Titolo originale: Kidō Senshi Gundam 0083 - Stardust Memory
Regia: Mitsuko Kase (ep.1-7), Takashi Imanishi (ep.8-13)
Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: Yoshitake Suzuki (ep.1-7), Akinori Endo (ep.1-7), Takashi Imanishi (ep.8-13), Ryousuke Takahashi (ep.8-13)
Character Design: Toshihiro Kawamoto
Mechanical Design: Hajime Katoki, Shoji Kawamori, Mika Akitaka, Yasushi Ishizu
Musiche: Mitsuo Hagita
Studio: Sunrise
Formato: serie OVA di 13 episodi (durata ep. 30 min. circa)
Anni di uscita: 1991 - 1992
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Dynit
Era Spaziale, anno 0083. Tre anni dopo la Guerra Di Un Anno, regna finalmente la pace. La Federazione Terrestre però, contravvenendo al Trattato dell'Antartico che prevede la cessazione della proliferazione di armi nucleari, in segreto sta facendo costruire, in una base militare australiana, due nuovi prototipi di Gundam tra cui il massiccio RX-78-GP02A, armato di un bazooka capace di sparare testate atomiche. I reduci dell'esercito di Zeon non se ne stanno a guardare e, con un raid perpetrato da Anavel Gato, asso del Principato noto ai tempi come L'Incubo di Solomon, lo rubano, portandolo successivamente nello spazio nella flotta Delaz, pronti a utilizzarlo per l'apocalittica operazione Polvere di Stelle. Tocca a Kou Uraki, giovane tenente della Federazione, e all'equipaggio della nave federale Albion tentare di recuperarlo.
Penso sia impossibile formulare un giudizio coerente e univoco nei riguardi di
Mobile Suit Gundam 0083: Stardust Memory, acclamatissima serie OVA grazie al quale, nel biennio 1991-1992, Sunrise vendeva nel suolo giapponese, tra VHS e Laserdisc, addirittura un milione di copie
1, facendo di quest'opera uno dei più grandi successi di sempre della saga e dell'home video in generale. Le perplessità non derivano tanto dalla forza realizzativa e narrativa dell'opera, quanto dal suo essere il primo
Gundam lontanissimo, come spirito, dalla mente che ha creato la saga, quel Yoshiyuki Tomino che, paradossalmente, ha concepito e diretto molti dei titoli robotici più belli e originali della Storia pur non avendo mai apprezzato il genere
2, sopperendo a mecha, spettacolo e sboroneria così tipici con un'impronta d'autore nel delineamento della psicologia dei personaggi, nei rapporti interpersonali e in tematiche filosofiche come la difficoltà di comunicazione e il rapporto tra figli e genitori. Questo doveroso preambolo trova spiegazione nella premessa dietro la creazione di questa serie: soddisfatissima dalle trionfali vendite di
Mobile Suit Gundam 0080: War in the Pocket (1989) e di Gunpla (che nel 1990 raggiungevano, secondo un'indagine di mercato del tempo, la quota sbalorditiva di ben 100 milioni
3), Bandai non ha dubbi nell'ordinare un nuovo
Gundam destinato all'home video. Sunrise, vedendo l'ottimo risultato raggiunto dall'aver affidato quella miniserie a uno staff nuovo di zecca, decide di confermare la linea guida e affida, a un inedito team ancora, ennesima carta bianca per realizzare l'opera come vuole lui, per vedere cos'ha recepito della
prima serie del 1979
4. Se
Gundam 0080, pur al prezzo della retorica pacifista, otteneva un risultato non troppo distante dagli intenti del capostipite,
Gundam 0083 invece rappresentava quanto di più "traditore" potesse esistere, dimostrando che gli uomini dietro la sua realizzazione erano proprio quegli "adulti non cresciuti" e maniaci del modellismo che Tomino detestava, che di
Gundam e dei suoi seguiti ammiravano il mecha design, il contesto sci-fi e le battaglie. Impossibile pensarla diversamente, visionando 13 episodi stracolmi di epicità, virilità, esaltazione dell'onore e Mobile Suit fra i più belli e dettagliati che si siano mai visti, il tutto sintetizzato dalle trionfali pubblicità dell'epoca che promettevano il primo, grande scontro tra Gundam
5, due potenti modelli (l'RX-78-GP01 e l'RX-78-GP02A) guidati da parti inverse.
Dei conflitti generazionali, delle storie di formazione e dell'analisi dei rapporti interpersonali non c'è quasi più traccia:
Gundam 0083, con il suo obiettivo di colmare il gap tra la prima serie e
Mobile Suit Z Gundam (1985), svelando come la fazione militare fascistoide dei Titans abbia assoggettato la Federazione Terrestre, prendendo il potere sulla Terra, narra uno spettacolare thriller politico-militare colmo di fazioni, doppiogiochisti, burattinai che agiscono dietro le quinte e battaglie tra splendenti Mobile Suit, innaffiando il tutto con l'esaltazione retorica di un manipolo di soldati zeoniani, che, nonostante la sconfitta della loro patria, continuano con coraggio e sacrificio a combattere per la loro causa, non immaginando di essere pedine di un gioco molto più grande di loro. La rivalutazione dei "cattivi" della serie classica avviene con le figure dell'orgoglioso ammiraglio Aguille Delaz, a capo del piano Polvere di Stelle, e del romantico antieroe Anavel Gato, pilota-asso zeoniano (clone abbastanza palese e sbiadito di Char Aznable) che rispetta i suoi nemici ed è sempre pronto a sacrificare la vita per la sua gente, entrambi fedelissimi ai loro ideali e sprezzanti della morte. Se Tomino non prendeva posizione nella sua storia, limitandosi a raccontare come entrambe le parti avessero le loro ragioni per combattere (ben dimostrando che la ragione raramente sta da una parte sola),
Gundam 0083, forse influenzato dalla classica retorica giapponese di ammirare il samurai che sacrifica la vita per la sua patria (o il suo padrone) anche quando non serve ormai più a niente, arriva quindi a parteggiare apertamente per una delle due, coprendo con gloria e rispetto i comportamenti, l'intransigenza e la volontà dei "perdenti" zeoniani di portare avanti la propria battaglia fino alle più estreme conseguenze. Viene da pensare che lo staff voluto da Sunrise abbia fatto apposta a creare, a fare da inguardabile contralto, un protagonista federale umanamente fallito e insignificante, tale Kou Uraki, pilota sfigato sia nel lavoro (eterno perdente per le finalità di trama) che con il gentil sesso, incapace di fare il primo passo con la donna che lo ama, senza spina dorsale e senza una forte ragione che lo costringa a combattere, e che proprio per queste ragioni finirà messo in ombra e umiliato dal trascinante carisma e dalla virile "rispettabilità morale" di Gato.
Non c'è dubbio che
Gundam 0083 sia una serie ben confezionata e molto riuscita nel genere tipicamente robotico. È molto avvincente fin dal primo episodio e, retta su antagonisti affascinanti, scontri galvanizzati tra Gundam più belli e potenti che mai (decisamente troppo, tanto da generare la contraddizione dell'essere molto più temibili dei Mobile Suit che appaiono nei titoli ambientati temporalmente dopo, è quasi ironico che in piena serializzazione degli OVA Tomino dirà che per lui ogni
Gundam è a sè stante, non v'è alcun universo unificato e coerente
6) e un'atmosfera epica-apocalittica tra le più scenografiche e indimenticabili, non c'è dubbio che piacerà molto a chi non conosce bene il franchise. Il problema è che questo non è un
Gundam "vero", o meglio, getterà le basi per quella "degenerazione" del brand interessata a celebrare quegli scenici elementi di corollario che, nelle intenzioni originali della storia, dovevano stare adagiati sullo sfondo, alla stregua di un contentino per gli sponsor. In poche parole, da questo titolo in poi la saga si scinderà in tre tronconi: i
Gundam di Tomino, sempre d'autore e interessati a raccontare storie di personaggi a discapito dei robot (e che per prendere le distanze dagli altri vedranno questi ultimi "abbruttirsi" sempre di più); quelli "ipocriti" di Bandai, nati con questo lavoro, interessati più all'azione e ai combattimenti fini a sé stessi che al resto (al punto che sembra quasi un paradosso il loro condannare formalmente la guerra mostrando armi e mezzi tecnologici sempre più fighi); e infine le vie di mezzo, che non rinunceranno a personaggi caratterizzati e tematiche adulte pur sfruttando anche loro mecha fin troppo scintillanti. Da queste considerazioni deriva lo scarso
feeling di chi scrive verso una serie come
Gundam 0083, che, diciamoci la verità, regge buona parte della sua enorme popolarità sul solo fattore estetico dovuto all'enorme budget profuso da Bandai.
A tale riguardo, la miniserie segna il debutto nell'animazione gundamica dei mecha designer Shoji "
Fortezza Super Dimensionale Macross" Kawamori e Hajime Katoki (quest'ultimo venuto alla ribalta nel 1987 grazie ai meticolosi disegni dell'acclamatissimo romanzo illustrato
Gundam Sentinel). Il loro lavoro congiunto rappresenta l'apice supremo del fanservice "tecnologico":
Gundam 0083 grazie a loro significa veicoli e mezzi di un realismo sovrumano. Ammirare i minacciosi Gundam (tutti e tre a opera di Kawamori), il massiccio Neue Ziel, le tecnologie e le astronavi che costellano le forze militari dei due eserciti è una vera e propria esperienza, tanto sono maestosi nella loro maniacalità grafica, nei colori realistici (con l'uso di filtri per trasmettere realmente l'impressione di ruggine e usura), nelle ombreggiature intimidatorie e in dettagli (tasti, schermi, leve, mirini) di estrema complessità. Questo risultato straordinario si deve alla minuzia dei due artisti, ma anche al direttore delle animazioni meccaniche Hirotoshi Sano, che infonde vita a questa meraviglia con movenze spettacolari. Stessi risultati eccellenti vanno al grintoso chara design di Toshihiro Kawamoto, anche adibito al ruolo di direttore dell'animazione per trasporre al meglio il suo tratto: sempre un debuttante, e sempre autore di un lavoro incredibile che tratteggia personaggi dall'aspetto iper-realistico, ancor più enfatizzato, come i mecha, da una cura estrema in ombreggiature, pieghe dei vestiti, gocce di sudore e ogni genere di raffinatezza visiva. Si può dire tranquillamente che è grazie a questi quattro uomini se il risultato che ne esce, beneficiando di animazioni sontuose che permettono di farlo splendere al massimo, sarà così acclamato.
Nonostante tutto, se ci si impone di dimenticare Tomino e la sua poetica, si riesce sicuramente ad apprezzare molto meglio questo titolo. A cosa mira il progetto Polvere di Stelle? Perché la Federazione non sembra particolarmente interessata a recuperare il Gundam rubato dalla flotta Delaz? Qual è il vero scopo dell'inquietante Cima Garahau?
è una storia di misteri, indagini, colpi di scena e morti drammatiche, caratterizzata, anche grazie all'apporto del "Re del Real Robot" Ryousuke Takahashi (al suo primo e ultimo apporto a
), da un comparto dialogico di elegante realismo, con personaggi verosimili e una cura certosina nel fare combaciare perfettamente la storia nel quadro politico-storico della linea temporale. La valutazione finale, non troppo elevata, è dovuta alle soggettive difficoltà nel contestualizzare questo lavoro nella poetica della saga portata avanti fino a quel momento da Tomino, ma anche e soprattutto a un noto, vistoso buco di sceneggiatura (un certo personaggio ha con un altro un legame fortissimo, ma la prima volta che lo vede, nelle fasi iniziali della trama, non lo riconosce), a una singola ingenuità che stona col ricercato impianto realistico (disciplina militare che di fatto non esiste per il protagonista) e una certa confusione che colpisce la storia verso le parti finali, sia per un didascalismo eccessivo, che per un altrettanto eccessivo citazionismo verso personalità "ingrombranti" di
(chi non ha visto la serie non capirà il loro senso ai fini della storia, visto che non sono stati mai presentati e hanno comunque peso nella vicenda). Questi problemi (specialmente il plot hole) sono dovuti per la maggiore al fatto che
è nato senza una pianificazione ufficiale, mettendo insieme, volta per volta, più menti (a metà della serializzazione della serie vi è un totale cambio di staff
, enunciato dalla nuova sigla d'apertura), e quindi senza sapere fin da subito che sviluppi avrebbero avuto fatti e attori.
aggiunge poco o niente alla storyline (si sa già che terminerà con la presa del potere dei Titans, non cambia di una virgola lo status quo), ha un senso solamente per chi ha già visto
e soprattutto dimostra chiaramente il fallimento delle nuove generazioni di animatori Sunrise nel "capire" il
storico di Tomino, ma dopotutto rimane, per la sua fantastica confezione e la trama piacevolmente intricata, una delle più spettacolari produzioni "puramente" robotiche del periodo. Anche se doppiato in italiano in modo non irresistibile, è una produzione che merita il recupero nella splendida edizione Dynit: peccato solo per l'assenza, nel DVD Box, del cortometraggio
, realizzato nel 1993 e uscito nell'edizione giapponese in Laserdisc della serie. È di un certo interesse in quanto narra retroscena che forniscono maggiore background al personaggio di Cima.