mercoledì 9 dicembre 2009

Recensione: Mobile Suit Gundam MS IGLOO - Apocalypse 0079

MOBILE SUIT GUNDAM MS IGLOO: APOCALYPSE 0079
Titolo originale: Kidō Senshi Gundam MS IGLOO - Mokushiroku 0079
Regia: Takashi Imanishi
Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: Takashi Imanishi, Hiroshi Ohnogi
Mechanical Design: Kunio Okawara (originale), Hajime Katoki, Kenki Fujioka, Kimitoshi Yamane, Shinji Aramaki, Yutaka Izubuchi
Musiche: Megumi Ohashi
Studio: Sunrise
Formato: serie OVA di 3 episodi (durata ep. 28 min. circa)
Anno di uscita: 2006



Alla fine, le buone vendite, come risaputo, di Mobile Suit Gundam MS IGLOO: The Hidden One-Year War (2004), sbloccano le porte, due anni dopo, a un seguito ufficiale, che stavolta è realizzato direttamente per l'home video e non più per il Bandai Museum di Matsuda. Con i suoi personaggi ottimamente caratterizzati, le atmosfere tragiche, la commovente colonna sonora e l'idea di raccontare la Guerra Di Un Anno dal punto di vista degli amatissimi (dai giapponesi) zeoniani, il regista e sceneggiatore Takashi Imanishi aveva centrato perfettamente il bersaglio: ecco così che il secondo atto, Apocalypse 0079 (2006), nuovamente in 3 episodi, è riaffidato a lui e al medesimo staff, e soprattutto che la minestra si riveli la stessa in ogni aspetto. Troveremo di nuovo Oliver May e la 603esima Unità di valutazione tecnica di Zeon impegnati a collaudare Mobile Suit/Armor sperimentali durante precise battaglie dell'Era Spaziale, le quali finiranno mediamente malissimo per il malcapitato pilota scelto per l'occasione e saranno pure vane visto che tali macchine da guerra non riusciranno mai a venire successivamente prodotte in serie per i problemi logistici del Principato. Immutata la realizzazione tecnica, piuttosto economica e (ampiamente) migliorabile - disegni convincenti ma che si sposano male con movenze particolarmente ingessate - ma quantomeno ne guadagnano in qualità le singole avventure. Ambientato stavolta durante le fasi finali della guerra, quelle più cupe e sanguinose, Apocalypse 00079 si rivela molto più drammatico della prima parte, visto che i ripetuti fallimenti di Oliver e compagni hanno stavolta conseguenze non solo sui malcapitati collaudatori, ma anche sull'evoluzione degli stessi protagonisti, sempre più segnati dalle tragedie e dalle morti, anche dei propri cari. Il loro cambiamento caratteriale rappresenta l'aspetto veramente memorabile della miniserie, contribuendo a renderli ancora più fragili, umani e toccanti.

In I Can See the Ocean in Jaburo's Sky, Oliver e l'equipaggio della Jotunheim devono collaudare il portentoso mezzo acquatico/aereo Mobile Diver Ze'Gok, infiltrandolo nei cieli di Jaburo per distruggere le navi da guerra federali che stanno decollando per lo spazio, dirette alla battaglia finale, e a pilotarlo saranno le abili mani di Werner Holbeint, che riuscirà nel suo intento, a costo però di grandi sacrifici... Tragica e commovente, la vicenda tocca le corde dell'animo nel dare colore e melodramma al tormentato personaggio di Werner, che trova la forza di combattere nell'amore per gli oceani da lui sempre coltivato. Amore, però, che non lo salverà da un triste fato che mostrerà quanto le pene da lui sopportate siano state del tutto inutili ai fini della guerra (la fase finale del conflitto, come si sa,  avrà luogo nello spazio e non in mare).

La successiva Go Beyond the Peak of Light è legata alla terza puntata: siamo negli ultimi giorni della Guerra Di Un Anno e Zeon, ormai militarmente stremato, manda in prima linea a combattere anche i giovanissimi cadetti senza esperienza (ovviamente spacciandoli al popolo come Elite militare del Principato). L'unità di Oliver May finisce nell'aeroporto spaziale di Granada, in difesa della base zeoniana lunare attaccata dalla Federazione, e qui dovrà collaudare i Repulsion Mobile Pod Oggo, mecha di piccole dimensioni progettati come difesa dai BALL federali. Peccato che la fretta assoluta con cui i mezzi sono stati preparati per la produzione in serie ha portato a diversi errori tecnici, e, immancabilmente, proprio questi errori costeranno la vita a molti dei giovanissimi piloti... Abbiamo un episodio in cui l'elemento chiave è il patriottismo, sbandierato dai giovani soldati come valore assoluto per cui valga la pena morire, retorica prevaricante di qualsiasi guerra antica e moderna: è nel nome di Zeon che gli sventurati adolescenti andranno incontro alla carneficina, impreparati sia dal punto di vista dell'equipaggiamento che della dimestichezza con la violenza, e queste due cose costeranno loro molto care. Chi sopravviverà ai difetti di progettazione del proprio Oggo cadrà sotto i colpi federali: in guerra non c'è alcuno spazio per la pietà verso il nemico, e infatti l'unico, ingenuo atto di generosità da parte dei giovani zeoniani non potrà che essere sanguinosamente punito. Terribile e reale, il secondo episodio eguaglia i fasti del primo stagliandosi come un'altra piccola gemma, tale da sopperire all'apparente immobilità di un canovaccio che fin dalla prima miniserie ha previsto sempre e comunque un finale nichilista che alla lunga inizia a stancare.


Meno male, a questo punto, che troviamo un finale più "positivo" e meno scontato nel conclusivo The Soul Returns to Thunder, in cui lo stesso Oliver scende in campo, ad A Bao A Qu, per usare contro la Federazione il grosso Mobile Armor Big Rang durante l'ultima giornata di sangue, in un disperato tentativo di rovesciare l'esito della guerra. "Positivo" tra virgolette perché di positivo c'è comunque poco: nel climax, lo spettatore assiste all'enorme massacro che si consuma nella roccaforte finale del Principato. Colpisce in questo dramma soprattutto la crudeltà dei vincitori, che a ostilità finita, secondo una prassi che la Storia ricorda fin dagli albori, non rinunciano a sfogare con sadismo tutta la loro aggressività accumulata sui superstiti nemici. La cattiveria dell'episodio mette giustamente a disagio, ma un barlume di speranza nella conclusione regala un finale toccante e consolatorio.

Apocalypse 0079 è lungi dal mirare a essere qualcosa di straordinario: è giusto considerarlo, con un po' più di umiltà, come un riuscito aggiornamento del precedente The Hidden One-Year War, migliorato nella qualità media dei suoi episodi e nella sceneggiatura. Non è certo una visione indispensabile, ma indubbiamente un'opera che i fan di Mobile Suit Gundam (1979) non possono non apprezzare, che riesce nel compito di umanizzare ancora maggiormente la storica fazione dei "cattivi" per eccellenza della saga, impersonificandola in soldati che sono indubbiamente delle brave persone, anch'esse disgustate dalla crudeltà della guerra. Unico difetto su cui si potrebbe recriminare, già accennato, è il continuo succedersi di episodi che devono quasi sempre, per forza di cose, finire in modo tragico. Se in quest'occasione il risultato è così buono che la cosa non ha ripercussioni sul gradimento generale, Sunrise non impara però la lezione, ripetendo l'errore anche nel successivo MS IGLOO 2: The Gravity Front (2008). Peccato che questa volta non ci saranno storia e ottimi personaggi a salvare la cronica mancanza di ispirazione.

Voto: 8 su 10

PREQUEL
Mobile Suit Gundam Thunderbolt (2015-2016; serie ONA)
Mobile Suit Gundam Thunderbolt: December Sky (2016; film)

SEQUEL
Mobile Suit Gundam 0080: War in the Pocket (1989; serie OVA)
Mobile Suit Gundam: The 08TH MS Team (1996-1999; serie OVA)
Mobile Suit Z Gundam (1985-1986; TV)
Gundam Neo Experience 0087: Green Divers (2001; corto)
Mobile Suit Gundam ZZ (1986-1987; TV)
Mobile Suit Gundam Unicorn (2010-2014; serie OVA)
Mobile Suit Gundam Unicorn RE:0096 (2016; TV)
Mobile Suit Gundam Unicorn: One of Seventy Two (2013; corto)
Mobile Suit Gundam F91 (1991; film)
∀ Gundam II: Moonlight Butterfly (2002; film)
Gundam: Reconguista in G (2014-2015; TV)
Gundam: Reconguista in G - From the Past to the Future (2016; corto)

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