mercoledì 26 gennaio 2011

Recensione: Mobile Suit Gundam 0080 - War in the Pocket

MOBILE SUIT GUNDAM 0080: WAR IN THE POCKET
Titolo originale: Kidō Senshi Gundam 0080 - Pocket no Naka no Senso
Regia: Fumihiko Takayama
Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: Hiroyuki Yamaga, Kyousuke Yuuki
Character Design: Haruhiko Mikimoto
Mechanical Design: Kunio Okawara (originale), Yutaka Izubuchi
Musiche: Tetsuro Kashibuchi
Studio: Sunrise
Formato: serie OVA di 6 episodi (durata ep. 30 min. circa)
Anno di uscita: 1989


Era Spaziale, fine dell'anno 0079. La Guerra Di Un Anno tra il Principato di Zeon e la Federazione Terrestre volge ormai al termine. Nella colonia di Side 6, apparentemente neutrale, sta venendo collaudato dai federali l'RX-78NT-1, un Gundam specificatamente designato per i Newtype, con l'idea di affiancarlo presto a quello pilotato da Amuro Ray per fare la sua parte nella battaglia finale. Tuttavia i Cyclops, i servizi segreti nemici, non vogliono stare ad aspettare la loro rovina e, per questo, si infiltrano nella colonia per distruggere in tempo la minaccia. Tre saranno gli attori principali di questa battaglia in piccolo che culminerà nella tragedia: la spia zeoniana Bernard Wiseman; la bella Christina Mackenzie, pilotessa del Gundam e di cui Bernie è innamorato (contraccambiato), ignorando il ruolo della ragazza; e il piccolo Alfred Izuruha, abitante della colonia e amico di entrambi, affascinato dall'epica della guerra e dalla possibilità di vedere combattere dei Mobile Suit.

War in the Pocket è davvero un Gundam che non ci si aspetta, bellissimo e lontano dai canoni. Nel 1988 Bandai e Sunrise, dopo aver realizzato nel complesso un buon incasso con Mobile Suit Gundam: Il contrattacco di Char (1987), lungometraggio nato per chiudere per sempre il franchise, decidono di tornare sui propri passi. Le precedenti serie televisive, funestate dai bassi ascolti, hanno dimostrato che il pubblico, che fosse composto da adulti, da otaku, da bambini o da nostalgici appassionati dell'indimenticabile, primissima serie del 1979, non ha gradito intrecci esageratamente complessi, mecha trasformabili e improbabili (in contrapposizione a quelli sobri e credibili della serie madre) e comicità infantile. Viene perciò deciso di riesumare il franchise nel mercato dell'home video, per celebrare il decimo anniversario della nascita della saga1, e per questa occasione produttore e studio decidono di riavvicinare gli adulti e i fan storici allo spirito del Gundam capostipite, creandone una storia collaterale ambientata durante le ultime fasi della Guerra Di Un Anno tra Federazione Terrestre e Zeon e rimuovendo sceneggiature cervellotiche, robot eccessivamente spettacolari, poteri ESP dei Newtype sempre più soprannaturali, Cyber Newtype, tecno-bubbole, schianti di colonie e amenità assortite2. Il nuovo Gundam dev'essere schietto, semplice e sincero, basato, come ai tempi d'oro, su personaggi più che su epiche battaglie. Con tutte queste premesse, Sunrise mette insieme uno staff nuovo di zecca e gli dà carta bianca nel creare quello che sente più affine all'originale, e ne esce così il primo titolo della saga in cui non solo l'apporto del creatore originale, Yoshiyuki Tomino, è nullo, ma, addirittura, non se ne rimpiange l'assenza: Mobile Suit Gundam 0080 - War in the Pocket, 6 OVA dalle qualità tecniche e narrative addirittura eccelse, che danno vita al terzo capolavoro gundamico che chiude nel migliore dei modi gli anni '80 del Novecento.

Rottura col passato, questa è la dichiarazione d'intenti degli sceneggiatori Hiroyuki Yamaga e Kyousuke Yuuki nello scrivere un Gundam mai visto prima: pochi combattimenti tra robot, zero senso di epicità, zero Newtype o emuli di Char e Amuro. Il titolo, insolito, e la opening giocosa ben esemplificano i contenuti della storia: La guerra in tasca, metaforizzata nel tenero undicenne Alfred che, come tutti i bambini della sua età, cresce coi soldatini e sogna di diventare un asso nel pilotare qualche splendente Mobile Suit, magari il fighissimo Zaku che tanto ama. In tasca gli entreranno invece i gradi del Principato, che attesteranno la sua temporanea appartenenza ai servizi segreti di Zeon, i cui uomini sono appena entrati nella colonia. Preso il tutto come un'avventura fantasmagorica (anche grazie al rapporto di complicità che si instaura praticamente subito con lo zeoniano Bernie), Alfred si darà attivamente da fare per aiutare i suoi nuovi amici a raccogliere informazioni per distruggere il Gundam custodito nel posto, ignaro che il suo operato darà forte contributo alla violenza che si abbatterà sul luogo e che, nel suo straziante culmine, gli farà capire quanto sia in realtà spaventosa la guerra.


Gundam 0080 è il primo Gundam non ambientato nei campi di battaglia e non raccontato dal punto di vista dei soldati: ha invece luogo dentro una colonia pacifica, e il suo protagonista è un bambino (non un ragazzo come Amuro o Kamille Bidan) che non pilota alcun mezzo, un semplice civile, puro spettatore della guerra, innamorato, com'è ovvio, del suo lato "eroico". Come intuibile, la vittima maggiore del bagno di sangue che si consumerà sarà proprio la sua innocenza, la cui crudele perdita lo porterà a diventare un uomo ben prima del previsto. Accostabile per più di un verso, come tematiche principali, al bel lungometraggio storico-drammatico di Steven Spielberg uscito un paio di anni prima, L'Impero del Sole (citato, del resto, dal co-sceneggiatore Kyousuke Yuuki come fonte d'ispirazione3), War in the Pocket è una miniserie inevitabilmente tragica e commovente: la storia di un'amicizia profonda e di un amore in procinto di sbocciare (tra Bernie e Christina), che dovranno scontrarsi col lato più brutale delle ostilità, quello della contrapposizione nemico/amico che può solo rovinare le persone che sognano una vita tranquilla. Parliamo di un dramma pacifista delicato e toccante, elegantemente diretto, che racconta la sua storia con grande semplicità e linearità, dotando i suoi personaggi di un grande spessore psicologico che li rende umani come non mai, e che trova tutta la grandezza nei messaggi, nello splendido cast e nella straordinaria cornice grafica.

I superlativi disegni sono opera di un ritrovato Haruhiko Mikimoto, l'indimenticabile artista dietro a Fortezza Super Dimensionale Macross (1982), Do You Remember Love? (1984) e Punta al top! GunBuster (1988). Sfruttato, fino a quel momento, da Sunrise unicamente per illustrare romanzi e artwork ufficiali legati al mondo di Gundam, Mikimoto può finalmente scolpire anche il suo nome tra i grandi BIG del disegno che hanno lavorato sulle incarnazioni animate del Mobile Suit bianco più famoso del globo. Le atmosfere sognanti della vicenda, vissute dal punto di vista di Alfred, sono splendidamente rese dal pennino dell'artista, che con cromatismi caldi, a tratti ustionanti, e una bravura eccezionale nel rendere espressivi i sentimenti visivi dei personaggi, per l'ennesima volta caratterizza i toni della storia con uno una poesia estetica paragonabile a tavole di acquerello animate di vita propria. Le tinte calde e le raffinata bellezza profuse da Mikimoto in corporature, visi ed espressioni facciali, contribuiscono a far risaltare con ancora più shock e crudezza i momenti cupi della trama, quando il sangue inizia a scorrere nella vita dello scioccato ragazzino e il suo sogno si tramuta in un incubo.

Accettata la dubbia credibilità dello spunto della vicenda (ossia i servizi segreti zeoniani che prendono con loro un bambino che li ha appena scoperti, piuttosto che toglierlo di mezzo come scomodo testimone), presupposto su cui bisogna necessariamente sospendere l'incredulità, pena l'implosione della storia (ma al contempo, non c'era probabilmente altro modo per raccontare una simile storia interrazziale), c'è ben poco da recriminare su questa piccola gemma. Si potrà certo dire che il pacifismo sbandierato così esplicitamente, con tanto di accompagnamento musicale strappalacrime, forse non sarà molto rispettoso del pensiero di Tomino (il suo primo Gundam era sicuramente critico sul militarismo, ma certo non si azzardava a dire che era stato uno sbaglio combattere la Guerra Di Un Anno, dal momento che entrambe le parti avevano le loro giustificate ragioni per parteciparvi), ma francamente, visto quali "degenerazioni" della sua poetica verranno portate avanti nel tempo da Sunrise con Gundam molto più "traditori", si può tranquillamente dire che War in the Pocket ha ereditato, dal creatore originale della saga (che non per nulla lo loderà pubblicamente, pur non rinunciando a criticare, come sempre, l'eccessivo realismo negli elementi mecha4), gli intenti di raccontare più il dramma umano del conflitto, che non il corollario di distruzioni spettacolari e combattimenti che esso comporta.

A tale riguardo, forse l'unico difetto concreto da rinfacciare alla produzione consiste nelle (pur) poche sequenze di battaglia, basate sui soliti Mobile Suit federali e zeoniani che si affrontano in taluni momenti. Questi inserti sono l'ovvia esigenza dallo sponsor Bandai, che li ha imposti per vendere una nuova linea di modellini basata sui nuovi robot che appaiono nella storia. Quali nuovi robot, visto che la serie replica le unità già viste un decennio prima nella prima serie? Tutti, visto che in questo lavoro sono riaggiornati dal mecha designer Yutaka Izubuchi, che rovina un po' la coerenza fantascientifica della prima serie offrendo gli stessi Mobile Suit vistosamente carichi di dettagli meccanici in più (ovviamente mai visti nell'originale)5. Non si capisce il perché di questa mossa, abbastanza inutile e che stona col ricercato impianto umano della trama, anche contando che i prezzi di vendita dei 6 OVA, all'epoca, già bastavano da soli a rifarsi abbondantemente delle spese di produzione del progetto (e infatti, con le sue grandi qualità, War in the Pocket venderà in madrepatria la bellezza di mezzo milione di VHS6), senza doversi ridurre a sfruttare questo dramma anche per ampliare il solito merchandising legato ai modellini.


Imposizioni inopportune dello sponsor a parte, War in the Pocket rimane un piccolo capolavoro che vive per trasmettere la sua morale, e in questo centra il bersaglio grazie al cast sopraffino e a dialoghi talmente umani da tridimensionalizzare e rendere memorabili i protagonisti della sua tragedia: coinvolge come non mai e nel finale è impossibile che non strappi una lacrimuccia. Visione obbligata, insomma, per qualunque appassionato del mezzo animato e non solo, e speriamo che un giorno Dynit si decida a distribuirlo in Italia.

Voto: 9 su 10

PREQUEL
Mobile Suit Gundam: The Origin (2015-2016; serie OVA)
Mobile Suit Gundam (1979-1980; TV)
Mobile Suit Gundam The Movie I (1981; film)
Mobile Suit Gundam The Movie II: Soldati del dolore (1981; film)
Mobile Suit Gundam The Movie III: Incontro nello spazio (1982; film)
Mobile Suit Gundam MS IGLOO 2: The Gravity Front (2008-2009; serie OVA)
Mobile Suit Gundam MS IGLOO: The Hidden One-Year War (2004; corti)
Gundam Evolve../ 01 RX-78-2 Gundam (2001; OVA)
Mobile Suit Gundam Thunderbolt (2015-2016; serie ONA)

SEQUEL
Mobile Suit Gundam: The 08TH MS Team (1996-1999; serie OVA)
Mobile Suit Z Gundam (1985-1986; TV)
Gundam Evolve../ 12 RMS-099 Rick Dias (2005; OVA)
Gundam Neo Experience 0087: Green Divers (2001; corto)
Mobile Suit Gundam ZZ (1986-1987; TV)
Mobile Suit Gundam: Il contrattacco di Char (1988; film)
Mobile Suit Gundam Unicorn (2010-2014; serie OVA)
Mobile Suit Gundam Unicorn RE:0096 (2016; TV)
Mobile Suit Gundam Unicorn: One of Seventy Two (2013; corto)
Mobile Suit Gundam F91 (1991; film)
Mobile Suit Victory Gundam (1993-1994; TV)
∀ Gundam Called Turn "A" Gundam (1999-2000; TV)
∀ Gundam I: Earth Light (2002; film)
∀ Gundam II: Moonlight Butterfly (2002; film)
Gundam: Reconguista in G (2014-2015; TV)
Gundam: Reconguista in G - From the Past to the Future (2016; corto)


FONTI
1 Guido Tavassi, "Storia dell'animazione giapponese", Tunuè, 2012, pag. 204
2 Kappa Magazine n. 16, Star Comics, 1993, pag. 114
3 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)
4 Come sopra
5 Vedere punto 2, a pag. 115
6 Vedere punto 3

2 commenti:

Alberto Dolci ha detto...

Gundam 0080, e' la prima "cosa" inerente Gundam che ho visto, ed ancora oggi la reputo la migliore, 0080 esce dal contesto esculsivamente robotico per rendersi fruibile a chiunque come parabola sulla guerra, una condanna priva pero' di retorica.
Nel mio modesto parere questa serie riesce a toccare corde che quasi nessun altra opera audiovisiva (e pure scritta) tocca. Per far capire quello che intedo faro' un (ardito ?) parallelo con un film a me comunque caro, che da non troppo e' stato recensito pure su questo blog :
Una tomba per le lucciole (passatemela, dopotutto per quanto siano due opere distanti parlano entrambe di guerra dal punto di vista di bambini): Il film e' una visione dolorsa dall'inizio alla fine , pur aprezzando e condividendo quanto vediamo, non vediamo l'ora che finisca... ...e sappiamo gia' come finira' : non c'e' scampo inizia all'inferno e finisce all'inferno. Dopo la visione molto difficilmente rivedremo il tutto o ragioneremo molto su cio' che abbiamo visto: perche l'evidenza dell'orrore proposto e' tale da non consentire elucubrazioni.
0080 e' diverso : inizia quasi per gioco in un contesto di giocattolosi robottoni, lo spettatore che lo guarda e' esattamente come Alfred, le esplosioni sono come fuochi d'artifico e poco importa che la gente muoia(quanto ci importava a noi di tutti gli zaku saltati per aria in gundam 0079??). Come Alfred lo spettaotre cresce, posto progressivamente di fornte ad una serie interminabile di pugni nello stomaco, deve osservare nascere speranza, amicizia e amore,per poi vedere tutto distrutto, annientato completamente da una logica che sfugge. Dopo la visione, presumibilmente con le lacrime agli occhi sara' molto dura non ripensare a quanto visto, a non porsi un sacco di e se e ma... capitera' di riguardarlo sperando che "questa volta le cose vadano in un altro modo". Dopo la visione di Gundam 0080 non abbiamo nulla a cui agrapparci, nonostante il messaggio sia chiaramente antimilitarista non c'e' alcuna retorica, non c'e' una verita preconfezionata ma solo un sacco di dubbi... e i dubbi che si insinuano sono come la goccia che piano piano scava la montagna, cosa che una sola ondata per quanto potente non puo' fare.

Jacopo Mistè ha detto...

Davvero un gran bel commento Alberto, di quelli che mi ricompensano per l'impegno profuso a tenere in piedi il blog. Grazie per aver condiviso questa tua riflessione, davvero bella e molto condivisibile. :)

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