di cui è innamorato. Non si può transigere però sul carisma tendente a zero dei temibili zentradi, prigionieri di monocaratterizzazioni da burletta, su un cast composto per oltre la metà da personaggi del tutto inutili o privi di spessore, o su gag così infantili (riguardanti tre spie zentradi infiltrate sul Macross) da risultare odiose. Lo stesso soggetto, dal punto di vista filosofico, è controverso a dire poco, se pensiamo alle conseguenze che ha questo scontro generazionale tra i giapponesi imperialisti della Seconda Guerra Mondiale, incarnati dagli zentradi, e quelli post-moderni figli della cultura edonistica/otaku degli Eighties11: l'idea, originale, che l'arte sia un linguaggio universale capace di comunicare pacificamente con chiunque, mal si concilia col fatto di essere qui rappresentata da canzonette pop melense e civettuole e dal mondo di gadget, cianfrusaglie, acconciature fighette etc. che, agli occhi dello staff  dell'anime, composto da otaku che adoravano il mondo dei consumi e dell'immagine12, era quanto di più "culturale" potesse offrire il mondo dell'epoca.

In un modo o nell'altro, comunque, la storia scorre comunque con un buon ritmo, tra spettacolari battaglie spaziali tra Variable Fighter e intense, seppur eccessive, disavventure amorose di un buon grado di realismo nelle reazioni psicologiche. Alcune idee, poi, come la misteriosa origine comune che lega le due parti in conflitto, la risoluzione della ostilità, l'incredibile sorte che spetta alla Terra durante la guerra e le potenzialità addirittura "belliche" della musica, sono geniali. Peccato però che nel secondo arco narrativo (episodi 28-36), non previsto e creato in seguito al successo della prima parte sotto pressione dei finanziatori13, tutto finisca a rotoli per colpa di una progressione veramente stanca e svogliata della trama: un allungamento di brodo che ribadisce le solite cose, azzera l'evoluzione dei personaggi regredendoli allo stato iniziale per giustificare nuovi problemi di cuore, propaga un ulteriore eccesso di sentimentalismi e inscena uno scontro finale così puerile, dal punto di vista del pathos, da rasentare il ridicolo, colpa di un nuovo antagonista tra i più piatti di sempre.

La prima serie di Macross si dimostra un giocattolo pieno di idee e ambizioni discretamente sfruttate, ma che potevano essere realizzate in modo di sicuro più consono e con risultati di molto superiori, magari evitando quella seconda parte di trama davvero mediocre sotto ogni punto di vista: è un po' obsoleta e, a parere di chi scrive, ben lontana dal potersi definire un capolavoro, ma i suoi demeritivi narrativi sono decisamente relativi rispetto a ciò che è stato e ha creato con la sua influenza. Si può invece discutere se le sue innovazioni siano reali meriti o colpe (sovente il fanservice, in tempi recenti, è divenuto un puro specchietto per le allodole per mascherare una quasi totale assenza di contenuti in molte produzioni, soprattutto quello di tipo ecchi), ma questo, forse, significherebbe essere troppo ingenerosi verso quello che rimane un capostipite che ha comunque qualcosa da dire anche autonomamente.


Nota: famosa la storia di Macross sul suolo americano ed europeo. Nel 1985 la casa cinematografica americana Harmony Gold compra Macross insieme a Genesis Climber Mospeada (1983) e Super Dimension Cavalry Southern Cross (1984), sempre a opera dello studio Tatsunoko, e li combina insieme - riscrivendone interamente i dialoghi - con una criminosa opera di rimontaggio, battezzando il suo mostro di Frankenstein con il nome di Robotech e registrandone il marchio. Tale abominio è arrivato anche in Italia, riscuotendo una buona popolarità. Nei tempi recenti Yamato Video fa ai fan italiani il favore di distribuire l'unico, vero Macross (a costo di un doppiaggio così mediocre da rendere indispensabile la visione in lingua originale con sottotitoli), ma la gioia dei suoi fan internazionali dura ben poco: diverse controversie sorgono tra la Big West, detentrice del copyright di tutte le produzioni Macross, e Harmony Gold col suo Robotech, portando a una situazione giuridica che di fatto attesta l'esistenza di due entità diverse, la cui distribuzione internazionale di ciascuna mette in seria difficoltà quella dell'altra.

Voto: 7 su 10

PREQUEL
Macross Zero (2002-2004; serie OVA)

SEQUEL
The Super Dimension Fortress Macross: Do You Remember Love? (1984; film)
The Super Dimension Fortress Macross: Flash Back 2012 (1987; OVA)
Macross Plus (1994-1995; serie OVA)
Macross Plus: Movie Edition (1995; film)
Macross 7 (1994-1995; TV)
Macross 7 The Movie: The Galaxy's Calling Me! (1995; film)
Macross Dynamite 7 (1997-1998; serie OVA)
Macross Frontier (2008; TV)
Macross Frontier The Movie: The False Diva (2009; film)
Macross Frontier The Movie: The Wings of Goodbye (2011; film)
Macross FB7: Listen To My Song! (2012; film)
Macross Delta (2016; TV)
The Super Dimension Fortress Macross II: Lovers Again (1992; serie OVA)


FONTI
1 Volume 2 di "Record of the Venus Wars", "The Day the Earth Stood Still", Magic Press, 2009. In alternativa, pag. 95 del saggio "Anime al cinema" (Francesco Prandoni, Yamato Video, 1999). Consiglio anche la lettura delle "Mobile Suit Gundam UC Production Notes" di Harutoshi Fukui, pubblicate nel booklet allegato al terzo DVD/BD di "Mobile Suit Gundam Unicorn" (Dynit, 2012), per avere un esauriente resoconto di quanto "La Corazzata Spaziale Yamato" e "Mobile Suit Gundam" abbiano influito sulle generazioni di registi giapponesi
2 Guido Tavassi, "Storia dell'animazione giapponese", Tunuè, 2012, pag. 108
3 Per i contributi a "La Corazzata Spaziale Yamato", vedere l'apposita recensione. Per quelli a "Mobile Suit Gundam", davvero poco conosciuti, invito alla lettura di un'intervista a Shoji Kawamori pubblicata alla pagina web http://www.forbes.com/sites/olliebarder/2015/12/10/shoji-kawamori-the-creator-hollywood-copies-but-never-credits/#53d925661683. Scopriremo che lo Studio Nue ha creato non solo le Particelle Minovsky e il Colony Laser, ma anche l'intero setting e la cronistoria dell'Era Spaziale (per quello che riguarda la prima serie, ovviamente)
4 Volume 2 di "Record of the Venus Wars", "The Day the Earth Stood Still"
5 Pag. 31 del report "Japanese Animation Guide: The History of Robot Anime", rilasciato nell'agosto 2013 dall'Agenzia di Affari Culturali giapponese. Rimediabile (parzialmente) tradotto in inglese alla pagina web http://mediag.jp/project/project/robotanimation.html
6 Intervista a Haruhiko Mikimoto pubblicata su Mangazine n. 22 (Granata Press, 1993, pag. 49)
7 Saburo Murakami, "Anime in TV", Yamato Video, 1998, pag. 79
8 Fascicolo 4 di "Macross Genesis" (allegato al quarto DVD di "Fortezza Super Dimensionale Macross", Yamato Video, 2003)
9 "Anime al cinema", pag. 95, e pag. 75 di "Anime in TV"
10 Post di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit) apparso nel forum di Pluschan. Fa riferimento a un artbook di Miyatake. http://www.pluschan.com/index.php?/topic/5030-artbook/?p=321056
11 Consulenza di Garion-Oh
12 Come sopra
13 Vedere punto 8

10 commenti:

Glauco Silvestri ha detto...

Quindi la serie in DVD che trovo da Expert è il rimestone, giusto? Uffi.

Cmq io ero innamorato di Lynn Minmay. Ho pure un suo CD!! :D

Jacopo Mistè ha detto...

Oddio, dipende se si chiama Robotech o Macross XD
Il dvd Yamato di Macross è fedele, anche se il doppiaggio è scandaloso.
Qualsiasi prodotto targato invece Robotech è quella putrida opera di rimontaggio :D

Simone Corà ha detto...

Certo che la Harmony Gold deve avere fatto un lavoro mica da poco per mescolare insieme tre serie. Voglio dire, devono essersi pure impegnati per partorie quella schifezza! XD

Jacopo Mistè ha detto...

In America Robotech ha avuto così successo che,continuando a pagare regolarmente i diritti allo Studio nue (o chi per lui, non so se esiste ancora), Harmony è riuscita addirittura a fare un lungometraggio animato uscito uno o due anni fa, e un videogioco per PSX2....

maurizio ha detto...

Ammetto: mai visto Macross (sa non il film) ma ho sempre apprezzato quella "schifezza" fatta dagli americani.
Voglio dire (di Robotech) non sarà l'originale ma per me è un classico e deve essere visto...spero di riuscire un giorno a vedere anche l'opera originale

Anonimo ha detto...

Macross è decisamente da 9. 7 non rispecchia e rispetta il reale valore dell'anime.

Alberto Dolci ha detto...

Dunque,al di là del voto (che è soggettivo ed è un numeretto quindi poco interessante)non concordo molto sull'analisi: credo che Macross proponesse molte più innovazioni rispetto a quelle citate e che non fossero solo di estetica. Un primo punto è il fatto che sia la prima serie senza "Super Robot" hai voglia di dire che gundam 0079 ti ha inventato il mobile suit, ma alla fine il gundam è un super robot a tutti gli effetti che picchia episodicamente i nemici che episodicamente lo attaccano. In macross le azioni sono sempre di squadra, non c'è mai nessuno che risolva la situazione da solo (salvo nelle scene di infiltrazione) e tutti compreso il protagonista possono essere abbattuti senza grosse ripercussioni sul'esito della guerra. Passando appunto al protagonista io lo trovo molto umano, più di un Amuro,che impara in 5 minuti a guidare il robot ed inizia ad ammazzare gente senza colpo ferire,finche una tipa non gli da dell'assassino ed allora riflette 5 minuti e poi continua a fare le stesse cose di prima. Hikarù è insicuro,rimane sconvolto per aver ucciso la prima volta un alieno, nonstante sia già un pilota da anni non riesce a controllare il valkeire.. si arruolerà come hanno fatto molti idioti per amore di una donna, non sarà mai un asso ma solo un buon piolta, lo sento molto di più come "uno di noi" con cui entrare in empatia. La parte comica con le spie zentradi poteva essere fatta meglio è vero, ma la trovo carina, è divertente vedere questi alieni alle prese con qualcosa che va del tutto al di la delle loro esperienze precedenti. Infine la seconda parte tanto biasimata secondo me ha l'incipt molto interessante di mostrare come due popoli provino a convivere dopo aver combattuto tra loro molti anni, ed è pure credibile mostrando sia chi si integra che coloro che non c'è la fanno, ed infatti Kamnjin non vuole essere un gran villain, ma solo un "piccolo" uomo che non è riuscito ad integrarsi. detto questo, Continuo a preferire Gundam perché al di la di Amuro che mi è sempre stato sulle palle ha un approfondimento di tutti i personaggi superiore ed una narrazione anche molto più coinvolgente, ma non sminuirei cosi tanto Macross.

Jacopo Mistè ha detto...

Chiedo scusa per il ritardo della risposta.

Prendo atto del tuo commento e ti ringrazio di avermi fatto venire in mente che, si, effettivamente mi sono dimenticato di parlare del fatto che per una volta tanto il mecha dell'eroe è "uno fra tanti", non so come ho fatto a non citare questa cosa. Prossimamente aggiornerò a breve la rece. ;)

stefano ha detto...

Dissento dalla tua recensione per gli stessi motivi evidenziati da Alberto Dolci qui sopra (con la differenza che io non ho visionato gundam, per cui senza i dovuti paragoni). I demeriti più gravi, per quanto mi riguarda, sono da ricercarsi in un triangolo sentimentale sviluppato a cazzo di cane (che oltrepassa il ridicolo nella seconda parte) e un tasso di fanservice che arriva a rasentare lo squallido.
Un altro aspetto insidioso è l'assenza di pathos, che finisce per rendere superflue le "due vittime" del conflitto (si pensi al'inadeguato, perchè fuori tempo massimo, tentativo di riabilitare la figura di Focker, con Claudia che rievoca il loro passato in una delle ultime puntate).
Una serie impoverita da piccole, ma letali, ingenuità in fase di scrittura (tutto il pippone sulla paracultura per poi vedere le zentradi femmine sottoposte, e quindi integrate, ai dirigenti maschili...incoerenza che verrà fortunamente corretta nel magnifico film). Il soggetto aveva del potenziale notevole! E oltre al film lo dimostrano anche alcune puntate della serie, in cui si raggiungono vette altissime per direzione artistica e script (episodi 14, 27 e 35 su tutti). Difficile e forse inutile dare un voto complessivo, che medierebbe puntate mediocri a puntate meravigliose come le suddette...ma il tuo 7 è più che indicativo!

Sam ha detto...

Io da piccolo adoravo Macross : lo vidi in real time quando Rete 4 trasmise una decina di episodi, e poi la serie venne scaricata su Italia 7.
Nonostante ciò, rivedere oggi Macross si fa davvero fatica a capine il successo mostruoso dell' epoca ( forse più in USA che in Jap, dove la sua popolarità è dovuta più all' innovativo mecha design che ad altro): a parte la storia piena di ingenuità e parti narrative forzatissime, le animazioni e i disegni sono pessimi, specie nei primi episodi.
Siamo quasi ai livelli di un Mazinga Z, che però era uscito ben 9 anni prima.
Ritengo che il successo di Macross sia stato aver captato lo zeitgeist del suo tempo, anticipando il fenomeno delle Idol e mischiando l'allora nascente genere della love comedy con le battagli spaziali in style Gundam e Yamato.

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