lunedì 15 dicembre 2014

Recensione: Capitan Harlock il pirata dello spazio

CAPITAN HARLOCK IL PIRATA DELLO SPAZIO
Titolo originale: Uchū Kaizoku Captain Harlock
Regia: Rintaro
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Leiji Matsumoto)
Sceneggiatura: Haruya Yamazaki, Shozo Uehara
Character Design: Kazuo Komatsubara
Mechanical Design: Studio Nue
Musiche: Seiji Yokoyama
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 42 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1978 - 1980


In un lontano anno 2977, la Terra, ormai drogata di benessere, è in preda a una totale apatia intellettuale e crisi di valori, non riuscendo neppure a rendersi conto del pericolo rappresentato dal popolo spaziale delle mazoniane, che intendono conquistare il pianeta per farne la loro nuova casa. L'unica speranza per un'umanità addirittura ignara della minaccia risiede nell'equipaggio di pirati spaziali dell'Arcadia, una gigantesca astronave dalle grandi capacità belliche a forma di galeone spagnolo, che solca il cosmo guidata dal capitano Harlock, spirito libero e anticonformista.

Impossibile negare la celebrità del più famoso pirata nipponico, Harlock, icona immortale e rappresentativa non solo del mangaka Leiji Matsumoto, ma anche dell'animazione giapponese tutta, al pari di un Lamù, un Gundam RX-78-2 o un Mazinger Z. Siamo alla fine degli anni '70, e Leiji Matsumoto, dopo la riabilitazione commerciale della Corazzata Spaziale Yamato (1974) e il buon successo di Danguard Ace (1977), è pronto a fare il grande salto di qualità, trovando in Toei Animation il giusto partner in grado, per la prima volta, di portare in animazione un'opera completamente sua e, specialmente, voluta. Nessun soggetto originale: questa volta ad arrivare in TV nel marzo 1978 è un adattamento di un suo manga iniziato già un anno prima, Capitan Harlock il pirata dello spazio, e questo titolo di culto dà ufficialmente, su carta e in animazione, il battesimo al Leijiverse, quell'insieme di opere fantascientifiche, tutte create da Matsumoto, legate insieme in uno stesso, poetico universo narrativo (pur con abbondanti contraddizioni che rendono difficile stabilire una continuity perfetta, ma di questo se ne parlerà nei titoli successivi).

"Poetico" non è un aggettivo usato a sproposito: è davvero l'unico modo di definire la filosofia che anima i titoli dell'autore e che trova perfetta rappresentazione in Harlock. Anche se quella di Matsumoto è nominalmente fantascienza, con pianeti alieni, extraterrestri e grandi battaglie spaziali tra massicce astronavi dotate di cannoni laser, l'approccio scelto per rappresentarla è del tutto irrealistico e romantico, esprime la necessità - già vista in Yamato - di un ritorno al passato, della ricerca di valori e tecnologie diversi da quelli dell'epoca1: è facile accorgersene nel design minimalista e improbabile delle astronavi e delle attrezzature tecnologiche (galeoni spagnoli volanti, locomotive dell'800 che solcano lo spazio, etc), nei sentimenti e nella morale fatti propri dai Matsumoto heroes, e nelle azioni e nei modi di pensare del tutto impossibili e fuori da ogni logica - visti con gli occhi moderni - di questi ultimi per portare avanti i loro grandi ideali. Nelle sue opere, l'autore riversa in modo chiaro i suoi valori politici destrorsi, ma questo non necessariamente dona alla storia connotazioni fasciste o eticamente discutibili, ma anzi, riesce più volte ad arricchirla rendendola poesia. Con evidente simpatia per il culto del Superuomo, in spregio verso l'omologazione culturale, in Capitan Harlock Matsumoto dipinge una società mondiale allo sbando, del tutto inebetita dal benessere, rappresentata fisicamente in modo tozzo, grottesco e caricaturale e governata da fannulloni dediti al puro edonismo. In mezzo a un oceano di mediocri spiccano, per merito della loro caratura morale, i componenti dell'Arcadia, guidati da Harlock e dai suoi più stretti collaboratori, questi disegnati, invece, in modo adulto e realistico. Il capo dei pirati, volutamente perfetto (non sbaglia mai nessuna mossa, sa sempre scegliere l'opzione giusta, è lo Übermensch), romanticamente tenebroso e malinconico, il cui volto è solcato da una misteriosa cicatrice (lontanamente ispirato all'Errol Flynn protagonista dei film pirateschi degli anni '302), rappresenta una bandiera di libertà, di autonomia intellettuale, di coraggio e altruismo; un faro, insomma, per accogliere sull'Arcadia qualunque individuo voglia diventare un Uomo, trovare riscatto morale e combattere per difendere il proprio pianeta, non importa se al costo di non conoscere nessun ringraziamento da parte di un governo corrotto che si rifiuta addirittura di riconoscere l'esistenza delle mazoniane.

Nel manga (e quindi, di riflesso, nell'adattamento animato), Matsumoto rende Harlock una bandiera, un concentrato di moralità che spazza via, virilmente, il degrado. Per l'affascinante pirata spaziale, un combattimento leale e senza sotterfugi, il rispetto verso il nemico, una morte gloriosa, il cameratismo o il rispetto di una promessa fatta al proprio migliore amico sono i valori più grandi e importanti di questo mondo, da mantenere a costo della vita, anche se questo comporta il creare grossi problemi o essere contrario a ogni norma di buon senso. In sostanza, l'idealismo sognante e il segno grafico distintivo (corpi tozzi, eroi dalle fattezze reali e ragazze dalle forme slanciate e affusolate, come se non fossero di questo mondo) sono le basi fondanti del fumetto di Matsumoto e di un po' tutte le sue opere. Nei vari manga, poi, addirittura il finale spesso sarà volutamente aperto e inconcluso, perché l'autore ritiene che siano più importanti il percorso e i messaggi da recepire più che il punto di arrivo3 (nonostante in animazione questa regola non varrà quasi mai poiché deve adattarsi alle pretese del grande pubblico).


La versione animata di Capitan Harlock del '78, supervisionata dallo stesso Matsumoto, è di qualità buona, a tratti ottima, anche se pecca in alcuni problemi strutturali che forse spiegano il perché fu accolta freddamente all'epoca in madrepatria, tanto da concludersi, con lo sconforto dell'autore, in anticipo rispetto alla sua durata inizialmente prevista4, dopo "solo" (per l'epoca) 42 episodi. Pur seguendo abbastanza fedelmente il fumetto, gli sceneggiatori infarciscono la trama di riempitivi scritti negligentemente, che dicono fin troppo spesso le stesse cose: Harlock e l'Arcadia che finiscono in una trappola delle mazoniane (delle quali fanno poi enorme strage), amori dell'equipaggio che non vanno mai a buon fine, alleati appena conosciuti che muoiono subito dopo in un glorioso attacco kamikaze contro le mazoniane e soprattutto le terribili, infinite disavventure dell'orfanella Mayu, figlia del miglior amico di Harlock, inventata nell'anime per rappresentare - sconfinando però nel tragicomico - l'idealismo dell'eroe, il quale ha promesso di farla studiare sulla Terra e perciò la riporta sempre lì dopo averla salvata, anche se è trattata come una schiava dai terrestri (e l'eroe lo sa) e anche se questo significa condannarla più e più volte a venire rapita e usata nuovamente come ostaggio. Ancora, gli eroi principali dell'equipaggio dell'Arcadia, dopo una prima ottima metà di serie di presentazione in cui ben emerge la loro personalità, vengono poi del tutto lasciati a se stessi, come a voler bloccare la loro evoluzione (esempio lampante il giovane Daiba Tadashi, protagonista principale per buona parte della storia e poi oscurato da Harlock che gli prende il posto), in vista di quell'enormità di filler che si concentrano nella seconda parte. Ulteriore beffa è data dal fatto che Harlock, eroe assoluto nella seconda parte, è così "perfetto" da risultare molto meno interessante dei suoi sottoposti, più umani in vizi e difetti (curiosità: il cannoniere Yattaran, maniaco del modellismo, è ispirato sia fisicamente che nel suo hobby al mangaka Kaoru Shintani, all'epoca assistente di Matsumoto5).

Capitan Harlock è una serie animata estremamente lenta ed, essendo composta per la maggiore da episodi sul tenore di quelli citati, finisce col diventare presto molto stancante. Fortunatamente a tratti sa graffiare e a fondo: la prima metà di serie, di presentazione e vista, come detto, dagli occhi di Daiba, appena entrato nell'equipaggio, è ben scritta e resa interessante dalla lenta scoperta della personalità del cast e dai misteri sulle origini delle mazoniane e del migliore amico di Harlock. Ottimi anche gli episodi che approfondiscono le vicende individuali dei componenti dell'Arcadia, e qua e là qualche riempitivo più creativo del solito. Buoni anche i (pochi) episodi usati per umanizzare i comportamenti delle gerarchie mazoniane, e lo scontro finale narrato nelle ultime due puntate (in cui, per non farsi mancare niente, lo staff idea un finale coerente fino in fondo con la visione politica dell'autore). Infine, l'aura malinconica e romantica della serie, quando non scivola in scelte ridicole per sottolineare gli idealismi, è molto coinvolgente, toccando caratterizzazioni complesse e un melodramma di base molto teatrale (la figura di Mime, il passato di Kei, etc). Sono sprazzi di ottima animazione che fanno a pugni con la qualità mediocre e stucchevole dei tanti riempitivi; bisogna tenerne conto ai fini della valutazione finale, e fa quasi sorridere pensare che, se non ci fossero stati i bassi indici di ascolto, probabilmente le puntate inutili sarebbero andate avanti ancora a lungo.

Tecnicamente, l'opera si difende bene pur senza esagerare. I disegni di Kazuo Komatsubara fanno il loro dovere nel dare colore e sostanza ai personaggi, anche se è palese che del famoso chara designer la personalità è irriconoscibile, essendo obbligato ad adeguarsi alle personalissime deformità e sproporzioni (occhi piccolissimi, teste enormi) di Leiji Matsumoto. Le animazioni sono decenti, nonostante, visto l'approccio lento e riflessivo della trama, l'azione sia scarsa (quasi tutto si riconduce a lunghi dialoghi, primi piani per sottolineare il carisma di Harlock e sequenze immobili, lente e raffinate, per evocare il lirismo delle situazioni). Di maggior interesse il sontuoso, epico accompagnamento orchestrale di Seiji Yokoyama, molto solenne e adattissimo alle atmosfere belliche e malinconiche (indimenticabile la sigla di apertura), e soprattutto la regia di Rintaro e del suo staff: Rintaro (vero nome Shigeyuki Hayashi) ha grande talento ed è proprio Capitan Harlock a farlo entrare nel mito, permettendogli di sfoggiare una regia d'autore elegante e cinematografica, abbinata a un uso creativo di luci, colori ed effetti speciali.

Agli occhi di chi scrive, Capitan Harlock rimane una serie iconica e piena di interesse, ma che su certe questioni è invecchiata male; anche parecchio, talvolta, nel trattare con troppa ingenuità gli ideali romantici di cui vorrebbe farsi portavoce, diventando spesso fin troppo ridondante nel ripeterli all'infinito, peccando di fantasia. Addirittura, ritengo che anime e manga omonimo abbiano entrambi dei pregi e dei difetti tali da risultare l'uno complementare all'altro, è difficile arrivare a dire quale sia il media in cui la storia si è espressa meglio (su carta, dove procede più spedita e compatta ma senza un finale, o in TV con una bella conclusione ma tantissimi riempitivi mediocri?). Rimane, a ogni modo, una visione di culto, giustamente riscoperta e celebrata nel tempo e che originerà molti rifacimenti, col grosso merito di rappresentare la prima vera opera personale di Leiji Matsumoto, senza pressioni o mediazioni con i produttori. 


Curiosità: uscito il 22 luglio 1978, presumibilmente al Toei Manga Matsuri, il semisconosciuto film Mystery of the Arcadia consiste in una versione estesa dell'episodio 13, in widescreen e con l'aggiunta di dieci minuti scarsi di animazione inedita. Sorvolabile.

Nota: in Italia, Capitan Harlock è arrivato nel 1979, trasmesso su Rai 2 con un ottimo doppiaggio ma con il solito adattamento superficiale. Rispetto al Giappone, qui il pirata spaziale è piaciuto fin da subito, divenendo uno degli anime più celebrati nella nostra penisola. L'edizione italiana in DVD, curata da Yamato Video, come sempre non contempla sottotitoli fedeli per godersi l'opera come originariamente voluta.

Voto: 7,5 su 10

ALTERNATE RETELLING
Captain Harlock: Mystery of the Arcadia (1978; film)


FONTI
1 Francesco Prandoni, "Anime al cinema", Yamato Video, 1999, pag. 91
2 Intervista a Leiji Matsumoto pubblicata in "Anime Interviews: The First Five Years of Animerica Anime & Manga Monthly (1992-97)" (Cadence Books, 1997, pag. 153)
3 Vedere intervista a Leiji Matsumoto riportata nell'articolo di animeclick del 28 novembre 2014. Pagina web, www.animeclick.it/news/40993-reportage-dellincontro-con-leiji-matsumoto-capitan-harlock
4 Volume 4 di "Ken il guerriero", "Ken il guerriero, l'eroe controcorrente", d/visual, 2006
5 Kappa Magazine n. 14, Star Comics, 1993, pag. 124

16 commenti:

Cobra Verde ha detto...

Filler e ingenuità a parte, a colpire ancor'oggi di Capitan Harlock è l'estrema serialità con cui la storia principale viene portata avanti, in modo sempre coerente anche se con le dovute, insopportabili lunghezze.

Il ritratto di un futuro nel quale l'umanità si è assuefatta al benessere all'epoca poteva sembrare destrorsa, come fai notare nella recensione; ma il paradosso del caso vuole che oggi, proprio in quell'Italia che accolse a braccia aperte il pirata spaziale, quella distopia insostenibile e scellerata si sia realizzata proprio grazie ad un governo di destra, il cui leader incarna in tutto e per tutto i non-valori del "Presidente della Terra" dell'anime.

Harlock, oggi, diviene così il simbolo della ribellione contro l'immoralità dilagante, un baluardo a favore dell'ideale; romantico, sempliciotto e facilone quanto si vuole, ma ancora oggi (e più che mai) dannattamente veritiero.

Jacopo Mistè ha detto...

L'idea della civiltà che tramonta per il troppo benessere è bipartisan, non necessariamente di destra o sinistra, ne sono d'accordo gli intellettuali e i filosofi di ambodue le parti. Di destra (e quindi in Harlock) c'è l'idea di un'umanità composta generalmente da mediocri, in mezzo ai quali spicca un Uomo superiore (come statura morale, intellettuale etc) destinato a guidarli o salvarli, l'unico che dovrebbe comandare (basta leggere certi scritti di Giovanni Gentile...).

Sulla considerazione riguardo all'Italia attuale, sono d'accordissimo, sia che tu ti riferisca a B., sia che tu ti riferisca a R.

Sikander ha detto...

Non saprei... Adoro Harlock, e non ho mai pensato che l'autore ci avesse infilato una visione politica di destra. Infatti ti avrei chiesto dove l'avevi vista, prima di leggere il tuo commento. Non sono comunque d'accordo, perché Harlock in nessun modo manifesta il desiderio di governare sui mediocri. Anzi, all'interno dell'Arcadia mi sembra viga un regime piuttosto di sinistra (di fondo, ciascun membro dell'equipaggio fa il cavolo che gli pare).

Jacopo Mistè ha detto...

Harlock di suo non è di destra, ma è la visione del mondo dell'autore che è assolutamente palese, come lo è quella di un Buronson qualsiasi in Ken il guerriero (del resto non è un mistero che Matsumoto è un simpatizzante degli ambienti nazionalisti/militari e Buonson militare tutto d'un pezzo lo è stato davvero e si vede benissimo nei temi di Ragione di Stato, culto dell'Ordine, Superuomo ancora etc). Harlock non vuole governare, ma l'idea che emerge nella serie è quella di un singolo individuo, portentoso e illuminato, che spicca come un faro in una società di rifiuti umani quale è l'umanità rappresentata distopicamente.
Anche in Yamato le idee politiche degli autori si vedono molto (per ovvie ragioni), o in The Cockpit, o nell'Arcadia della mia giovinezza (il culto dell'amore per la patria che trascende le convinzioni etiche su quello che si stia facendo è giusto o sbagliato).

(che comunque l'essere di destra o rappresentarlo così nitidamente sia un difetto o una cosa sbagliata, io questo mica lo dico, la mia è una semplice constatazione).

Alberto Dolci ha detto...

Io ho sempre adorato infinitamente Capitan Harlock sia nel manga che nell'anime, per questo a livello di giudizio oggettivo faccio poco testo, mi interessa di più dire la mia sulla questione "politica". Io,personalmente, nelle avventure del pirata spaziale più che destra o sinistra ci ho sempre viso l'anarchia più pura: i politicanti corrotti e beceri che fanno leva sul materialismo per mantenere sotto controllo la gente, sembrano una premonizione del capitalismo finaziario che poi si è materializzato (la gente ebete del mondo descritto da Matsumoto mi ricorda molto gli idioti in fila a comperare l'ultimo iphone che non sanno più ribellarsi). Mentre Harlock e la sua Arcadia rappresentano appunto una liberta anarchica: ognuno a bordo è liberssimo di comportarsi come meglio crede, perchè poi al momento della necessità tutti sanno quel che c'è da fare, ad Harlock non serve esercitare il pugno di ferro perché i suoi si fidano di lui, e lui si fida dei suoi e metterebbe la sua vita nelle mani di chiunque dell'equipaggio in qualsiasi momento. Inoltre, chiunque può salire sull'Arcadia senza distinzione di classe sociale o altro, basta che sia persona animata da coraggio e buona volontà. I Pirati storicamente sono sempre stati una sorta di forza anarchica contro la società delle gerarchie, e qui i comportamenti dei personaggi all'interno della nave sono ben diversi da quelli militareschi di una Yamato. IMHO

Jacopo Mistè ha detto...

A proposito del discorso "Leiji Matsumoto è di destra".

Leggetevi il racconto PERCUSSION 1851, nella sua raccolta di storie IL MONDO QUADRIMENSIONALE (appena pubblicato da Hikari). In un mondo distopico dominato dalla tecnologia dove tutti vivono teoricamente bene, l'umanità ha perso la capacità di sognare, è diventata amebica (sì insomma, come nello ipotizzato da Capitan Harlock). C'è quindi un professore saggio e filosofo che capisce cosa bisogna fare: consegna delle pistole a dei gruppi di individui, invogliandoli a usarla per uccidere. Così avviene, e magia! Queste persone iniziano a ricordarsi cosa sono i sentimenti, gli istinti, l'umanità. Loro e il professore emigrano quindi in un pianeta simile alla Terra, dove vengono lì lasciati con uno scopo: sopravvivere. Solo uccidendo, solo violentando, solo con la sopraffazione sul debole potranno crescere, diventare forti, recuperare i normali istinti dell'Uomo e fare rinascere l'umanità dal principio. Emblematica è la frase finale delprofessore: "Uccidete il nemico. Violentate le donne. È proprio in una società dove vige la legge della giungla che gli uomini riescono a sognare". Insomma, pura filosofia hobbesiana!, in spregio verso qualsiasi teoria sinistrosa del buon selvaggio e o del rispetto verso le classi più deboli! :D

Alberto Dolci ha detto...

OK, qua si va sul filosofico ed allora dovremmo prima cercare di metterci d'accordo su cosa significa "destra" o "sinistra" (che poi i nomi derivano da dove si sedeva la gente in parlamento tutto li). A mio avviso la destra è per il libero mercato la sinistra per il controllo dello stato e la ridistribuzione dei beni , tutto li. Se poi con Destra , vogliamo intendere "fascista" allora è un altro paio di maniche perche il fascismo è di suo guerrafondaio... ma non ci incastra nulla con il concetto di destra o sinistra, dato che anche regimi cosidetti comunisti... erano guerrafondai. Se vogliamo parlare di Harlock, lui è sicuramente guerriero, ma non guerrafondaio... nel senso che se ne starebbe molto volentieri in pace a vagare per le stelle, solo che quando è il momento di lottare sa ancora farlo (al contrario dei terrestri oramai rattrappiti dal un benessere che è molto più simile a quello che vorrebbe portare il consumismo (di destra) che il comunismo). Venendo al racconto citato, più che di destra o sinistra o fascista , sposa alcune correnti di pensiero filosofiche "antimoderniste" e anit "società perfetta" che tra l'altro trovano pure alcuni riscontri reali : la moderna Norvegia, dove tutto sembra funzionare perfettamente è il paese del pianeta col più alto tasso di sucidi... questo perchè la sofferenza e la lotta per sopravvivere fanno parte delle cose per cui l'essere umano è stato programmato e la loro totale mancanza crea alienazione , poi questo racconto da come lo riporti (io non l'ho letto) è un pò estremizzato, ma la teoria è quella e, IMHO, non ci incastra nulla con destra o sinistra. (perdonate gli errori di battitura eventuali ma è l'una... -_-)

Jacopo Mistè ha detto...

Beh, ci sono un sacco di caratteristiche ideologiche e filosofiche che storicamente si sono ben prestate a venire identificate dall'una o dall'altra parte.
Certo, ci sono e ci saranno sempre eccezioni, ma, come è giusto dire che libero mercato e senza regole è storicamente prerogativa di destra come lo statalismo di sinistra (o meglio, interventi di stato nell'economia, radicali o leggeri che siano), si possono anche identificare altre caratteristiche abbastanza note e identificative.

Ad esempio, nazionalismo a destra, cosmopolitismo a sinistra. Capitalismo a destra, socialismo a sinistra. Culto dell'ordine a destra, maggiore libertà a sinistra. Stato più importante dell'individuo a destra, individuo sopra lo Stato a sinistra. Politiche sociali conservatrici a destra, progressiste a sinistra. Hobbes a destra, Rosseau, Marx e in generale buona parte degli illuministi a sinistra, e così via. Ovviamente questo discorso vale per quella netta divisione ideologica che aveva un suo senso fino al 1989, prima che la fine dell'URSS e la globalizzazione esportassero l'American Way of Life in un po' tutto il mondo rendendoci (troppo) uguali.

Che poi Mussolini usasse politiche economiche socialiste e avesse vocazione cosmopolita, o Stalin esasperasse il nazionalismo russo, queste appunto sono eccezioni che contraddistinguono la loro visione personale di destra e sinistra.

Mai detto che Harlock è un personaggio di destra, ma che lo è senza dubbio Leiji Matsumoto, visto che lo scenario politico che ha ideato in Harlock sembra provenire letteralmente dagli scritti di Gentile, teorico del fascismo (ossia, che a guidare una società corrotta e drogata di benessere serva un uomo forte e moralmente superiore che si staglia rispetto alla mediocrità del resto della popolazione).

Ma il pensiero politico di Matsumoto si vede in un casino di altre opere che portano la sua firma, oltre ad Harlock. Ad esempio, nel nazionalismo della Corazzata Spaziale Yamato e nel suo rimpianto, mai nascosto, del sogno tramontato dell'era imperiale nipponica; in The Cockpit, dove la devozione totale verso la patria porta i protagonisti a morire eroicamente come kamikaze o ad assolvere una missione che sanno già essere fallita; nell'Arcadia della mia giovinezza, dove l'Harlock nazista fa quello che fa anche se non lo approva per la fedeltà ala sua bandiera. O appunto in questo racconto contenuto nel Mondo quadrimensionale, che potrebbe definirsi una sorta di sintesi a fumetti del Leviatano di Hobbes, visto che spiega benissimo le basi del pensiero flosofico di quell'autore (l'uomo nello stato di natura è crudele e mira solo a sopraffare il suo prossimo, perché questa cattiveria è insita nella sua natura e lo fa sentire realizzato. Homo homini lupus. E da qui, successivamente, l'idea che gli uomini, per sopravvivere a questo stato di cose, accettano poi di sacrificare la loro libertà allo stato, che ha il compito di garantire la loro vita limitando le loro pulsioni violente con ordine e fermezza - infatti Hobbes fu il teorico dell'assolutismo). Etc.

Insomma, io la visione politica di Matsumoto la colgo nitidamente in quasi tutte le sue opere che ho visto e letto. Mi sembra una cosa palese. Così come anche Buronson è tale(basti vedere come glorifica la Ragione di Stato e il culto dell'ordine portati dall'eroico Raoh), e Miyazaki e Takahata sono di sinistra.

Questi aspetti politici si vedono strabenissimo in un po' tutti i loro lavori, rispetto ad altri autori che non prendono posizioni con così tanta fermezza.

Alberto Dolci ha detto...

Il discorso: "Patria - sacrificio - lealtà alla bandiera" a mio parere in giappone deriva molto di più dall'etica del samurai che da un contrasto destra/sinistra, cosi come l'eroe che si staglia dalla massa è un concetto stra-abusato da moltissimi mangaka.In ogni caso ognuno coglie sfaccettature a seconda della propria sensibilità: ad esempio Miyazaki non mi è mai sembrato di sinistra e opere pur incantevoli come "conan il ragazzo del futuro" vedono contrappore la pacifica High Harbor(stati uniti) contro la militarista indastria (urss). Pure il fatto che nella destra prevalga lo stato e nella sinistra la persona è molto opinabile perché chi è liberista ti direbbe che la persona si può realizzare ed esprimere il suo potenziale solo in una società capitalista e non in una comunista dove tutti sono pari anche se hanno caratteristiche diverse. Lo stato prevale nel nazional socialismo o il fascismo, che infatti come da te detto applicano politiche di sinistra ma anziche renderle cosmopolite le nazionalizzano. Insomma nulla è bianco o nero (e neppure rosso).

Jacopo Mistè ha detto...

Beh ma infatti i samurai, in Giappone, sono stati ricondotti da un pezzo nella mitologia "di destra" e questo fin dagli anni '70, quelli delle contestazioni rosse, che li definivano (e a ragione, diciamocela tutta, se guardiamo i semplici fatti storici) i sanguinari sgherri dei daimyo che vessavano la popolazione coi loro soprusi - su questa cosa Sampei Shirato c'ha ricavato buona parte della sua fumettografia.

Che Miyazaki e Takahata siano di sinistra - per quanto non legati a partiti politici ben definiti, almeno Miya - comunque è un dato di fatto, viene confermato in diverse interviste e dossier (se ti interessa penso di poterti fornire qualche indicazione su testi, mi sembra si tratti di volumi di Mangazine o il saggio di Mario A. Rumor di qualche anno fa su Takahata). Anche senza scomodare i testi, si sa che Takahata era cresciuto in ambienti sindacalisti (come Buronson viene dalle forze armate).

Sulla questione Stato/individuo, infine... La libertà di pensiero ed espressione, il combattere contro pena di morte e tortura, il cercare di ridimensionare il potere della Chiesa per favorire lo sviluppo della scienza, la suddivisione dei tre poteri per limitare i soprusi del monarca, il dire che ogni individuo deve essere in grado di raggiungere la propria felicità, etc (tutta roba, insomma, nata per dare più libertà e benessere all'individuo) deriva buona parte dall'illuminismo che, diciamocelo, di "destra" certo non è.

Alberto Dolci ha detto...

Mi sembra che ragioniamo su piani diversi perché tu identifichi la "destra" come dittatura e la "sinistra" come libertà mentre per me sono entrambe semplici declinazioni di economia e produzione, nate con la rivoluzione industriale. Di contro i valori del samurai, del militarsimo,della disciplina oppure della carità e della comprensione tra i popoli hanno radici molto anteriori e sono prepolitiche. Credo che tutto questo si è confuso durante la 2WW con le varie dittature (sia di destra che di sinistra) che hanno teso ad ideologizzare tutto.

Per quel che riguarda Miyazaki ti credo sulla parola che lui si professi "uno di sinistra"(fel resto pure Renzi dice di essere di sinistra) io non ho mai letto le sue interviste e parlavo da ignorante semplicemente di "sensazioni" avute visionandone le opere, questo per spiegare il fatto che ognuno di noi è sensibile a certe corde ed altre no e a seconda della sua visione del mondo può interpretare in un modo o in un altro un determinato messaggio. Tutto qui.

Jacopo Mistè ha detto...

Ma no, affatto, sono ben cosciente che sia destra che sinistra si sono spressi sotto forma di dittature o democrazie in modo assolutamente bipartisan, non volevo generalizzare in questo modo. Io mi limito a considerare tutti gli aspetti che storicamente e filosoficamente si sono richiamati alle due posizioni, niente più di questo.
È questo che per me identifica l'espressione delle due parti, nonostante entrambe talvolta, nei loro governi, non siano state coerenti al massimo (più ieri che oggi, visto che oggi non esistono più).

Insomma tutto questo per dire che per me Matsumoto e il duo Ghibli sono gli autori d'animazione più politici di tutti, imbastiscono storie praticamente incentrate sulla glorificazione poetica della loro visione ideologica. Non che gliene faccia una condanna, affatto, visto che apprezzo moltissimo i pensieri politici.

Jacopo Mistè ha detto...

(Non avrei buttato via, sennò, 4 anni per una laurea inutilissima come Scienze Politiche :D)

Alberto Dolci ha detto...

Oh, si direi che destra e sinistra storiche siano sparite e siano state soppiantate dal pensiero unico della super-destra finanziaria che tutto travolge. In questo, non so se sarai d'accordo vedo Matsumoto e Miyazaki dalla stessa parte, uniti in una visione poetica e romantica dell'universo, dove ancora hanno spazio i sentimenti e l'essere umano, che va a scontrarsi brutalmente col mondo di oggi che è solo tecnica, omologazione e alienazione.

Unknown ha detto...

E del film l'arcadia della mia giovinezza cosa pensi?

Jacopo Mistè ha detto...

Devo ancora vederlo ^^

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